venerdì 21 ottobre 2011

ROMA, EMERGENZA RIFIUTI.IL PIANO SEGRETO PER UN NUOVO MONOPOLIO

discarica malagrotta

 fonte:  http://affaritaliani.libero.it/roma/emergenza-rifiuti-il-piano-segreto-per-un-nuovo-monopolio-21102011.html?refresh_ce

ESCLUSIVO. Un dossier riservato e evidenzia l'esistenza di due siti nella zona di Corcolle, entrambi soggetti a vincoli e con falde d'acqua a due metri di profondità, laghi e zone di esondazione. Intanto l'ex azienda agricola passa di mano e finisce prima a Lanuvio e poi si perde in un paradiso fiscale. Si sospetta la nascita di una cordata per costruire un nuovo monopolio con l'aiuto di Ama e forse Acea

Venerdì, 21 ottobre 2011 - 11:04:04

di Fabio Carosi

Ogni giorno che passa è un giorno in meno per Malagrotta, ormai avviata all'esaurimento. E mentre il commissario per l'emergenza ambientale, Giuseppe Pecoraro, sfoglia le carte delle diverse soluzioni è battagli a colpi di dossier. Affaritaliani è entrato in possesso di un documento riservato proveniente dagli Uffici Regionali sulla discarica di San Vittorino, quella che, tramontata l'ipotesi di Riano per i vincoli apposti dalla Regione Lazio nel 2009, sembra essere il luogo predestinato per far nascere Malagrotta 2. Le carte evidenziano tre elementi: una serie di passaggi di proprietà che si perdono fuori dai confini italiani con la tecnica delle scatole cinesi; l'esistenza di non uno bensì due siti sui quali pesano una serie infinita di vincoli e, infine, uno strano disegno strategico che farebbe supporre una precisa volontà di costituire un nuovo monopolio, alternativo a quello storico della Colari.

Intanto le proprietà. Secondo le visure catastali e dell'Agenzia delle Entrate, l'Azienda Agricola San Vittorino, prima di proprietà di Simone Salini è stata ceduta per circa 6,5 milioni di euro ad una società di Lanuvio, la Geri Srl che farebbe capo ad un imprenditore locale, tale A.B. Dalla Geri l'ex azienda agricola passa di nuovo di mano e finisce oltreconfine, in quel principato di Liechtenstein dove il sistema bancario è blindato e dove si perde nel nulla qualsiasi attività d'indagine. È infatti un “paradiso fiscale”, spesso méta della criminalità per operazioni di riciclaggio del denaro. Ora custodisce anche il segreto sul futuro della “monnezza” romana.

Torniamo a San Vittorino. Recita il dossier: “L'area nella quale esiste una vecchia cava di tufo, è interamente coperta da vincoli dettati dal Piano territoriale paesistico regionale. Esiste una fascia di rispetto di 150 metri dai corsi d'acqua, il paesaggio naturale agrario e il paesaggio naturale di continuità”. Ergo: non si possono realizzare discariche. In ogni caso all'interno dell'area esiste una zona di circa 6 ettari che teoricamente potrebbe essere adibita a discarica ma che comunque ricade nei vincoli.



Come per le società, anche l'improbabile studio della Regione Lazio sui luoghi ove ospitare i rifiuti, è un gioco di scatole cinesi. San Vittorino, infatti, nasconde un'ex cava di tufo e pozzolana già destinata ad ospitare la terra di scavo della Metro B1 Arl. “Nonostante le autorizzazioni siano state ottenute dalla stessa società incaricata della linea B1 – recita il documento riservato – l'impianto non è mai entrato in funzione”. E la terra del metrò dove è finita? Probabilmente la società ha preferito spedirla in qualche altra discarica, ovviamente pagando prezzi di mercato ben superiori ad una gestione in proprio. Mistero. A meno che non entrino in gioco le indagini idrogeologiche che sono state effettuate proprio in occasione dell'autorizzazione regionale e che dicono chiaramente: “La falda  è alla profondità di 1-2 metri dal piano campagna, è all'interno di una fascia di rispetto di un corso d'acqua, è soggetta a pericolo di esondazione ed è all'interno della fascia di rispetto di un lago”. Dunque, mettere lì una discarica di rifiuti speciali non pericolosi, gli urbani, è un rischio che neanche il primo proprietario pare abbia voluto correre per i materiali di risulta degli scavi della metropolitana.

Il terzo punto del dossier è quello di cosiddetta geopolitica dei rifiuti. Per ben 35 anni la Capitale si è servita di Malagrotta che, se è vero che ha garantito una formidabile e unica rendita di posizione al suo gestore, è servita anche e soprattutto a tenere le tariffe più basse d'Italia e questo con grande felicità dei sindaci che si sono succeduti. Secondo alcuni bene informati, lo stato emergenziale, l'indecisione di sindaco e presidente della Regione e il balletto di siti inidonei con conseguente sollevamento della popolazioni residenti, avrebbe come ultimo obiettivo quello di arrivare all'emergenza vera e di sostituire il monopolio Colari con altro soggetto con ramificazione nel principato blindato. Da lì partirebbero i capitali per realizzare una nuova discarica in tempi da record del mondo. Infatti, come è accaduto per Napoli, la stessa Commissione parlamentare ha valutato in almeno 100 giorni lavorativi il tempo necessario a dotare un invaso naturale delle garanzie di sicurezza. Da qui le voci di proroga per Malagrotta che nel frattempo rischia di scoppiare. Fantasia? Realtà?

La posta in gioco è altissima e vale quanto una finanziaria. È evidente che gli appetiti sono tanti. Anche etici: stupisce che un funzionario regionale intervistato qualche giorno fa abbia spiegato con disinvoltura che il superamentio dei vincoli da parte di un soggetto pubblico potrebbe essere più agevole. E se fosse l'Ama a sognare di co-gestire la nuova discarica? Magari in accordo con Acea? E un privato che ci mette il soldi?

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