venerdì 31 ottobre 2008

SCUOLA, NAPOLITANO:INCONTRERO' GLI STUDENTI

SCUOLA: NAPOLITANO, DA STUDENTI VOLONTA' POSITIVE
"Volonta' positive". Dei rettori, ma anche degli studenti. Sono quelle che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitanto, ha detto di aver trovato nelle parole di chi oggi ha avuto la possibilita' di incontrarlo. Alla Statale di Milano, giunto per un incontro con i rettori, Napolitano ha accolto le richieste degli studenti, una delegazione di tre giovani. "Mi hanno parlato - ha detto Napolitano lasciando l'universita' - e dato documenti e io ho trovato nelle loro parole la stessa volonta' positiva emersa dall'incontro con i rettori. Ossia, la volonta di aprirsi ad una seria riflessione per un confronto concreto sulle proposte di cabiamento nella valorizzazione del ruolo insopprimibile dell'universita' e della ricerca". Pur sottolineando di non essere aduso alle promesse Napolitando ha assicurato che rispondera' agli studenti: "appena avro' un po' di tempo - ha detto - e comunque nei prossimi giorni". Dell'incontro con il Presidente, Marco Bettoni, un dei giovani della delegazione ha riportato la posizione di Giorgio Napolitano che avrebbe detto di non gradire un approccio ai problemi che parte dalla considerazione delle risorse. Dal canto loro, gli studenti hanno fatto presente che si e' trattato di una riforma che non ha tenuto conto delle esigenze di chi vive veramente l'Universita', ossia studenti, docenti e ricercatori.

(LA REPUBBLICA 31 ottobre 2008)

MILANO (Reuters) - Giorgio Napolitano riceverà una delegazione di studenti per ascoltare le loro ragioni. Lo ha annunciato stamattina lo stesso presidente della Repubblica.


"Riceverò una rappresentanza di studenti che mi esporrà più ampiamente le loro posizioni", ha detto Napolitano ai giornalisti arrivando all'inaugurazione del nuovo anno accademico dell'Università Bocconi a Milano.

Dopo il suo arrivo, in realtà, Napolitano ha brevemente incontrato quattro studenti della Bocconi che gli hanno consegnato una lettera, come ha riferito il portavoce del Quirinale.Ieri, il giorno dopo l'approvazione definitiva della legge Gelmini, studenti, insegnanti, genitori e universitari sono scesi in piazza a Roma e in altre città con Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals.
In attesa che il governo presenti un piano per l'università entro una settimana, come annunciato mercoledì dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, gli universitari continuano a protestare contro i tagli previsti per gli atenei in buona parte dalla legge 133, la manovra finanziaria triennale dello scorso agosto.

Ieri sera, intanto, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha detto che gli studenti che occupano scuole e università saranno denunciati.

"Se ci saranno illeciti ci saranno denunce e per chi occupa illegalmente qualora si presentasse una situazione di occupazione abusiva", ha detto Maroni.

Gli studenti che protestano contro i tagli agli atenei chiedono in particolare il ritiro degli articoli 16 e 66 della legge 133, sulla possibilità per le università di trasformarsi in fondazioni, sui tagli al fondo per il finanziamento ordinario delle università e sul blocco del turnover del personale.
venerdì, 31 ottobre 2008 12.06

DECRETO GELMINI: A BREVE IL VIA ALLA RACCOLTA FIRME



Video youtube manifestazione: Intervento Di Pietro alla manifestazione di Piazza del Popolo il 30 ottobre 2008. Giornata dello sciopero generale della scuola contro il Decreto Gelmini

"Quello che deve far riflettere questo governo è la spontaneità della manifestazione.I cittadini partecipano da tutta Italia in modo spontaneo, determinato, e con la ferma volontà di non farsi mettere i piedi in testa da una legge che si è occupata, e preoccupata, soltanto di recuperare risorse finanziarie ai danni di un settore come la scuola, che è il futuro dei nostri ragazzi.
Per questa ragione, noi dell'Italia dei Valori, abbiamo già approntato e rimodulato l'organizzazione che abbiamo su tutto il territorio nazionale per la raccolta delle firme contro il lodo Alfano, affinché negli stessi tavoli, e a partire dalla settimana prossima (ovvero appena la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale), venga raddoppiata la raccolta delle firme.
Giustizia ed istruzione sono due settori fondamentali per la democrazia, che intendiamo difendere nel modo più democratico possibile: con il referendum."

DAL SITO: ANTONIODIPIETRO.COM 30 ottobre 2008

giovedì 30 ottobre 2008

Tutti in piazza da Bolzano a Lipari


Lo sciopero generale ferma il 90% delle scuole. Manifestazioni in ogni cittàCentinaia di migliaia in piazza oltre al milione che ha invaso Roma
Studenti, prof e genitori in corteo



di GIOVANNI GAGLIARDI
ROMA - Una gigantesca protesta contro la riforma Gelmini ha invaso le strade di tutta Italia. Roma è stata epicentro della "più grande manifestazione mai fatta sulla scuola", ha detto il segretario della Cgil Epifani, con un corteo da un milione di persone troppo grande che ha finito per dividersi in tre e dilagare per tutto il centro della città. Iniziative, manifestazioni, proteste e lezioni in piazza in tutta Italia, da Bolzano a Palermo. E persino nelle isole: centinaia a Ischia, Capri e Aosta. Genitori, studenti, professori e personale della scuola, hanno portato in processione la 'Beata ignoranza', con tanto di foto del ministro in veste di santa che, ironizza qualcuno, è anche riuscita in un miracolo: "Ha unito qui, oggi, le cinque sigle sindacali della scuola". Il giorno dopo l'approvazione definitiva del decreto Gelmini il mondo della scuola si è fermato. Lo sciopero generale indetto da Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda ha portato in piazza a Roma un numero di docenti, insegnanti e studenti mai visto. Secondo i sindacati, allo sciopero generale ha aderito l'80 per cento dei lavoratori, bloccando il 90 per cento delle scuole di tutta Italia: in alcune, come quella dove insegna la sorella del ministro Gelmini, assente per "motivi di famiglia", si è aperto solo per garantire "il servizio di custodia e sorveglianza". "Il governo deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno", ha detto il segretario del Pd Walter Veltroni, in piazza assieme ai big del partito e al leader dell'Idv Antonio Di Pietro, del Pdci Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione. "Per me è naturale stare qui - ha detto Veltroni -. E' importante che ci sia tanta gente, tante persone, anche di orientamenti politici così differenti, anche lo Snals", ha sottolineato. "Spero che le tante persone che si raccoglieranno per firmare il referendum - ha aggiunto - spingeranno il governo a ritirare queste misure".
Non si contano le proteste nel resto del Paese. A Bolzano sono scesi in piazza insieme ragazzi di lingua italiana e tedesca. Presìdi e cortei anche a Trento. A Venezia gli studenti hanno sfilato sul Ponte della Libertà, con i macchinisti dei treni che li salutavano azionando la sirena. Lezioni in stazione a Trieste. Molti ragazzi si sono detti "pronti a sottoscrivere un referendum abrogativo dei decreti". A Torino l'orchestra del Teatro Regio ha suonato arie di Verdi, dall'Aida, al Nabucco, con l'apprezzatissimo Va pensiero, e di Rossini, l'Ouverure, per le centomila persone in piazza. A Genova, Torino e Firenze sono state occupate le stazioni ferroviarie. A Milano concentramento e corteo organizzato per lo sciopero generale della scuola. Al termine della manifestazione uno spezzone del corteo, dopo una sosta in Piazza Affari davanti alla sede della Borsa, si è ulteriormente frantumato e un gruppo dei centri sociali ha ripreso la marcia nella centralissima zona di via Torino. Nel frattempo gli studenti di Brera sono rientrati in accademia dove è programmata la 'Notte bianca'. A Bologna alla protesta ha partecipato anche Beppe Grillo, che in un primo momento era stato fischiato e allontanato dalla manifestazione. Poi qualche tafferuglio tra la polizia che cercava di bloccare i manifestanti diretti verso la sede della Confindustria. Sei i feriti, tra i quali una giornalista colpita da una bottiglia alla testa. Cortei di studenti a Napoli, dove nel pomeriggio si è tenuta una assemblea con i docenti nel cortile di Palazzo Giusso, sede dell'università Orientale di Napoli occupata. Poi, domani, veglia di preghiera nel Duomo, promossa dalla Confederazione degli studenti, "affinché il governo decida di ritornare sui suoi passi". Proteste e corteo di studenti anche a Ischia e a Capri. Genitori e bambini hanno sfilato a Bari. Al termine gli studenti si sono radunati in piazza Libertà, davanti al palazzo della prefettura, dove hanno spiegato i motivi della loro protesta. In Calabria sono stati segnalati cortei in tutte le città, con il blocco dell'accesso a Catanzaro. Cortei e manifestazioni anche in tutta la Sicilia dove i sindacati parlano di 200mila persone in piazza tra Palermo, Catania e le altre città: in corteo 350 persone anche nell'isola di Lipari Ventimila persone anche a Cagliari. Sono giunti nel capoluogo sardo pullman di manifestanti da Oristano, Medio Campidano, Sulcis, dal nuorese e dal nord dell'isola. Il corteo è stato aperto dai genitori e dai bambini della scuola elementare 'Corte Piscedda' di Capoterra che ha subito la disastrosa alluvione del 22 ottobre scorso. A Matera, in mattinata, è stato organizzato un presidio in piazza Mulino, mentre le manifestazioni, a Potenza, ha raccolto circa cinquemila studenti. In piazza Mario Pagano, tra cori, striscioni ed esibizioni di balli hip-hop, hanno preso la parola anche il rettore dell'Università degli studi della Basilicata, Antonio Mario Tamburro, "uno che il 1968 l'ha vissuto", per una lezione all'aperto. Il rettore ha rivolto un appello agli studenti, pregandoli "di non perdere questa battaglia come invece hanno fatto quelli di allora", perché "il prezzo da pagare - ha ammonito - sarà quello di raccontare una sconfitta, fra 40 anni, ai vostri figli".
(La Repubblica 30 ottobre 2008)

RIFORMA GELMINI/ELIMINAZIONE SEDI:ECCO L'ELENCO DELLE SCUOLE A RISCHIO CHIUSURA

DECRETO-LEGGE 7 ottobre 2008 , n. 154 art.3 fonte: Governo

ELENCO SCUOLE CON MENO DI 500 ALUNNI

Previsioni Legambiente su dati Ministero Pubblica Istruzione
Scarica il documento allegato: 0915SchedaScuoleTagli.doc
Scuola: nei piccoli comuni oltre 20mila plessi scolastici a rischio chiusura

Le scuole dei piccoli comuni si uniscono alla protesta contro la riforma Gelmini: “Scuola chiusa per tagli”
“Chiusa per tagli”. E’ lo striscione che oggi alcune scuole dei piccoli comuni italiani, tra cui quella di Cantagallo (Po) e Sasso di Castalda (Pz), hanno srotolato insieme a Legambiente, ANCI, sindaci e cittadini di fronte all’ingresso degli istituti, unendosi alla mobilitazione nazionale che ha preso il via oggi contro i pesanti tagli che la finanziaria ha previsto per il sistema scolastico italiano. Tagli che penalizzano in modo grave gli istituti più piccoli soprattutto nelle regioni del Sud e le Isole, ma non solo. Se, come previsto, il criterio per stabilire la sopravvivenza dei plessi scolastici sarà quello del numero degli alunni, facendo una proiezione sui plessi che hanno un numero inferiore ai 100 alunni, in Calabria potrebbero chiudere i battenti il 92,5% delle materne e quasi il 70% delle elementari, visto che su 989 scuole di primo grado ben 680 sono plessi sottodimensionati. In Umbria i tagli riguarderanno il 91% delle materne e il 50% delle elementari, in Molise l’88,9% delle materne e il 73,8 delle elementari, in Basilicata l’86,6% delle materne e il 58% delle elementari, in Sardegna il 90% delle materne e il 50,5% delle elementari. E al riparo dalle forbici non sono neanche gli istituti del nord: in Piemonte sono a rischio l’80,3% delle materne e in Veneto il 74,6%. Una vera scure dunque che riguarda il 77,2% delle scuole per l’infanzia, il 41,3 % delle elementari, il 31,6% delle medie, il 24,3% delle superiori per quasi la metà del totale di tutti i punti di erogazione del servizio scolastico italiano.
“Le proiezioni che abbiamo fatto sui dati del Ministero dell’Istruzione rivelano un quadro a dir poco allarmante sulle ricadute che i provvedimenti decisi dal Governo avranno sull’intero sistema scolastico italiano – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, presente di fronte alla scuola di Cantagallo -. Le percentuali sul numero delle scuole che, soprattutto al Sud e nelle Isole, rischiano la chiusura sono spaventose e in alcuni casi rappresentano quasi la totalità dei plessi. Come abbiamo ricordato nella lettera aperta inviata al ministro Gelmini – ha concluso il presidente di Legambiente - riteniamo che i parametri per la razionalizzazione della scuola debbano tenere conto della peculiarità del territorio italiano”.
Legambiente ricorda infatti che in Italia il 72% dei comuni sono al di sotto dei 5000 abitanti e che esistono oltre alle piccole isole anche realtà comunali più popolose con territori sparsi ricchi di frazioni, in cui sono presenti plessi scolastici.
“L’imposizione di obiettivi numerici a scala regionale rischia di creare situazioni di svantaggio rispetto alla piena garanzia del diritto all’istruzione per i cittadini delle aree più marginali - ha aggiunto Vanessa Pallucchi, responsabile scuola e formazione di Legambiente -. Tagli di insegnanti e personale ATA infatti porteranno alla chiusura o all’accorpamento di centinaia di scuole e plessi “sottodimensionati”. Per questo sollecitiamo il Governo a tenere conto di queste previsioni per i criteri di razionalizzazione, che devono essere stabiliti attraverso la concertazione con gli Enti locali, altrimenti costretti a sopperire alla garanzia del servizio scolastico per tutti. I piccoli comuni rappresentano una realtà strategica per il presidio del territorio e la tenuta culturale ed identitaria del Paese e occorre prevedere specifici criteri che ne garantiscano la sopravvivenza”.
Alla manifestazione a Cantagallo erano presenti oltre al presidente di Legambiente anche quello della Toscana Piero Baronti, Ilaria Bugetti, Sindaco di Cantagallo, Federico Gelli, Vicepresidente della Regione Toscana, Gianfranco Simoncini, Assessore alle politiche scolastiche della Regione Toscana, Oreste Giurlani, Presidente di Uncem Toscana, Tiziano Lanzini, Rappresentante Piccoli Comuni di Anci Toscana.

mercoledì 29 ottobre 2008

SCUOLA: SCIOPERO NAZIONALE 30 OTTOBRE PROGRAMMA MANIFESTAZIONE ROMA

Sciopero generale della scuola indetto dai sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil), Snals e Gilda e cortei in tutta Italia domani, giovedì 30 ottobre. Due cortei a Roma e uno a Milano. Parteciperanno Di Pietro, Ferrero, Vendola e Veltroni.

Il concentramento è previsto alle ore 9 in piazza della Repubblica. Il corteo giungerà in piazza del Popolo dove per la Cgil parlerà il segretario generale, Guglielmo Epifani. Anche il segretario generale della cisl, Raffaele Bonanni, parteciperà alla manifestazione. Oltre al corteo che partirà da Piazza della Repubblica, domani a Roma un ulteriore manifestazione partirà dall'Università La Sapienza. Alle nove dalla città universitaria un corteo di studenti si muoverà per raggiungere i dimostanti che aderiscono alla manifestazione indetta dai sindacati.

Gazebo Raccolta Firme Referendum Lodo Alfano: in Piazza del Popolo dall ore 9 sarà possibile firmare per il referendum recandosi ai gazebo dell'italia dei Valori
Giovedì sciopero nazionale e cortei



Polizia e carabinieri controlleranno tutto l'itinerario del percorso del primo corteo che si snoderà per via Barberini, via Sistina, piazza Trinità dei Monti per concludersi in piazza del Popolo dove avranno luogo i comizi dei leader sindacali. La conclusione del corteo, al termine del comizio a piazza del Popolo, è prevista per le 13.30 circa. A monitorare dall'alto l'andamento della manifestazione anche un elicottero della polizia. Alla manifestazione parteciperanno anche gli studenti delle scuole superiori di Roma che in questi giorni hanno animato la protesta contro il decreto Gelmini occupando licei e istituti.I partecipanti. Circa un migliaio di pullman partiranno dalle varie zone d'Italia per portare a Roma i manifestanti - 200 dalla Toscana li ha organizzati la sola Cgil, 150 dalla Campania e 150 dalla Puglia la Uil che ha chiesto alla questura il 'permessò per 700 autobus (35.000 persone). Almeno 7 treni speciali sono già stati previsti (oltre a navi dalla Sardegna) e altri viaggi collettivi sono stati organizzati dalle singole scuole, dalle Camere del Lavoro, per non contare le partenze fai da te. In testa al corteo dovrebbero esserci alcune scolaresche romane: bambini delle elementari, i principali destinatari delle novità introdotte. Per loro ci sarà una sorta di ludoteca itinerante. Bande musicali (anche di insegnanti di strumento musicale alle medie) contribuiranno alla colonna sonora della manifestazione che, come da copione, sarà visivamente condita con palloncini, bandiere, cappellini. Maxischermi per seguire l'evento romano saranno allestiti a Milano, Modena, Torino e, in diverse città, sfilate di lavoratori e studenti faranno da corollario al corteo romano che partirà da piazza della repubblica per approdare a piazza del Popolo, location scelta per i comizi finali. I leader politici. E' prevista la partecipazione di tanti politici, compresi Veltroni, Ferrero, Vendola, Di Pietro; sul palco prenderanno la parola i segretari generali dei cinque sindacati di categoria promotori dell'adunata. Chiuderà il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. Il corteo sarà aperto da un furgone - sul pianale altoparlanti che alterneranno musica a slogan - e da uno striscione unitario «Uniti per la scuola di tutti». In prima linea sindacalisti, autorità, rappresentanti degli enti locali sindaci dei piccoli comuni (quelli a rischio accorpamento scuole) e gonfaloni. Lo spezzone studentesco, stando agli accordi, dovrebbe rimanere in coda al corteo, con uno striscione unitario che dovrebbe spazzar via, almeno alla vista, le contrapposizioni tra schieramenti di destra e sinistra che sono degenerate anche stamani, davanti al Senato, in scontri fisici. A loro si uniranno anche gli universitari che partiranno da La Sapienza. Hanno aderito alla manifestazione anche diversi rappresentanti della società civile, da Cittadinanzattiva al «cartello» di 19 associazioni, tra le quali Arci e Acli, che nei giorni scorsi si sono schierate apertamente con il mondo della scuola.I sindacati. «Ci aspettiamo - afferma alla vigilia dell'appuntamento romano il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo - una grande partecipazione e che la piazza ribadisca non solo la volontà di opporsi alle politiche di questo Esecutivo, ma anche che venga rilanciata un'idea alternativa di istruzione che sia fatta di qualità e che assicuri a tutti il diritto di apprendere». «L'iniziativa indetta, tutta sindacale - aggiunge il leader della Uil scuola, Massimo Di Menna - deve convincere il governo ad aprire un confronto per affrontare le due questioni centrali: le basse retribuzioni e un piano concordato che punti alla qualità e all'innovazione nella scuola pubblica, anzichè a tagli indiscriminati». Trasporto pubblico: 27 linee deviate. Al passaggio del corteo saranno deviate o limitate le linee: H, C2, 36, 40Express, 52, 53, 60Express, 61, 62, 63, 64, 70, 80Express, 84, 95, 116, 117, 119, 170, 175, 492, 590, 630, 910. Interessate dalla manifestazione anche la 'Linea Cinemà, in strada sino a venerdì per il Festival del Film di Roma, e le turistiche 110 Open e Archeobus. In caso di ulteriori necessità, dovute a motivi di ordine pubblico, gli ispettori del trasporto pubblico presenti alla manifestazione potranno modificare i singoli percorsi dei bus coinvolti. Tutte le informazioni sono disponibili al numero di Atac spa 0657003, operativo 24 ore su 24, anche nei giorni festivi, e sul sito Internet www.atac.roma.it.La stazione Spagna della linea A della metropolitana rimarrà chiusa dalle 12 sino «cessate esigenze», come ha reso noto la Prefettura per assicurare l'incolumità pubblica e il corretto deflusso dei partecipanti. Il corteo a Milano partirà alle 9. Partecipano alunni delle scuole superiori, studenti degli atenei cittadini (che si riuniranno alle 8.30 davanti alle Facoltà), insieme ai bambini, genitori e insegnanti delle primarie di ReteScuole. La manifestazione terminerà in piazza Santo Stefano, a lato della sede centrale dell'Università degli Studi di Milano. Gli studenti medi hanno annunciato che, dopo quanto accaduto oggi a Roma, dedicheranno la manifestazione alla memoria di Abduol Abba Guiebre, il ragazzo di colore ucciso lo scorso 14 settembre a Milano. I sindacati si troveranno in piazza Santo Stefano già dalle 10.30 per un presidio da cui è previsto un collegamento tv con Piazza del Popolo a Roma. Al termine della manifestazione, infine, i ragazzi degli atenei milanesi non escludono di muoversi poi in cortei più piccoli e improvvisati sull'esempio di quanto già fatto oggi in città.
(Il messaggero 29 ottobre 2008)

SCUOLA: SENATORI IDV INCONTRANO STUDENTI, SARA' REFERENDUM

scuola/ d'alema: ok a dl è grave…
scuola: udu, senato stronca speranza…
scuola/ belisario a studenti: siamo con…
Altri
(ASCA) - Roma, 29 ott - Appena approvato il Dl Gelmini al Senato tre senatori dell'Italia dei Valori sono usciti dall'aula tenendo in mano uno striscione con su scritto: ''Passa la Gelmini: referendum''. I parlamentari si sono poi diretti verso il folto gruppo degli studenti che stanno manifestando e hanno avuto come risposta: ''Referendum, referendum''. In questo momento anche il capogruppo al Senato del Pd, Anna Finocchiaro, si e' avvicinata al cordone di polizia che separa palazzo Madama dal gruppo dei giovani manifestanti dei licei e delle universita' romane i quali hanno reagito alla notizia dell'approvazione del provedimento con insulti e urla rivolte contro i senatori ancora riuniti a Palazzo Madama.

APPROVATO IL DECRETO GELMINI, IDV ANNUNCIA REFERENDUM. STUDENTI IN RIVOLTA


Approvato il decreto scuola. Gelmini: ''Ora l'università''. Studenti in rivoltaApprovato in via definitiva, con 164 voti a favore, 134 contrari e 3 astenuti il dl sulla scuola. Prosegue incessante la protesta degli studenti. A Milano tafferugli con la polizia. Tre feriti a Roma. Berlusconi: ''La sinistra vi prende in giro''.

Roma, 29 ott (Adnkronos) - Approvato in via definitiva, con 164 voti a favore, 134 contrari e 3 astenuti il dl Gelmini. "La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione", ha commentato il ministro dell'Istruzione annunciando "entro una settimana il piano sull'università". Intanto la protesta studentesca non si ferma. Idv lancia il referendum11:55 - UDS: TAFFERUGLI A PIAZZA NAVONA TRE STUDENTI FERITI Tre ragazzi sarebbero rimasti feriti durante il corteo degli studenti a piazza Navona contro la riforma Gelmini. A riferirlo e' l'Unione degli Studenti (Uds). Secondo Uds "un gruppo di estrema destra" avrebbe cercato di mettersi in testa al corteo ''provocando il ferimento di due studenti che hanno riportato traumi alla testa e di un ragazzo ferito all'orecchio''. Secondo l'Unione degli Studenti a Piazza Navona ci sarebbero al momento oltre 50 mila studenti.11:48 - DARIO FO: MOVIMENTO STUDENTI PRONTO AD ESPLODEREIl premio Nobel Dario Fo è dalla parte degli studenti e si scaglia non solo contro il governo Berlusconi ma anche con quello precedente. Durante una lezione all'Universita' statale di Milano Fo ha sottolineato "il fastidio per la spocchia con cui questo governo, e per primo Silvio Berlusconi, guarda a questo movimento come qualcosa di passaggio, di transitorio, come uno sfogo. Ma queste -sottolinea- sono bolle che possono scoppiare ed esplodere". Il premio Nobel e' andato contro anche al governo Prodi: "Non perdono il governo che avevamo prima, perche' prima ci si doveva muovere". Fo si e' scagliato contro "il sistema di baroni e la sua tradizione nefasta con cui bisogna rompere".
11:47 - UDU: ANNUNCIO GELMINI SU PIANO PER ATENEI E' FUORI LUOGO"Riteniamo gravissima l'approvazione a tappe forzate da parte del Senato della conversione in legge del decreto 137". Lo afferma, in una nota, l'Unione degli Universitari (Udu), aggiungendo che "le proteste degli studenti non si fermeranno anche per fare capire al Ministro Gelmini che la sua intenzione di presentare entro una settimana un piano sull'Universita' e' del tutto fuori luogo perche' prerogativa indispensabile per poter discutere di una riforma dell'universita' e' l'abrogazione di tutti quei provvedimenti che distruggono il sistema formativo pubblico".
11:44 - GASPARRI: LA CAMPAGNA DI MENZOGNE NON CI HA FERMATO"L'approvazione del decreto Gelmini e' un altro importante risultato nell'azione del centrodestra". Lo afferma Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, che aggiunge: "Razionalizziamo la spesa della scuola elementare, riportiamo con il maestro prevalente una figura pedagogica importante soprattutto per i bambini che avviano la loro attivita' scolastica, ripristiniamo principi di tutela del merito con i voti e con criteri di valutazione piu' chiari e piu' utili anche alle famiglie".
11:42 - GLI STUDENTI A PIAZZA NAVONAA pochi metri dal Senato, dove si sta discutendo il decreto legge Gelmini, gli studenti 'occupano' piazza Navona. Una grande manifestazione, scandita da canzoni e slogan come "Non pagheremo per la vostra crisi", sta movimentando le vie del centro, con la polizia in tenuta antisommossa che circonda le vie di accesso al Senato. Anche se movimentata, la manifestazione si e' svolta fino in questo momento senza incidenti.11:26 - A MILANO TAFFERUGLI TRA CORTEO STUDENTI E FORZE DELL'ORDINE Ci sono stati momenti di tensione e piccoli tafferugli tra gli studenti milanesi e le Forze dell'ordine. I ragazzi che stanno manifestando contro la riforma della scuola sono arrivati allo scontro, per pochi minuti, con gli agenti schierati lungo il corteo. Gli incidenti si sono verificati tra Piazza Meda e Via San Paolo. Poco prima i manifestanti, circa un migliaio, si erano scagliati di nuovo contro le Forze dell'ordine. In zona Brera hanno lanciato uova e petardi contro i poliziotti che non hanno reagito. I liceali in corteo stanno attraversando il centro di Milano e sono pronti a nuove rivolte e blocchi. Intanto, anche dall'Universita' statale i manifestanti sono pronti a scendere in piazza. 11:21 - FINOCCHIARO: REFERENDUM BUONA IDEAUn referendum sul decreto Gelmini e' "una buona idea". Lo ha affermato il capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro che, dopo l'approvazione del decreto in aula e' scesa a parlare con i ragazzi che da ieri protestano davanti al Senato. Secondo la senatrice il referendum e' una "buona idea per rispondere con uno strumento di democrazia diretta contro un governo che si tappa orecchie e bocca". Finocchiaro sottolinea infatti "che su alcuni temi come quelli della scuola e' necessario aprire un confronto ampio in tutto il Paese". Non solo, secondo Finocchiaro "questo decreto presenta profili di incostituzionalita' e lo dimostra ifnatti che sei regioni fanno ricorso alla Consulta. Per le famiglie italiane -ha concluso- si annunciano tempi duri".11:21 - UDS: APPROVAZIONE DECRETO ATTO DI IRRESPONSABILITA' POLITICA"L'approvazione del decreteo 137 e' un grave atto di irresponsabilita' politica. Il governo e la maggioranza non hanno minimamente tenuto conto delle centinaia di migliaia di studenti, insegnanti, famiglie scese in piazza in questi giorni". Lo afferma, in una nota l'Unione degli Studenti (Uds), annunciando infine: "Resteremo ora ad assediare il Senato e saremo domani in piazza per lo sciopero generale della scuola: continueremo a batterci per una scuola pubblica di qualita'". 11:15 - COSSIGA: FUI APPLAUDITO DA PCI PER STUDENTI PICCHIATI"Quelli erano i tempi di Berlinguer, non di Veltroni; i tempi di Natta, non di Franco Marini. Quelli erano i tempi del glorioso Partito comunista. Quando Luciano Lama fu cacciato dall'universita', il gruppo del Pci si alzo' in piedi ad applaudirlo ed io venni applaudito perche' avevo fatto picchiare a sangue gli studenti che avevano contestato Lama". Lo ha detto in aula a Palazzo Madama il senatore a vita Francesco Cossiga nella sua dichiarazione di voto sul decreto Gelmini. 11:14 - NAPOLITANO ESCE DA MONTECITORIO E STUDENTI APPLAUDONOIl Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lascia palazzo Montecitorio dove ha presenziato al convegno "La Grande Guerra nella memoria italiana" e da dietro l'obelisco della piazza, dove una settantina di studenti fanno lezione all'aperto in polemica con il decreto sulla scuola, si leva un lungo applauso. "Non ci lasciare soli, Presidente" gridano alcuni. Dall'interno dell'auto, Napolitano guarda e risponde con un saluto. 11:12 - GELMINI: SI TORNA ALLA SERIETA' ED AL MERITO"La scuola cambia. Si torna alla scuola della serieta', del merito e dell'educazione". Cosi' il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, commenta il 'si' del Senato alla sua riforma della scuola, sottolineando poi che "provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l'introduzione dell'educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l'introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani. Ringrazio il governo e la maggioranza parlamentare per il sostegno al provvedimento", conclude Gelmini che annuncia infine: "Entro una settimana presentero' il piano sull'universita'".11:09 - PIENONE PER DARIO FO ALLA STATALE DI MILANO Non si arresta la protesta degli studenti milanesi contro la riforma della scuola voluta dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. I manifestanti non sfollano e continuano la rivolta contro i tagli dell'Università pubblica. Alla Statale di Milano sono oltre mille gli studenti che riempiono l'aula magna dove il premio Nobel Dario Fo sta tenendo una lezione su 'La scienza della rappresentazione'. Fo e' stato accolto con un lungo applauso, poi ha iniziato il suo "spettacolo". Nelle altre universita' continua intanto la protesta pacifica con assemblee e lezioni all'aperto. Gli studenti sono pronti a seguire in diretta tv il voto sulla riforma al Senato poi sono pronti nuovamente a far sentire la loro voce.10:56 - LUIGI BERLINGUER: IN PROTESTA STUDENTI C'E' TENSIONE PROFONDA"Un po' m'intendo di queste proteste e dico al governo che non sono sempre uguali. C'e' stato un periodo quando queste proteste erano un po' rituali, oggi pero' sento una tensione profonda nella scuola e nella universita' perche', non voglio dire se a torto o a ragione, la scuola ha percepito l'iniziativa non tanto della Gelmini quanto del provvedimento Tremonti, che fa parte di tutto questo pacchetto, come un taglio vero. E l'ha percepita come la cosa prioritaria, cioe' che prima bisogna tagliare poi semmai vedere che fare. Si sono sentiti come dei fannulloni, come delle persone insomma non rispettabili". Lo ha affermato l'ex ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer.10:51 - PALERMO, TELO NERO COPRE FACOLTA' ARCHITETTURAPer dire no alla riforma Gelmini gli studenti hanno coperto l'esterno della facolta' di Architettura di Palermo con un maxi telo nero, realizzato con sacchetti di plastica. Sull'edificio, in viale delle Scienze, c'e' una scritta: 'Non ci cancellerete'. Maxi schermi, invece, nelle facolta' di Lettere e Ingegneria sempre a Palermo, allestiti per assistere alla seduta del Senato.10:51 - IDV ANNUNCIA REFERENDUMAppena approvato il decreto Gelmini una delegazione di tre senatori dell'Italia dei valori e' scesa in piazza di fronte agli studenti alzando un cartello con su scritto "Passa la Gelmini: referendum", annunciando che avvieranno una raccolta di firme per un referendum contro il decreto. Intanto gli studenti alla notizia del via libera definitivo al decreto gridano "continuiamo nelle scuole e nelle universita'".10:43 - SENATO 'ASSEDIATO' DALLA PROTESTA, INCESSANTE AFFLUSSO DEGLI STUDENTIProsegue incessante l'afflusso degli studenti nella zona di Palazzo Madama e il Senato e' praticamente 'assediato'. I manifestanti contro la riforma della scuola hanno infatti occupato la parte finale di corso Rinascimento bloccata da blindati della polizia mentre altri, sempre bloccati da blindati delle forze dell'ordine, si trovano a piazza delle Cinque Lune. I ragazzi, sia quelli di fronte a Palazzo Madama che le due 'ali', minacciano proteste ad oltranza e annunciano "se ci bloccano il futuro bloccheremo la citta'". Intanto compaiono sempre piu' numerosi i cartelloni contro la riforma. Alle accuse di essere una minoranza i ragazzi rispondono "non siamo una minoranza. Siamo un popolo che avanza".10:36 - SENATO APPROVA DECRETO GELMINI Con 164 voti a favore, 134 contrari e 3 astenuti il Senato ha approvato in via definitiva il decreto legge sulla scuola.

LIVORNO:CARABINIERI A SCUOLA CHIEDONO LISTA DOCENTI CHE SCIOPERERANNO IL 30

Incredibile ciò che sarebbe avvenuto in alcuni Istituti Comprensivi della Provincia di Livorno. I carabinieri si sarebbero infatti presentati nelle scuole e avrebbero chiesto ai dirigenti scolastici l'elenco dei docenti che hanno aderito allo sciopero generale del 30 ottobre. I dirigenti scolastici, però, avrebbero rifiutato di fornire tali elenchi.
Successivamente il gravissimo fatto è stato segnalato al sindaco, ai sindacati e alla Regione. Le scuole oggetto della visita sarebbero l'Istituto Comprensivo San Vincenzo di San Vincenzo (Livorno), l'Istituto Comprensivo di Venturina (Li) e ieri l'istituto Comprensivo di Rosignano. La notizia ci è giunta via e mail da alcune maestre e attendiamo ulteriori particolari e conferme. Di seguito, il caso del Liceo Giulio Cesare di Roma il cui preside, dopo l'occupazione della scuola da parte degli studenti, ha sporto denuncia per "Invasione di pubblico edificio" .

Scuola: denuncia preside, procura Roma apre inchiesta
Dopo l'occupazione del Liceo Classico 'Giulio Cesare'

ANSA) - ROMA, 28 OTT - La procura di Roma ha aperto un fascicolo dopo l'occupazione del Liceo Classico 'Giulio Cesare' da parte del movimento degli studenti. L'occupazione dell'edificio scolastico, in corso Trieste, e' avvenuta ieri sera. L'ipotesi di reato e' quella contemplata 633 del codice penale ovvero 'Invasione di edificio pubblico' e si sta valutando anche quella di interruzione di pubblico servizio. L'iniziativa della procura scaturisce come atto dovuto in seguito a una denuncia del Capo dell'istituto.

Scuola, Gelmini a Senato, Idv:"Noi in piazza contro il decreto"



"Protesta non è controllata da partiti"
Decreto Gelmini al voto. Sit-in di studenti davanti il Senato
Oggi, l'Aula dovrebbe dare il via libera al provvedimento. Cortei studenteschi in tutta la città. Continua la manifestazione davanti Palazzo Madama

ROMA, 29 OTTOBRE (Apcom) - Sul dl Gelmini "il confronto è stato deludente" perchè "il premier continua a sfuggire il confronto parlamentare e tenta di ridurre i due rami del Parlamento ad esecutori acefali dei diktat dell'esecutivo". Il capogruppo dell'Italia dei Valori al Senato Felice Belisario attacca in aula il decreto Gelmini prima del voto finale. Seduta ai banchi del governo c'è il ministro Mariastella Gelmini. "La protesta - dice Belisario - non è controllata da nessuna forza politica e studenti e docenti hanno il diritto di esprimersi. L'Italia dei Valori continuerà, anche dopo l'approvazione di questo deprecabile decreto, a stare in piazza dalla parte degli studenti e delle famiglie".

Belisario definisce il decreto "un provvedimento scritto in via XX Settembre che si allinea alla politica dei tagli alla quale il governo uniforma tutta la sua manovra".
29/10/2008

Decreto Gelmini al voto. Sit-in di studenti davanti il Senato

Oggi, l'Aula dovrebbe dare il via libera al provvedimento. Cortei studenteschi in tutta la città. Continua la manifestazione davanti Palazzo Madama

Roma, 29 ott (Adnkronos/Ign) - Mentre a Palazzo Madama è ripreso il dibattito sul decreto Gelmini - il via libera dovrebbe arrivare in mattinata -, sotto la sede del Senato cominciano ad arrivare i cortei studenteschi partiti da diversi punti della città per partecipare al sit-in di protesta in atto da ieri.

Senza nessuna bandiera di partito o segni di riconosciemnto, gli studenti hanno già cominciato a lanciare slogan contro il ministro e a ribadire la loro voglia di una scuola e di un'università pubblica. Con loro, in piazza, anche docenti, genitori e rappresentanti dei Cobas.

Le forze dell'ordine, come accaduto ieri, con alcuni blindati hanno chiuso il traffico in corso Rinascimento.

martedì 28 ottobre 2008

Gli studenti assediano il Senato. E' caos in Aula alla vigilia del voto


Roma, sette cortei e presidio di 10mila giovani davanti a Palazzo MadamaIl Pd: "Ritirate il dl Gelmini". Schifani taglia gli interventi all'opposizione, è bagarre

Berlusconi: "Sono sereno, la riforma è sacrosanta, basta con le menzogne"
Domattina alle 9 le dichiarazioni di voto, poi l'approvazione del decreto


La protesta davanti al SenatoROMA - Il Pd attacca e chiede al governo di ritirare il provvedimento ma il presidente del Senato taglia i tempi all'opposizione durante le dichiarazioni di voto sugli emendamenti e in Aula scoppia la bagarre, Schifani sospende la seduta, fuori piove ma nulla sposta i diecimila studenti che assediano l'ingresso di Palazzo Madama. Giornata di tensione quella che segna la vigilia del voto sul dl Gelmini, e a 48 ore dalla manifestazione in programma il 30 a Roma. Le città d'Italia sono tutte un corteo, una fiaccolata, un sit in di protesta. Si organizzano pullman e treni per giovedì, i sindacati annunciano che sarà "una giornata storica per la scuola italiana". Il decreto Gelmini si avvia verso l'approvazione, domattina a partire dalle 9. Berlusconi, "sereno", dice che "non si può mentire per sempre" e ribadisce: "La riforma è sacrosanta". IL TAM TAM: LO SPECIALE DI REPUBBLICA.IT La giornata al Senato. La seduta si apre con la determinazione di Schifani a rispettare il calendario dei lavori e a esaurire tutti gli emendamenti. Non c'è il numero legale, scatta la prima sospensione dei lavori. Il Pd, con la capogruppo Anna Finocchiaro, chiede il ritiro del decreto. L'Idv lo segue, l'Udc è d'accordo ma non accetta una variazione del calendario. Va in scena l'ostruzionismo con una serie di interventi, tutti regimentati allo spazio di un minuto, su disparati argomenti. L'opposizione esaurisce il tempo, Schifani non consente dichiarazioni di voto su alcuni emendamenti ritenuti dai democratici "particolarmente sensibili". E' il caos. Sventolano i cartelli dell'Idv ("L'istruzione costa? Provate con l'ignoranza"), la stessa Finocchiaro si dice "delusa" dalla gestione Schifani. Il presidente si è già detto pronto a una seduta notturna. La tensione sale ancora, Schifani sospende la seduta e convoca la conferenza dei capigruppo. Si stabilisce di andare avanti fino alle 22 con i lavori per terminare il voto degli emendamenti. L'opposizione ottiene più tempo, il voto viene fissato a domani con dichiarazioni dalle 9 alle 10. Finocchiaro si scusa con Schifani, lui sottolinea che i diritti dell'opposizione sono "sacri".
L'assedio dei diecimila. "Né rossi né neri, solo liberi pensieri" è stato uno degli slogan scanditi dai diecimila studenti che hanno assediato l'ingresso di Palazzo Madama e che dal mattino hanno dato vita a sette cortei che hanno attraversato la città nonostante la pioggia. Con loro anche genitori, sotto il ministero dell'Istruzione, alcuni vestiti da Re Magi per portare in "dono" alla Gelmini quindicimila firme contro il decreto. Lezioni all'aperto a piazza Farnese, piazza Vittorio e Colosseo. Il rettore dell'Università di Roma Tre, Guido Fabiani, ha esortato gli studenti in assemblea a "lottare per far capire anche ai vostri colleghi che cosa vuol dire fare questa battaglia: la linea che dobbiamo portare avanti è quella del 'no' ai tagli all'Università perchè sono stati decisi per finanziare i tagli dell'Ici". Momenti di tensione davanti al Senato: uno studente è stato fermato, poi rilasciato, perché aveva tentato di scavalcare le transenne. Mobilitazione bipartisan anche se continua il braccio di ferro tra l'anima di sinistra e quella di destra che si rinfacciano tentativi di strumentalizzare la protesta.

Riforma Gelmini:sit in permanente davanti al Senato



E intanto ci si prepara allo sciopero del 30 ottobre

E' stato il senatore di Idv Pancho Pardi a comunicare ai manifestanti contro il dl Gelmini, che sono sotto la pioggia da stamattina nella via che da piazza Navona arriva all'ingresso principale del Senato, che la seduta nell'Aula di palazzo Madama è stata sospesa per mancanza del numero legale. La notizia è stata accolta con un boato e con grida di gioia dai giovani manifestanti.E' solo uno degli ultimi capitoli delle mobilitazioni del movimento studentesco che da Milano a Cagliari stanno raggiungendo il loro apice in vista dello sciopero generale della scuola il 30 ottobre. Nel capoluogo sardo gli studenti hanno attuato una singolare forma di protesta entrando nelle classi ma lasciando fuori gli zaini. Sul fronte universitario si registrano mobilitazioni a Napoli, all'università Federico II, e a Torino dove vengono segnalati cortei itineranti. Occupazioni degli istituti medi superiori in tutta la Lombardia e a Roma. Ma le manifestazioni sono capillari e stilarne una lista è praticamente impossibile.Come successo in questi giorni, Roma sta diventando il centro della protesta anche perchè domani al Senato si voterà il decreto Gelmini e il governo non sembra mostrare nessun cedimento. Ma già oggi lo spazio antistante Palazzo Madama sta diventando l'epicentro della mobilitazione, mentre si aspetta il sit-in di oggi, che dovrebbe durare tutta la notte.

Al ministero tre genitori-Re Magi sono arrivati per consegnare al ministro Gelmini pacchi dono con dentro le firme raccolte per al petizione in difesa del tempo pieno nella scuola primaria. Si è trattato di un'iniziativa del Coordinamento genitori-insegnanti “Non rubateci il futuro” della scuola elementare di Roma Iqbal Masih, una delle prime a guidare la rivolta con la riforma Gelmini. «Ci sembrava giusto ufficializzare la consegna delle tante firme che abbiamo raccolto da settembre» ha detto Antonella Rossini, insegnante della Iqbal Masih.
Scuola. Gli studenti assediano il Senato, slitta la sedutaVeltroni: «Il governo ritiri il decreto»
Da Milano a Cagliari le mobilitazioni del movimento studentesco cresce in vista dello sciopero generale della scuola del 30 ottobre. Occupazioni degli istituti scolastici in tutta la Lombardia e a Roma. Domani al Senato si voterà il decreto Gelmini e il governo non sembra mostrare nessun cedimento. Oggi sette cortei hanno raggiunto Palazzo Madama. Walter Veltroni chiede il ritirlo del decreto.

Scuola/Lazio-Silvia Costa: un ministro sotto tutela che non tutela la scuola

Mi piace ricordare una frase che in questi giorni sento spesso pronunciare dagli studenti nelle loro manifestazioni, e che rappresenta davvero la sintesi di quello che la scuola deve dire, e che la società e la classe politica dovrebbe far propria per il bene della scuola:

"NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO"

MARTEDÌ 28 OTTOBRE 2008

LAZIO - SILVIA COSTA: "UN MINISTRO SOTTO TUTELA CHE NON TUTELA LA SCUOLA"

"La Regione Lazio non procederà ad alcuna chiusura di scuole, ma sta provvedendo, insieme ai Comuni e alle Province, a riorganizzare le autonomie scolastiche, accorpando eventualmente le dirigenze scolastiche, secondo quanto prevede la normativa vigente, ovvero la legge 233/98."
"Nel rapporto numerico tra dirigenti scolastici e alunni e tra insegnanti e studenti nelle scuole di ogni ordine e grado, il Lazio è una Regione `virtuosa´, con indici superiori alla media nazionale. Quindi il Ministro Gelmini non potrà procedere a tagli di organici indiscriminati."
E´ quanto ha dichiarato Silvia Costa, Assessore all´Istruzione della Regione Lazio e coordinatore della IX Commissione Istruzione della Conferenza delle Regioni.
"Secondo questa normativa, che è l´unica a cui le Regioni devono attenersi, le autonomie scolastiche tendenzialmente devono avere non meno di 500 alunni e non più di 900. Sono previste deroghe per le piccole isole e per i Comuni montani, ma, naturalmente, la programmazione territoriale tiene conto anche delle particolari esigenze didattiche e logistiche delle scuole e dei Comuni."

"Se il Ministro Gelmini avesse incontrato le Regioni, come promesso a luglio, avrebbe sicuramente evitato clamorosi errori di valutazione d´impatto delle sue politiche di soli tagli ed avrebbe risparmiato al paese questa assurda stagione di confusione, di incertezza e di grave allarme sociale."

"Ma tant´è. Sei Regioni, tra cui il Lazio, hanno dovuto presentare ricorso alla Corte Costituzionale contro l´art. 64 della Manovra finanziaria di agosto (legge 133/08), per le gravi intromissioni del Governo nelle competenze regionali."
"Migliaia di famiglie e di docenti delle scuole elementari sono prive di qualunque garanzia del mantenimento della qualità didattica e dell´orario scolastico delle scuole elementari, dovendosi accontentare di promesse inattuabili."
"Nulla di quanto detto dal Ministro nei `talk show´ televisivi è stato inserito nel decreto 137 sul `Maestro unico´ che oggi è in votazione al Senato."
"Centinaia di migliaia di studenti delle superiori e dell´Università le chiedono di confrontarsi sul ripensamento e sulla praticabilità dei tagli apportati al sistema dell´istruzione e dell´Università, senza alcuna risposta."
"Regioni, Province e Comuni da tre mesi le chiedono inutilmente di dare seguito alla sua cosiddetta volontà di confronto."

"Tutto questo non basta al Ministro per dubitare che forse dovrebbe cominciare ad essere un po´ meno sotto tutela del Ministro dell´Economia ed un po´ più a tutela della scuola e dell´Università."
"Come coordinatore degli Assessori regionali all´Istruzione in tre anni di confronto con ministri di diversi Governi, non mi è mai successo, come accade ora, di non avere un interlocutore che sappia creare un clima di leale collaborazione, pur nella legittima diversità delle posizioni."
"Non bastano le fughe in avanti di un improbabile federalismo fiscale, se poi i comportamenti del Governo sono da centralismo non democratico e dirigista" ha concluso l´Assessore Costa.

lunedì 27 ottobre 2008

Riforma Gelmini, Idv: "Se passerà, Referendum contro il decreto"


Entrano nel vivo i quattro giorni 'caldi' di protesta contro il governo e il ministro Gelmini. E di fronte all'ingresso di Palazzo Madama sono usciti a dialogare con gli studenti che protestano Stefano Pedica, senatore dell’Idv, e Vincenzo Vita, Pd: “Se questa legge passerà, dopo il lodo Alfano ci sara’ il referendum contro la legge Gelmini - ha detto Pedica rivolto ai ragazzi e a Vita - Firme che l’opposizione raccogliera’ insieme”. Da Vita un cenno di assenso e una vigorosa stretta di mano.

LEZIONI SOTTO IL MINISTERO
Continua il ciclo delle lezioni in piazza degli studenti della Sapienza: stamattina tocca ai ragazzi di Medicina I che si sono presentati alle 10 sotto al ministero dell’Istruzione per una lezione di chirurgia toracica.Sulle gradinate del dicastero ci sono piu’ di cento universitari - tutti in camice bianco - pronti ad ascoltare la lezione del professor Marco Biffoni.
Gli studenti contestano gli articoli 16 e 66 della manovra estiva del governo, la legge 133 “che bloccano il turn-over nelle universita’, propongono di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto provato e ci tagliano i fondi”, spiega Giulia, che ha soli 23 anni e’ gia’ frequenta il sesto corso di Medicina, un record.
Gli studenti hanno anche allestito un banchetto per misurare la pressione ai passanti su cui campeggia uno spiritoso cartello che recita: “Gelmini-Brunetta-Tremonti sono dannosi per la salute ci fanno alzare la pressione”.

ROMA, CORTEO STUDENTI PREPARA SIT-IN A P.ZZA VENEZIA
Intanto il corteo degli studenti delle superiori - che dicono di essere in 6-7mila - non arriverà al Senato, ma si fermerà a piazza Venezia: la manifestazione, che in un primo momento doveva arrivare davanti a palazzo Madama, si concluderà con un sit-in davanti l’Altare della Patria.Sempre stamattina, inoltre, è stato occupato il liceo classico Giulio Cesare in corso Trieste.
Molti gli striscioni colorati con diverse parole d’ordine ma senza simboli di partito. Tra gli slogan, "Nel nostro futuro piu’ pubblico e meno privato’’, ‘’La Gelmini non ci fermera’, salviamo la scuola e le universita’’’. C'è anche chi protesta in romanesco ‘’Se ce taglia la Gelmini, finimo tutti a...pezzettini’’. E poi, ‘’Con questa riforma la scuola non si cambia’’. Un altro striscione: ‘’No alla riforma, giovinezza al potere’’.

ANCHE LOTTA STUDENTESCA E' ANTI-GELMINI
“La Gelmini cerca di minimizzare quello che è impossibile minimizzare: ciancia del coinvolgimento della protesta di pochi studenti e di sinistra, mentre siamo centinaia di migliaia e di tutte le fasce politiche”, è il commento di Lotta Studentesca, il movimento giovanile di Forza Nuova, alle dichiarazioni del ministro apparse sul Corriere della Sera.
”Vorrebbe scaricare la colpa della devastazione della scuola pubblica sulla sinistra, mentre se è vero che la sinistra ha fatto danni incalcolabili anche la destra non è mai stata da meno e con questa riforma punta all’Oscar dei disastri. In questi giorni - conclude Lotta studentesca - proseguiremo le mobilitazioni in tutta Italia, il 60 per cento degli italiani è con noi”.
Quotidiano.net 27 ottobre 2008

«Cortei e sit-in, bloccheremo il decreto». Giovedì 30 sciopero generale

Il premier: «Avanti con le riforme»
ROMA — L'Onda cercherà di crescere fino a diventare, se non uno tsunami, almeno una marea. Nelle scuole e nelle Università si apre la settimana decisiva delle contestazioni. Un programma denso di occupazioni, sit-in, agitazioni, lezioni in piazza che, secondo gli organizzatori, mira a fermare l'approvazione (dopodomani) al Senato del decreto Gelmini: «Dopo lo slittamento ottenuto il 23 ottobre — dicono — cercheremo ancora una volta di bloccare i lavori parlamentari».

Con forme clamorose di protesta: gli studenti romani intendono fare lezione al Colosseo. L'obiettivo finale, ha ribadito uno dei leader della Rete della Sapienza, Francesco Raparelli (protagonista anche della protesta «No Vat» contro la lezione d'apertura di papa Ratzinger), è il ritiro del decreto. Ma il premier Berlusconi ha ribadito che il governo non lo farà: «Andiamo avanti a governare e a fare cose di buon senso che sono nel programma, qualunque cosa dica Veltroni o qualcun altro nell'opposizione» ha detto commentando la richiesta avanzata dallo stesso leader del Pd al Circo Massimo. «Hanno usato strumentalmente la scuola — ha aggiunto —. Pensate all'Università, non abbiamo ancora fatto nulla e già ci hanno mosso critiche e mosso gli studenti nelle strade con una strumentalizzazione difficilmente definibile anche di bambini».

Per contrastare il voto del Senato, i Cobas hanno organizzato una manifestazione a piazza Navona mentre in tutt'Italia si accenderanno dei lumini con la scritta «Fermatevi». La protesta corre anche sul web. Un misterioso studente ha provocatoriamente messo in vendita su eBay, base d'asta un euro e 50, l'Università di Tor Vergata. Ma su siti internet e blog continua anche la raccolta di firme, di segno opposto, organizzata dai giovani del centrodestra a supporto della Gelmini: solo a Firenze, cinquemila. L'appuntamento clou è giovedì, con lo sciopero generale della scuola e il maxicorteo di docenti e studenti. «Una grande "ola" passerà per Roma nella più grande manifestazione che si ricordi» sostiene il leader della Flc-Cgil, Pantaleo. Per il leader radicale, Pannella, «la rivolta di professori e studenti è in realtà una rivolta contro la finanziaria di Tremonti, quella da otto minuti». Bonanni, della Cisl, invita il governo a «far parlare le famiglie». Per Di Pietro «si sono fregati la polpa, cioè otto miliardi di euro». Contro il decreto anche il Meic, che rappresenta i laureati dell'Azione cattolica: «I contenuti non sembrano essere il frutto di un chiaro e coerente disegno pedagogico ». E ne chiedono il ritiro.
Corriere della SeraM. Antonietta Calabrò 27 ottobre 2008

domenica 26 ottobre 2008

Università S.p.A., ovvero uno dei pericoli della Legge 133/08

dal sito le scienze blog
No, le Università non diventeranno società per azioni. Era solo un artificio retorico che stava bene nel titolo. E che serve a spiegare una delle ragioni per cui professori e studenti delle università italiane non sono proprio contenti della legge 133/08, approvata da quel che avanzava del Parlamento in un bel giorno d’estate, il 6 agosto (essendo i parlamentari dei noti stakanovisti, posso immaginare che ci fosse l’aula di Montecitorio gremita come nei giorni di gloria).
Il 6 agosto, insomma, convertendo in legge un Decreto Legge del 25 giugno, il Parlamento italiano approvava, tra un miliardo di altre cose (qui c’è il link, così vi fate un’idea delle leggine omnibus che vengono approvate in questo paese), la “Facoltà di trasformazione in fondazioni delle università”. Ovvero la possibilità di privatizzare di fatto le Università statali e, peggio, di condizionarne la funzione e la missione.
Privatizzate? Sì, c’è scritto all’articolo 16, comma 14: “Alle fondazioni universitarie continuano ad applicarsi tutte le disposizioni vigenti per le Università statali in quanto compatibili con il presente articolo e con la natura privatistica delle fondazioni medesime.” Se le fondazioni hanno natura privatistica si deduce che le università statali trasformate in fondazioni avranno natura privatistica. Un sillogismo nemmeno tanto azzardato.
Ma il punto davvero grave del suddetto articolo viene un po’ prima. Ed è sintetizzato dal comma 9: “La gestione economico-finanziaria delle fondazioni universitarie assicura l’equilibrio di bilancio. Il bilancio viene redatto con periodicità annuale. Resta fermo il sistema di finanziamento pubblico; a tal fine, costituisce elemento di valutazione, a fini perequativi, l’entità dei finanziamenti privati di ciascuna fondazione”.
Anzitutto è contraddittorio in termini, perché da un lato sostiene che il finanziamento pubblico “resta fermo” – e dunque per il sottoscritto inviariato, indipendente dall’entità di altri finanziamenti – e dall’invece mezza riga più in giù dice tutt’altro.
Ma soprattutto è chiaro in un aspetto non banale: i finanziamenti pubblici “a fini perequativisaranno decisi in base all’entità dei finanziamenti privati.
Vediamo con un esempio qual è il pericolo. Mettiamo di avere una piccola università di provincia, in un capoluogo di centomila abitanti o poco più. Mettiamo che l’economia di quel capoluogo di provincia dipenda in buona parte, direttamente o per l’indotto, dalla presenza di una grande casa farmaceutica. E mettiamo che quella casa farmaceutica abbia interesse ad avere un centro di ricerca a basso costo, magari in outsourcing. La casa farmaceutica – non c’è nessun riferimento, è un gedankenexperiment, come il gatto di Schrödinger – sa che l’università ha bisogno, per il suo bilancio, per la sua gestione, di 100, in unità arbitrarie. E, di suo, decide di metterci 30. Lo stato, “a fini perequativi”, avrà risparmiato un bel 30, e contribuirà per un 70. In virtù della sua generosità, però, un bel giorno di febbraio la casa farmaceutica chiede di potenziare la ricerca su certe molecole di suo interesse, che potrebbero avere importanti ricadute commerciali. In questo modo, essendo diventata un azionista di minoranza dell’ateneo, la vostra casa farmaceutica avrà potere di condizionamento sul 100 per cento delle attività dell’Università. Non perché vorrà che si faccia ricerca al 100 per cento nel suo interesse, ma perché il restante 70, la parte erogata dallo Stato, non basterà più a sostenere nemmeno le attività puramente gestionali per tutti gli altri. Così addio fisica dello stato solido e filologia bizantina.
Lo so, sento già l’obiezione dei sostenitori della legge. È la stessa per ogni legge di questo governo. Quello che ho detto è falso. Ma non l’ho scritta io, la legge, l’hanno scritta loro.
P.S. Un amico, di cui non faccio il nome, mi ha detto che questa bella idea delle fondazioni era già stata proposta e sostenuta da un esponente di maggioranza della scorsa legislatura, un parlamentare del PD. Ecco, così forse capite perché in questo paese faccio una fatica considerevole a sentirmi rappresentato.

Scuola/ Di Pietro: Contestazioni prima crepa nella maggioranza. Berlusconi: il DL non si tocca



Fondamentale continuare per far aprire occhi su tenuta democrazia

SCUOLA: BERLUSCONI, ANDIAMO AVANTI CON DL GELMINI

Milano, 26 ott. (Apcom) - Il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, ritiene che le contestazioni contro i provvedimenti del Governo sulla scuola e sull'università, non indurranno certo la maggioranza a fare marcia indietro, ma nel lungo periodo saranno fondamentali perchè rappresentano "una prima crepa nella diga" costruita dalla maggioranza e dal suo "gruppo di potere".
"Nel breve termine - ha detto l'ex pm rivolto a una platea di studenti e militanti dell'Idv in un convegno sulla riforma Gelmini - la legge non ve la toglie nessuno, ma la contestazione permetterà di aprire gli occhi a tutti quanti". Nel complesso, secondo Di Pietro, quella presentata dal Governo sulla scuola "è una legge sbagliata sulla quale molti italiani potranno e dovranno riflettere. Per questo la contestazione è fondamentale, non tanto per il fatto 'Gelmini sì o Gelmini no' ma per la tenuta della democrazia di questo Paese. Per questo nessuna formazione politica deve metterci il cappello sopra".
Di Pietro ha rilevato che proprio sulla scuola "Berlusconi si è arrabbiato per la prima volta. Ha detto 'è colpa dei giornali', ma sono tutti suoi. Per la prima volta si è reso conto di una informazione orizzontale che non controlla più".
Di Pietro si è detto pessimista anche sulla possibilità che l'opposizione possa incidere sui decreti attuativi, ma ha ribadito infine che sul tema "della scuola, dell'istruzione e della formazione possiamo costruire non solo un'opposizione oggi, ma un futuro domani. Far comprendere ai cittadini che in gioco è la democrazia".

SCUOLA: BERLUSCONI, ANDIAMO AVANTI CON DL GELMINI

"Andiamo avanti", anche perche' le critiche al decreto Gelmini "sono strumentali". Cosi' il premier Silvio Berlusconi replica all'appello lanciato ieri dal leader Pd, Walter Veltroni, di ritirare il decreto sulla scuola e aprire un confronto. "Andiamo avanti a governare - spiega Berlusconi - a fare le cose di buon senso che sono nel programma, qualunque cosa dica Veltroni o chiunque altro dell'opposizione. Hanno usato strumentalmente la scuola, pensate all'universita' dove non abbiamo ancora fatto nulla e gia' hanno mosso critiche e studenti nelle strade con strumentalizzazioni difficilmente definibili". (AGI) - Roma, 26 ott. -

CONOSCERE LA LEGGE 133/2008 PER DIFENDERE L'UNIVERSITA' PUBBLICA

DAL SITO http://www.politicamentecorretto.com/
Massimo Seracini on 26 Ottobre, 2008 00:49:00

Ho ricevuto da un mio collaboratore questa importante analisi su la legge 133/2008 e ho ritenuto mio dovere di portarla a conoscenza dei nostri connazionali all'estero, come esempio disgregante della politica dei tagli del Governo Berlusconi, che colpisce non solo i nostri contributi, ma il futuro della nostra istruzione che portera' l'Italia ad essere sempre meno competitiva.
Più che una legge, è un enorme calderone all’interno del quale è stato gettato di tutto, ogni argomento con una qualche valenza di tipo economico.Il testo della legge potete trovarla a questo indirizzo http://bambinicoraggiosidue.blogspot.com/2008/10/riforma-gelminilegge-133-il-testo.html
Basti pensare che questa legge ha chiamato in causa le seguenti commissioni- Commissione V BILANCIO E TESORO e VI FINANZE- COMITATO PER LA LEGISLAZIONE- Commissione I AFFARI COSTITUZIONALI- Commissione II GIUSTIZIA- Commissione III AFFARI ESTERI- Commissione IV DIFESA- Commissione VII CULTURA- Commissione VIII AMBIENTE- Commissione IX TRASPORTI- Commissione X ATTIVITA’ PRODUTTIVE- Commissione XI LAVORO- Commissione XII AFFARI SOCIALI- Commissione XIIIAGRICOLTURA- Commissione XIV POLITICHE UNIONE EUROPEA- COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI
L’iter parlamentare di questa maxi legge ha avuto inizio con la prima lettura alla Camera dei Deputati il 2 LUGLIO, per concludersi con l’approvazione il 6 AGOSTO 2008, e passare al Senato.Un mese di discussione, due o tre giorni per settimana, nel completo silenzio dei media nel periodo di minima attenzione dell’opinione pubblica, in vacanza, ferie...
Arriviamo a discutere cosa questa legge decreta al riguardo dell’università pubblica.
TAGLIO DELLE RISORSE ECONOMICHE DESTINATE ALL’UNIVERSITA’PUBBLICA
E’ stata decisa da questa legge il taglio dei fondi destinati all’università pubblica (FFO - fondo per il finanziamento ordinario delle università) nella seguente maniera.Riduzione di:- 63.5 milioni di euro per l’anno 2009- 190 milioni di euro per l’anno 2010- 316 milioni di euro per l’anno 2011- 417 milioni di euro per l’anno 2012- 455 milioni di euro a decorrere dell’anno 2013per un totale di 1441.5 milioni di euro almeno fino al 2013.
TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITA’ PUBBLICHE IN “FONDAZIONI DI DIRITTO PRIVATO”
Per sopperire all’improvviso ammanco dei finanziamenti pubblici, lo stato consente alle università di trasformarsi in fondazioni di diritto privato..Questo passo sancirebbe la morte di un’istruzione pubblica per tutti, consentendo alle fondazioni universitarie di decidere l’entità delle tasse per gli studenti, ed andando a ledere il fondamentale diritto allo studio universitario, tutelato dalla Costituzione Italiana attraverso l’articolo 33, che recita:Art. 33. L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.Attualmente la legge difatti sancisce che nell’anno solare, il gettito delle tasse degli studenti non deve superare il 20% dell’importo del finanziamento ordinario dello Stato (FFO), cosa che di fatto pone un tetto massimo alle tasse che si possono far pagare ad uno studente.Con il passaggio a fondazione l’università potrà (e vista la mancanza di fondi, dovrà) chiedere qualunque cifra agli studenti, senza dover rispondere a nessun tetto prefissato. Una retta universitaria da 10.000 euro potrebbe essere uno standard per il prossimo anno accademico.Raggiungeremmo uno standard tipo college americano.
Con l'entrata in vigore della legge 133/2008 si è andati a ledere questo principio costituzionali, garantendo il diritto allo studio ed ad una formazione di qualità solamente a chi può far affidamento su una grande capacità economica, andando a ledere il principio costituzionale di eguaglianza e pari dignità tra i cittadini decretata dall’articolo 3
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Al contempo assisteremo alla definitiva violazione dell’articolo 9, che recitaArt. 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [...] vista la sostanziale impossibilità delle università di mantenere una gestione pubblica a seguito dei tagli economici e di personale docente, di ricerca e tecnico – amministrativo subiti.
Oltre a questo vi sono implicazioni riguardanti i poteri economici.Le università potranno “trovarsi uno sponsor” che li finanzi. Inutile dire gli effetti devastanti che avrebbe un controllo economico di questo tipo sulla ricerca in tutti i vari settori universitari. La ricerca verrebbe condotta secondo le direttive impartite dalle società finanziatrici, in base alla redditività a livello economico!
TURN OVER (articolo 66)La stessa legge ha imposto una drastica riduzione del personale universitario alle facoltà stesse, che si trovano costrette improvvisamente a mandare obbligatoriamente in pensione chi ha maturato i requisiti necessari, o altrimenti licenziare parte del proprio organico. Logica vorrebbe una sostituzione nelle posizioni didattiche per mantenere l’offerta d’insegnamento.La legge 133 impone invece un turn over bloccato al 20%, ovvero un nuovo assunto ogni cinque pensionamenti o licenziamenti. Come pensiamo di mantenere una didattica di buon livello in questa maniera?
Riassumendo:
- Le facoltà devono ridurre gli organici entro i termini imposti dalla legge, licenziando o pensionando forzatamente
- Si può procedere all’assunzione ogni 5 pensionamenti e/o licenziamenti Matematicamente qualcosa non torna. Si rinuncia a personale docente, chiedendo ai ricercatori di mantenere il ruolo di insegnanti, mantenendo la stessa retribuzione e lavorando fuori dai compiti stabiliti dal loro contratto (che prevede 60 ore di ricerca, e nessun obbligo all’insegnamento).Con questa situazione, l’unica soluzione sarebbe sopprimere corsi d’insegnamento, fino a giungere addirittura alla cancellazione dei corsi di laurea meno frequentati o considerati di minor interesse.
In questo rapido excursus informativo sono stati citati solamente i problemi più grossi a cui questa legge condurrebbe, ma basta leggere con attenzione il testo della legge, o informarsi con chi già lo ha fatto prima di noi perché vi si dischiudano gli abissi entro cui verrà gettata l’università se tutto questo viene approvato in Parlamento. L’università da pubblica diventerebbe un privilegio per i pochi che potrebbero permettersi rette universitarie altissime, mentre il livello qualitativo dell’insegnamento pubblico crollerebbe a picco per la mancanza di docenti e la soppressione di esami, nonché probabilmente anche di corsi di laurea meno frequentati o considerati “di minore rilievo”.Si sta cercando di distruggere la nostra cultura ed obbligando le università a svendersi a privati per sopravvivere, senza poi garantire un livello di istruzione accettabile.
DIFENDIAMO L’UNIVERSITA’ PUBBLICA DALLA LEGGE 133/2008
Massimo SeraciniUDC Nord e Centro AmericaSan Diego, California USA23 Ottobre 2008http://www.massimoseracini.org/

SONDAGGIO MANNHEIMER: GOVERNO PERDE 20 PUNTI DI CONSENSO IN UN MESE


Ottobre 26, 2008
Rileggendo le pagine del Corriere della Sera emergono nuovi dati sul gradimento degli italiani per il governo Berlusconi. Secondo il sondaggio curato da Renato Mannheimer il Popolo della Libertà perde consensi per essere stato incapace di gestire le manifestazioni di studenti e docenti contro il decreto Gelmini. Se a settembre l’esecutivo godeva del 60% di consensi oggi la maggioranza deve fare i conti con un grave calo di gradimento che supera di poco il 40%. Il trend negativo però non ha portato dei risultati positivi all'opposizione che non saputo cogliere il momento per rafforzarsi. Saranno le liti all’interno del Pd o la rottura con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che fanno calare dal 36% di giudizi favorevoli al 29%. Dopo la manifestazione nazionale del Pd a Roma Veltroni deve provare a ricompattare il suo elettorato prima che si dilegui. In questo momento il Partito Democratico gode del consenso di meno di un terzo dei suoi stessi elettori. La vera colpa è che il Pd non è capace di fare opposizione.

Ricordo che i sondaggi dell'Istituto Consortium pubblicati il 21 ottobre e relativi ad indagine svolta il 7 e l'8 ottobre davano alla fiducia nei confronti dei amggiori partiti, le seguenti percentuali: Passando alle singole forze politiche, "resta sostanzialmente stabile e molto elevato il valore del Popolo della Libertà: 39,8%. Ferma la Lega al 9%. In leggera flessione il Partito Democratico, che in ottobre vale il 28,2%". Ma la vera sorpresa è l'ulteriore balzo di Antonio Di Pietro. "L'Italia dei Valori è salita in trenta giorni dall'8,2 al 9,1%, guadagnando quasi un punto". In lieve calo l'Udc, "al 5,1%". Rifondazione Comunista "si attesta poco sopra il 3%, mentre La Destra vale attualmente l'1,6%".
Il sondaggio Consortium è stato realizzato martedì 7 e mercoledì 8 ottobre: campione di 1.000 casi. Campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne in base ai parametri ISTAT di sesso, età e macro-area di residenza; metodologia C.A.T.I.

Fonti: Corriere della Sera 36 ottobre 2008 e web

CIRCO MASSIMO: DELUSI DA VELTRONI, IN PIAZZA PER IL PD

Di Roberta Lerici
Strana la "piazza" di oggi. C'erano tutti, (almeno un milione di persone) perchè tutti sanno che a questo governo bisogna opporsi. Ma se dovessi dire quale fosse lo stato d'animo del popolo del PD, l'ultimo aggettivo che mi verrebbe in mente sarebbe "sereno". Non c'era serenità al Circo Massimo, ma persone preoccupate. Preoccupate per il futuro, preoccupate per il presente. C'era il gazebo del Manifesto, che rischia di chiudere, e raccoglieva offerte, c'era il gazebo dei socialisti che raccoglievano firme, ma erano troppo lontani per capire cosa chiedessero di firmare. Preso d'assalto il gazebo dell'IDV per la raccolta firme del referendum contro il Lodo Alfano, quello che Veltroni non appoggia ma Parisi sì. Il popolo del PD non obbedisce ai dettami del capo e firma contro il Lodo Alfano, chiede se c'è anche Di Pietro, (sotto il gazebo anche lui tutto il giorno). Vuole che PD e IDV siano alleati, come dimostra il
sondaggio commissionato da Repubblica. Sono più responsabili e lungimiranti del loro leader. In Parlamento ci sono solo le loro due forze: a che pro smarcarsi per fare "un'opposizione diversa"? Anche Casini ha annunciato di non scendere in piazza perchè "l'UDC è diversa, l'opposizione la fa in parlamento". Davvero? E come fa a farla se sono in quattro? Se ognuno dei partiti di opposizione dicesse, "La nostra è un'opposizione diversa", sparirebbe anche quella poca opposizione che si può fare quando i numeri sono così impietosi. Io credo che oggi "essere diversi" sia una colpa imperdonabile. E poi, diversi da chi? I mille distinguo sul come-fare-cosa, hanno portato alla situazione attuale. Una situazione dove il leader del PD oggi riceve un'ovazione per aver detto che "l'Italia è un paese antifascista". E' questa la frase simbolo della giornata, quella che dovrebbe farci capire quanti passi indietro abbia fatto la nostra democrazia negli ultimi mesi. Voglia di manifestare insieme, tanta. C'erano anche i comitati "No Dal Molin" con uno striscione di 30 metri. C'erano tanti ragazzi, ma tanti erano anche gli ultraquarantenni tornati a manifestare dopo anni. Parla solo Veltroni. Archiviato Jovanotti, si chiude con l'inno di Mameli. Forse l'Italia s'è desta. E Berlinguer sembra così lontano...

Il discorso di Veltroni (versione integrale)

autore R.Lerici-25 ottobre 2008- Questo articolo è riproducibile a condizione che si citi autore e link attivo www.bambinicoraggiosidue.blogspot.com

sabato 25 ottobre 2008

Riforma Scuola: una maestra spiega al ministro Gelmini cos'è la Scuola Primaria

di Roberta Lerici
Da oggi, comincerò a pubblicare le lettere più interessanti e utili sulla riforma della scuola proposta dal ministro Gelmini. Scrivono insegnanti, genitori, presidi e studenti e, ognuno di loro, racconta cos'è la scuola oggi. Leggendole, si ha l'impressione che nessuna delle persone che ogni giorno interviene nei vari programmi televisivi o sui giornali, conosca la scuola. Forse hanno lasciato gli studi da troppo tempo, forse non hanno figli o forse non hanno interesse ad informarsi. Chi, però, come tanti di noi ha rapporti quotidiani con le scuole di ogni ordine e grado perchè ha dei figli in età scolare o perchè insegna, sa benissimo che i problemi della scuola sono altri e non certo quelli di cui parla il Ministro ogniqualvolta viene intervistata. Questa riforma è fatta da persone che della scuola non conoscono nulla, ragionieri neanche tanto bravi, che hanno dell'istruzione un concetto talmente limitato, da farci dubitare seriamente della bontà dei loro studi. Tornerò nello specifico della riforma nei prossimi giorni. Per ora vi lascio alla lettera di questa insegnante, sconvolta come tanti, dalla puntata del 22 settembre di Porta a Porta. Là si voleva parlare di scuola, là si è dimostrata grande ignoranza sull'argomento.
Lettera pubblicata dal sito internet: www.iotti.org
Il ministro Gelmini mi ha fatto tenerezza! E' successo lunedì notte, durante la trasmissione di Vespa, quando sono rimasta allibita di fronte a questo Ministro che di scuola di fatto non sa proprio niente ed è costretta a cavarsi dai guai ripetendo allo sfinimento il ritornello dei tagli necessari al bilancio e degli sprechi (sigh!) che si farebbero nella scuola.
Dalle dichiarazioni di MariaStella è apparso evidente che siamo di fronte ad un Ministro che di scuola primaria sa poco e niente, che confonde maestro unico con maestro prevalente, tempo pieno con doposcuola, compresenza con contemporaneità, insegnanti di modulo e insegnanti in classe e potrei continuare nell'elenco. E queste non sono sottigliezze. Chi conosce il mondo della scuola ne comprende la fondamentale differenza e conosce la loro ricaduta nell'organizzazione scolastica.
Spiace constatare che, di fronte a tale situazione, ci sono voci di autorevoli persone di scuola (almeno tali li ritengo) che forse si lasciano abbagliare dalle voci suadenti di certe chimere o dalla moda del momento ed escono sui giornali locali con dichiarazioni superficiali a dir poco sbalorditive e nostalgiche sulla loro brava maestra di un tempo.
Sveglia ragazzi! La scuola è cambiata e si è data una struttura e degli obiettivi ben diversi da quelli di 50 anni fa (per fortuna).
Proviamo ad affrontare i colpi bassi dei delfini del governo che sbandierano ad hoc i 9 insegnanti per classe di Albate (che sono certa non sono ciò che appare dai media, ma se anche fosse così si tratterebbe allora di una anomalia da affrontare che non rappresenta certamente la situazione generale della scuola).
Sarebbe interessante avvertire il ministro Gelmini che l'insegnamento della lingua straniera, della religione cattolica, dell'informatica, e i progetti per l'integrazione degli stranieri (spero che non intenda sopprimerli, ma lo temo fortemente) comunque impediscono il mantenimento di un maestro unico per classe. Ed occorre anche dirle che la sorveglianza durante la mensa assorbe un buon numero di ore di lavoro dei maestri che spesso annullano le ore di contemporaneità (nella mia scuola accedono al servizio mensa circa 170 alunni, il rapporto alunno-maestro è 1 a 30, servono 6 docenti per due ore al giorno).
Vuoi vedere che demanda tutto ai Comuni? Ci aveva già provato il ministro Moratti!
Ai genitori e agli italiani benpensanti, quelli pronti a sparare su questa Italia da buttare fatta da ladri, fannulloni, evasori,... (che sono sempre gli altri naturalmente) proviamo a ricordare che nella scuola del maestro unico:1- c'erano le CLASSI DIFFERENZIALI (le chiamavano le classi degli asini)2-gli alunni diversamente abili frequentavano le SCUOLE SPECIALI. (ora sono inseriti con l'accompagnamento di un insegnante di sostegno, ma solo per alcune ore, nel tempo restante è l'insegnante di classe che se ne occupa)3-in classe non c'erano bambini stranieri non italofoni4- i bambini che non imparavano venivano semplicemente BOCCIATI , ora per sostenere i bambini in difficoltà si prevedono progetti di recupero utilizzando le "poche" ore di contemporaneità disponibili.
Questa è la scuola alla quale pensa il governo?! Spieghiamolo alle famiglie!
Verso la (contro)riforma Tremonti-Gelmini stanno circolando parecchi documenti, tanto condivisibili quanto spesso inefficaci!Inefficaci perchè come al solito siamo disarmati di fronte allo strapotere dei mezzi di comunicazione (la madre delle CASTE). Stiamo discutendo perlopiù fra noi, in ambiti comunque circoscritti e limitati, mentre sui giornali e in tv circola una vergognosa campagna di sostegno al Ministro sorretta da pilastri fatti di qualunquismo, di pressapochismo, quando non di consapevole falsità.
Nelle scuole i docenti hanno all'inizio dell'anno scolastico molte occasioni per incontrare i genitori, in ambiti istituzionali ed anche in momenti informali. Utilizziamoli per spiegare ciò che sta accadendo. Il maestro unico può diventare uno specchietto per le allodole (cito il detto solo per chiarezza, ovviamente le allodole non hanno niente a che fare con i genitori), ma basta poco per smontare questa illusione, fosse anche solo il timore che il figlio si ritrovi con una insegnate sgradita: preoccupazione di tutto rispetto se consideriamo l'importanza che il confronto tra più docenti ha nella analisi e valutazione dei comportamenti e delle relazioni tra i bambini e con i bambini.
Chi è fuori dalla scuola non è esonerato dall'impegno personale nel contrastare le malefatte del governo, almeno in questo settore che mi sembra abbastanza sentito da tanti, se non da tutti.L'operazione del governo nasce da un problema economico forse ma ha un pericolosissimo sapore classista che non possiamo subire.
Buon lavoro a tutti!Eleonora Dubini, maestra elementare, orgogliosa del suo lavoro e della sua scuola.

Scuola/ Riforma Moratti e Riforma Gelmini a confronto. Identici i testi, identico il fine: smontare la scuola pubblica

di Roberta Lerici
Ecco le due riforme della scuola più controverse e contestate degli ultimi anni: la Riforma Moratti e il DDL Gelmini. Dietro entrambe le riforme, lo stesso ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Il progetto di demolizione della scuola pubblica italiana inizia verso la fine degli anni '90 e speriamo che la mobilitazione generale di quella parte di persone che, invece, considera la Scuola Pubblica un valore irrinunciabile per il nostro Paese, impedisca agli stessi politici di allora, di festeggiarne la riuscita.
In fondo, diversi documenti correlati e il testo integrale della Riforma Moratti
dal sito: http://www.fisicamente.net/index-192.htm
Un comunicato sindacale dei Cobas del 2003:
"La scuola dell’Autonomia - della Legge di Parità (che elargisce favori alla scuola privata), del Riordino dei cicli (Moratti ora, Berlinguer prima) e della Riforma degli organi collegiali - ha come unico e unitario progetto la riduzione della scuola pubblica statale a scuola residuale e dell’istruzione a prodotto mercificato e vendibile al miglior offerente, per mandare avanti la quale è funzionale avere a propria disposizione personale trattato con il criterio aziendalistico di contratti che sanciscano la definitiva gerarchizzazione di personale che riceve buste paga basse uguali per tutti e premi in busta paga per i più meritevoli.
con ritiro della Riforma Moratti si chiede:
l’obbligo scolastico fino a 18 anni; contro l’anticipo delle iscrizioni alla scuola dell’infanzia e alla scuola elementare che ne distrugge l’impianto pedagogico; contro la diminuzione del tempo scuola e la scomparsa del Tempo pieno e del Tempo prolungato; contro la classista divisione del percorso scolastico del ciclo secondario nel sistema dei Licei e della Formazione Professionale Regionale, con la conseguente regionalizzazione di tutta l’istruzione Professionale di stato"
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In data 2 agosto 2001 il Ministro Moratti avvia con il collega Tremonti una corrispondenza epistolare che rappresenta, a posteriori, una chiave di lettura che permette di interpretare le scelte di politica scolastica sin qui attuate.
In essa, la Ministra Moratti individua l’elevamento dell’obbligo scolastico (L. 9/99), l’aumento di iscrizioni alla scuola materna e la generalizzazione delle lingue straniere nella scuola elementare come cause della mancata contrazione degli organici. Individua anche possibili aree di intervento di risparmio quali ridefinizione dei criteri di dimensionamento delle scuole, mobilità professionale per le graduatorie con docenti in esubero, trasformazione dell’orario di insegnamento e razionalizzazione delle classi di concorso, riduzione del numero di insegnanti specialisti per l’insegnamento delle lingue straniere nelle elementari, ridefinizione dei compiti e dei ruoli del personale ATA e l’esternalizzazione delle funzioni. Solo nel rispetto di questi impegni, il Ministro Tremonti comunica alla collega il 9 novembre 2001 di aver firmato il decreto relativo alla determinazione degli organici.
Sono queste le linee programmatiche che guidano il governo negli interventi sulla scuola. Occorre risparmiare riducendo del 15% le spese per il prossimo triennio per il personale. Si comincia con il taglio di 20.000 posti del personale ATA nel luglio 2001.
Caro Tremonti …
"Caro Ministro,… (n.d.r. On.le Prof. Giulio Tremonti, On.le Prof. Franco Frattini)…occorre precisare che nell’ultimo triennio non è stato possibile realizzare una contrazione degli organici per i seguenti motivi:elevamento dell’obbligo scolastico (legge 9/99) FATTO!La legge delega "per la definizione delle norme generali sull’istruzione" abolisce la legge suddetta e indirizza gli alunni, al termine della terza media, direttamente alla formazione professionale regionale così si decongestiona la scuola superiore statale)
"...costante aumento del numero di bambini iscritti alla scuola materna statale, non solo per il fisiologico incremento della domanda, ma anche per la garanzia a tutti i bambini tra i 3 e 6 anni di poter frequentare la scuola dell’infanzia (art. 2 della legge 30/2000) FATTO!La proposta di riforma abolisce la legge 30/2000.
necessità di garantire la generalizzazione dell’insegnamento delle lingue straniere nella scuola elementare… FATTO!L’art. 22, comma 5 della legge 448 (finanziaria 2002) dispone che l’insegnamento della lingua straniera nella scuola elementare sia garantito solo all’interno dell’orario obbligatorio, compatibilmente con la disponibilità di organico (la C.M. n. 16 applicativa lo riserverà solo alle classi del 2° ciclo, organico permettendo).
Consapevole dell’impegno che il governo ha assunto di contenere la spesa corrente questo Ministero provvederà ad adottare interventi strutturali finalizzati a tale obiettivo. Le iniziative che si stanno definendo riguardano tra l’altro:la ridefinizione dei criteri di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, d'intesa con le Regioni e con gli Enti locali, Impostato!È stata pubblicata una lista di 2003 scuole sottodimensionate. Sono stati messi a concorso per dirigenti scolastici solo 1.500 posti, contro i 2.500 vacanti.
la promozione della mobilità professionale e intercompartimentale del personale appartenente a ruoli che presentano situazioni di esubero (per esempio: insegnanti tecnico pratici, docenti di educazione tecnica e di educazione fisica). Le posizioni di esubero ammontano a oltre 8.000 unità; FATTO!Il decreto legge n. 212 del 25 settembre 2002 "Misure urgenti per la scuola, l’Università, la ricerca scientifica…" prevede, per i docenti in situazione di soprannumerarietà, la riconversione professionale, pena la cassa integrazione ed il licenziamento dopo due anni.
la destinazione di una quota percentuale dell'organico di ciascuna istituzione scolastica (tale percentuale potrebbe corrispondere alla "quota locale" del curricolo che il DPR n. 275/99 quantifica nel 15% dell'orario complessivo settimanale) preferibilmente a contratti d'opera; la trasformazione, per i docenti dell'istruzione secondaria, dell'orario di cattedra in "orario annuale di lavoro" rispetto al quale dovrebbero essere previste, ove necessarie, prestazioni aggiuntive obbligatorie, da retribuire in eccedenza, e il consequenziale contenimento delle supplenze brevi; FATTO!Le scuole secondarie di 1° e 2° grado suppliscono i docenti assenti fino ai 15 giorni utilizzando personale interno.
la razionalizzazione delle classi di concorso per una utilizzazione ottimale del personale; FATTO!La finanziaria 2003 ribadisce quanto già previsto in quella 2002. L’intento è di portare tutte le cattedre a 18 ore, anche mediante l’individuazione di moduli organizzativi diversi da quelli previsti dai decreti costitutivi delle cattedre
la ridefinizione del profilo professionale dell'assistente tecnico e della funzione docente dell'insegnante tecnico pratico, creando le condizioni per eliminare o ridurre i tempi di compresenza; la riduzione del numero dei docenti "specialisti" (circa 11.000) impegnati nell'insegnamento delle lingue straniere nella scuola elementare facendo ricorso in misura più ampia alla formazione del personale e favorendo il reclutamento di docenti che abbiano superato la prova di lingua straniera; la ridefinizione dei compiti e dei ruoli del personale Ata, nel quadro dell'autonomia degli istituti, attraverso un miglior impiego delle tecnologie informatiche e l'esternalizzazione delle funzioni strumentali FATTO!La finanziaria 2003 attribuisce ai collaboratori scolastici i compiti di accoglienza, sorveglianza e vigilanza e alle scuole la possibilità di affidare in appalto i servizi di pulizia, di igiene ambientale e di vigilanza dei locali scolastici
Pertanto, già per il prossimo anno scolastico sono state realizzate, con DM 27 luglio 2001 n. 128 misure di contenimento delle dotazioni organiche del personale ATA modificando alcuni parametri di calcolo previsti in precedenza…"
Roma, 2 agosto 2001, Letizia Moratti
…Cara Moratti
"Cari Colleghi,… (n.d.r. Dott.ssa Letizia Moratti, On.le Prof. Franco Frattini)ho firmato il decreto relativo alla determinazione degli organici del personale docente…Mi corre tuttavia l’obbligo di evidenziare un tendenziale andamento crescente delle dotazioni organiche del personale del Ministero dell’Istruzione. E pertanto, nel quadro dell’impegno assunto dal Governo di contenere la spesa corrente, la firma del decreto è avvenuta proprio sulla base dei precisi impegni assunti dal Ministero dell’Istruzione per l’adozione di interventi strutturali finalizzati a tale obiettivo comune. Mi riferisco, in particolare, alle iniziative compendiate in otto punti nella lettera del Ministro dell’istruzione in data 2 agosto 2001… Nel presupposto che si proceda alla concreta realizzazione del contributo al processo riduttivo della spesa, in coerenza con le iniziative suindicate, ho dato seguito alla richiesta."Roma, 9 novembre 2001, Giulio Tremonti
Documenti Correlati:
Testo Riforma Moratti
Ecco il testo integrale della legge Moratti sullo stato giuridico dei docenti, approvata in Parlamento il 25 ottobre 2003, contro la quale le università italiane si sono mobilitate.
Un articolo che ne critica i vari punti dal sito http://www.rassegna.it/ dove potrete trovare tutti molti articoli interessanti usciti nel 2003 sulla Riforma Moratti
Riforma Moratti: la legge punto per punto 1 maggio 2003di Stefano Iucci Quest’anno compie 40 anni la scuola media unica, gratuita e obbligatoria varata dal primo governo di centro-sinistra nel 1963. Finiva l’avviamento professionale. Finiva un sistema duale che, già a dieci anni, incanalava i ragazzi in due percorsi incomunicabili: uno dei quali, l’avviamento appunto, non consentiva l’accesso ai licei e all’università ed era fatalmente riservato alle classi svantaggiate.
Un compleanno caduto male: proprio quest’anno il governo ha licenziato una legge delega di riforma del sistema dell’istruzione che, al di là delle dichiarazione roboanti di Berlusconi (“dopo 34 tentativi falliti in passato siamo riusciti a riformare la scuola”), ripropone un impianto ideologico antecedente alla riforma del ‘63. E cioè: rigida separazione tra un sistema “alto” dell’istruzione, quello dei licei, e un altro “basso”, residuale, dell’istruzione e della formazione professionale; la scelta molto precoce, anche a tredici anni, tra i due canali e, a 15 anni, addirittura la possibilità di un canale di serie C, la cosiddetta alternanza scuola-lavoro, “grazie” alla quale gli studenti potranno espletare integralmente la loro formazione fino a 18 anni in azienda. Un’azienda che, praticamente, sostituisce la scuola. Novità importanti sono previste anche per la scuola dell’infanzia e quella primaria, con la possibilità di iscrizione anticipata dei bambini e delle bambine slegata da qualsiasi valutazione pedagogica, didattica o semplicemente organizzativa. Infine, unico in Europa, il nostro paese con questa legge riduce di un anno la durata dell’obbligo scolastico, abbassando l’età dei ragazzi obbligati da 15 a 14 anni di età . Per Enrico Panini, segretario generale della Cgil scuola, con il quale commentiamo gli aspetti principali del provvedimento, “si tratta di una legge illegittima sul piano costituzionale (e la Cgil intende adire tutte le vie legali per arrivare a porre, davanti alla Corte Costituzionale, la legittimità del ricorso alla delega, ndr) e devastante per gli effetti che creerà sul sistema dell’istruzione”. Le risorse e i tempi
Entro 24 mesi dal via libera alla legge, il governo è delegato a emanare i relativi decreti attuativi. In 90 giorni Moratti deve predisporre il relativo piano finanziario. La strada della riforma sarà lunga e non facile, viste anche le diverse valutazioni della stessa maggioranza evidenti nella proliferazione degli ordini del giorno accolti: 45 alla Camera e 8 al Senato. Sbaglia però chi considera la delega una scatola vuota. Già da settembre 2003 infatti i ragazzi di 14 anni di età non saranno più obbligati ad iscriversi alla prima classe della scuola secondaria superiore, data la riduzione di un anno della durata dell’obbligo scolastico, sarà possibile iscrivere anticipatamente i propri figli alla materna e alle elementari e alcune regioni stanno sperimentando una parte delle novità previste dalla riforma per il ciclo secondario.
Poi c’è il problema delle risorse: i soldi, dicono le opposizioni e i sindacati, non ci sono e Tremonti ha ottenuto da Montecitorio un’arma formidabile: i decreti attuativi potranno avere il via libera solo se preceduti da provvedimenti legislativi che stanziano le risorse necessarie. Sarà dunque il ministro del Tesoro a scandire i tempi della riforma e Berlusconi ha già avvertito: per l’andata a regime della legge ci vorrà qualche anno. Per sostenere le iscrizioni anticipate il governo ha stanziato 12.731milioni di euro per il 2003; 45.829 euro per il 2004 e 66.198 per il 2005. Ma questi fondi, in realtà, sono sufficienti solo per una piccola parte degli aventi diritto cioè 86.600 bambini. Secondo quanto si evince da una nota tecnica del Servizio bilancio dello Stato, invece, i soggetti interessati dovrebbero essere 161.000: vale a dire il doppio. Non solo, il ministero non avrebbe considerato gli oneri organizzativi: serviranno 1.700 nuove aule, 2550 docenti e ulteriore personale Ata. Come si potrà, con i tagli in organico previsti dalla Finanziaria?
Moratti ha detto che altre risorse per la riforma potranno essere ottenute modificando la destinazione di altre voci di bilancio del ministero. Il rischio è, dunque, che la riforma vada a discapito di altre spese necessarie per il funzionamento ordinario delle scuole che hanno già subito tagli drastici. Comunque il trend degli ultimi anni è chiaro: tra il 2003 e 2005 la contrazione degli investimenti per la scuola sarà di almeno 2,1 miliardi di euro e il decreto taglia spese, nel 2002, ha già decurtato cospicuamente gli stanziamenti in materia. Quanto alla Finanziaria del 2004, dovrà contenere le risorse per riforma del fisco, previdenza e grandi opere: difficile, con questo governo, che per lascuola rimanga qualcosa. L’impianto generale del sistema
All’articolo 2, comma a) si legge: “È promosso l'apprendimento in tutto l'arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all'inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”. Sono obiettivi ambiziosi che sembrano, però, confliggere con una realtà dei fatti molto diversa. A leggere, infatti, gli Orientamenti sui curricola della scuola elementare e media del ministero della Pubblica istruzione (quello che trapela, perché l’informazione è rigidamente “sequestrata”), spiega Panini, “avremmo una scuola elementare sempre più leggera, di 27/30 ore settimanali contro le attuali 30/40. Che fine farà il tempo pieno? È legittimo pensare che sarà rimpiazzato da una attività che prevede la separazione rigida tra attività ordinaria e attività di completamento. Proprio come accadeva negli anni Sessanta”. Un altro esempio riguarda la scuola media. Sempre secondo le indicazioni ministeriali, l’orario settimanale passerebbe a 27 ore, dalle attuali 30-36. È vero che la legge Moratti offre 200 ore annuali, ma queste non sono obbligatorie per lo studente e non sostituirebbero l’attuale tempo prolungato. “Insomma – commenta il sindacalista – parlare di una scuola più leggera, cioè di meno scuola, è purtroppo del tutto fondato”. Obbligo scolastico e obbligo formativo
Ma la nuova scuola sarà più leggera soprattutto nella durata. A parole, la legge garantisce “a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno” (art. 2, comma c). In realtà si tratta di una vera e propria “petizione di principio”, contraddetta dalle scelte concrete del governo e dai contenuti della stessa delega”. La deroga Moratti cancella l’obbligo scolastico a 15 anni (introdotto dalla legge 9/99) che quest’anno ha tenuto in classe quasi 40.000 studenti in più. Panini: “Non è vero che tutti studiano per almeno 12 anni. Con questa legge a 14 anni si può smettere di andare a scuola. Si può uscire addirittura a 13 anni e mezzo se in precedenza si è “anticipata” l’entrata”.
Ma nel testo sono nascoste altre insidie. Nello stesso articolo si dice che “nei termini anzidetti di diritto all’istruzione e alla formazione e di correlativo dovere (il corsivo è nostro, ndr) viene ridefinito e ampliato l’obbligo scolastico (...) nonché l’obbligo fomativo” introdotto dalla legge 68/99. “Con un fantomatico diritto-dovere all’istruzione si supera il concetto di obbligo – commenta ancora Panini – , che secondo il governo sarebbe un modo di pensare arretrato e impositivo. In realtà l’obbligo scolastico non è una prepotenza dello Stato ma, piuttosto, una garanzia per i minori. Perché, con l’imposizione dell’obbligo lo Stato contrae contemporaneamente delle responsabilità. Se, invece, si parla di diritto-dovere delle persone si scaricano sulle scelte individuali responsabilità che, per questo, non sono più dello Stato”. La proposta della Cgil, come è noto, è un’altra: almeno 10 anni di obbligo scolastico (quindi uno in più rispetto alla vecchia legge 9/99), da assolvere per gli ultimi due anni nel primo biennio, orientante, della scuola secondaria superiore, i cui indirizzi vanno rivisti e ridotti. Solo dopo, a 16 anni di età, e con una frequenza di almeno 10 anni nel sistema di istruzione, si dovrebbe collocare l’eventuale scelta fra i licei e un’istruzione e formazione professionale di pari dignità. Un buco clamoroso: l’anno anomalo
Ma la delega contiene un buco clamoroso, perché produce il cosiddetto anno anomalo. Cosa vuol dire? Da subito la legge abroga la legge 9/99, che ha innalzato di un anno la durata dell’obbligo scolastico. Dunque, i ragazzi di 14 anni di età in uscita dalla terza media che, tra gennaio e febbraio 2003 si sono dovuti preiscrivere alla prima classe delle superiori, non saranno più obbligati, il prossimo anno, ad andare a scuola. Cosa faranno? Rischiano di allargare il flusso già consistente della dispersione scolastica perché, in attesa dei decreti legislativi che dovrebbero “rivedere e ampliare l’obbligo scolastico e formativo”, secondo quanto previsto nella delega, per i ragazzi tra 14 e 15 anni si produce un vuoto. Infatti, per l’obbligo formativo i decreti attuativi parlano di 15-18 anni di età, all’apprendistato si accede a 16 anni, al lavoro, secondo la normativa sul lavoro minorile, a 15 anni e all’art. 4 della stessa legge delega si fa partire il percorso in alternanza scuola lavoro a 15 anni. Tutto al momento, dunque, comincia almeno a 15 anni mentre il Parlamento ha riportato a 14 anni l’età in cui non si è più obbligati a frequentare la scuola. Canalizzazione precoce e modello duale
A quanti anni un ragazzo è in grado di scegliere il proprio futuro? Secondo il progetto Moratti molto presto. La selezione avviene al termine delle medie, dunque a 14 anni o a 13 anni se il ragazzo è entrato, come previsto dalla delega, in anticipo nel mondo della scuola. “Ma i bambini in realtà si preparano a scegliere prima – chiosa Panini –, già a dodici anni, perché l’ultimo anno della scuola media diventa orientativo”. È a questo punto che si potrà optare per il sistema nazionale dei licei (di durata quinquennale) o quello dell’istruzione e formazione professionale in carico alle Regioni (quadriennale) e, anche nella durata, fortemente residuale. Due canali rigidamente separati tra di loro e senza possibilità d’integrazione. È la filosofia del vecchio avviamento professionale che produrrà un ulteriore blocco della mobilità sociale: è molto probabile, infatti, che una scelta così precoce sia determinata dalle caratteristiche socio-culturali delle famiglie di provenienza. Già oggi, uno studente con il padre che ha un titolo di scuola media ha solo il 15 per cento delle probabilità laurearsi; la percentuale sale al 60 con un genitore laureato.
Un esempio in negativo viene dalla Germania il cui modello di selezione precoce separa gli studenti addirittura a 10 anni e, in base a test di valutazione li indirizza verso i licei o, appunto le scuole professionali. Questo modello, fortemente duale, è stato recentemente bocciato dall’Ocse. Secondo l’indagine P.i.s.a, infatti, il 40 per cento dei bambini che scelgono le medie professionalizzanti provengono dai settori più svantaggiati della società. Per l’Ocse il modello che produce i risultati migliori è quello finlandese, che non prevede alcuna canalizzazione prima dei 16 anni. I cicli scolastici: la scuola dell’infanzia, le elementari, le medie
“Il sistema educativo d’istruzione e di formazione si articola nella scuola dell’infanzia, in un primo ciclo che comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, e in un secondo ciclo che comprende il sistema dei licei e il sistema dell’istruzione e della formazione professionale” (art. 2, comma d). Nel testo si parla di un primo ciclo che tiene insieme elementari e medie. Di fatto, però, i due ordini sono rigidamente separati. Da anni i pedagogisti segnalano la necessità di un raccordo che accompagni nel segno della continuità un passaggio così difficile per i ragazzi e che genera, in prima media, una percentuale altissima di bocciati: l’8 per cento degli studenti. Proprio per questo, il tentativo di riforma Berlinguer-De Mauro prevedeva un’unico ciclo di base della durata di 7 anni.
A dimostrazione che le scuole dell’autonomia sono più avanti di chi li governa in questo momento c’è un dato: il 43 per cento degli istituti di base sono già “comprensivi”, tengono cioè insieme elementari e medie. Ma di tutto questo il progetto Moratti non tiene conto.
La delega, come è noto, prevede la possibilità di iscrizione anticipata alla scuola dell’infanzia e alle elementari. Già da settembre del 2003 potranno accedervi i bambini di due anni e mezzo. Panini: “Oggi la nostra scuola dell’infanzia è una vera scuola. È una scuola di qualità, portata ad esempio in tutto il mondo e pensata in termini pedagogici, psicologici, didattici, organizzativi per i bambini dai tre ai sei anni d’età. L’anticipo a 2 anni e mezzo, agli occhi dei non addetti ai lavori, può sembrare irrilevante, addirittura gradito in quelle situazioni nelle quali gli asili nido sono scarsi o assenti e le rette mensili di quelli privati particolarmente consistenti. Chi invece lavora quotidianamente nella scuola dell’infanzia, sa bene cosa significhi in termini di autonomia, di competenze specifiche, di capacità di relazione tenere insieme bambini con differenze di sei mesi a questa età. Si tratta, insomma, di una norma improvvisata”. Ancora: “Il rapporto numerico bambino/adulto nell’asilo nido è notevolmente ridotto perché i bambini di tal età richiedono, anche fisicamente, una presenza continua e attiva da parte dell’adulto. Ma oggi, nelle nostre scuole dell’infanzia, ci sono anche 28 bambini per sezione”. Per la Cgil, dunque, l’anticipo a due anni e mezzo è ipotizzabile solo ad alcune condizioni: organizzare sezioni rivolte esclusivamente ai bimbi piccoli; svuotare le liste d’attesa per le scuole dell’infanzia che impediscono a molti bambini di frequentarle; utilizzare personale specializzato per i bimbi piccoli; approntare locali adatti a bambini ancora non autonomi e con attrezzature adeguate.
Anche alle elementari ci si potrà iscrivere, già da settembre, a cinque anni e mezzo. Traduzione: in una stessa classe ci potranno essere bambini anche con 20 mesi di differenza. Nel 2005 potranno iscriversi in prima elementare bambini nati dal 1° settembre del 1999 al 30 aprile del 2001. Sono salti che si ripercuoteranno sull’intero sistema: in futuro nella stessa classe di terza media potrebbero arrivare insieme bambini di 11 anni e mezzo e di 13 anni. “In una classe elementare di 25 alunni con queste grandi differenze di età – commenta il leader della Cgil – come saranno possibili i percorsi individualizzati che la legge prevede?”. Anche in questo caso, insomma, l’operazione sembra sganciata da qualsiasi valutazione pedagogica e didattica. L’anticipo è stato già sperimentato quest’anno scolastico dalla Moratti, insieme all’introduzione dell’insegnante tutor. Ed è stato un mezzo flop: il ministro voleva coinvolgere il 20% delle scuole; ma è riuscito a malapena a trovarne, dopo varie pressioni sui dirigenti scolastici, 250, un terzo delle quali “paritarie” e non pubbliche. Tra le segnalazioni raccolte dalla Cgil ce n’è una interessante: in un Circolo didattico, su 15 bambini che hanno scelto di anticipare l’accesso alle elementari, 5 sono stati rimandati indietro verso la scuola dell’infanzia.
Infine un’insidia. La possibilità di anticipo sarà valutata caso per caso dalla scuola: “Sarà forse questa una prima selezione tra gli studenti”, si chiede Panini? La scuola superiore
È qui, all’inizio del ciclo secondario superiore, che si colloca la scelta precoce degli studenti. I quali a 13 o 14 anni, con pochi strumenti a disposizione, dovranno decidere tra il canale del liceo (artistico, classico, delle scienze umane, economico, linguistico, musicale, scientifico e tecnologico) e quello della istruzione e formazione professionale, non meglio definito. A quindici anni, poi, i diplomi e le qualifiche si possono conseguire in alternanza scuola lavoro. Il ministro ha propagandato una finalmente raggiunta pari dignità culturale tra percorsi che in Italia sono tradizionalmente distanti. In realtà questa parità è una finzione, a partire dalla durata degli studi: 5 anni per i licei e solo 4 per l’istruzione e formazione professionale (ma la durata può essere anche inferiore, tre anni). Non solo: mentre il sistema dei licei è in carico allo Stato, il secondo canale sarà in mano alle Regioni, che avranno una prevedibile difficoltà a gestire un’offerta formativa di grande rilievo dal punto di vista quantitativo e qualitativo, viste anche le non brillantissime prove offerte nella gestione della formazione professionale. Per la Cgil è inaccettabile una “regionalizzazione dell’istruzione professionale e di quella tecnica che, attribuendo allo Stato la formazione dei cittadini destinati a dirigere il paese, lascia alle Regioni la formazione di coloro destinati a eseguire, magari a obbedire non disponendo delle stesse “parole” dei primi”. La legge, in verità, prevede passerelle che dovrebbero permettere il passaggio da un canale all’altro, ma, obietta Panini, “già oggi è molto difficile passare da un istituto tecnico a un liceo che pure stanno dentro lo stesso sistema, figuriamoci quando si vorrà passare dal sistema della formazione professionale a quello dei licei. Tutti gli indicatori ci dicono che i passaggi funzionano in un senso solo: dalla formazione ai licei”. In sostanza, anziché integrare scuola e lavoro, si procede per salti e separazioni nette. L’alternanza scuola-lavoro
“Guardi, signora, suo figlio non capisce quasi niente. Lo mandi alla formazione professionale”. La professoressa cui Don Milani indirizzava le sue lettere avrebbe potuto trovare oggi una soluzione ancora più drastica per quello studente “che non capisce quasi niente”. Con la delega, tra i 15 e i 18 anni, gli studenti potranno infatti realizzare il loro diritto-dovere alla formazione, cioè i corsi del secondo ciclo superiore, in alternanza scuola e lavoro. Si tratta, in sostanza, di un percorso di serie C: un inserimento da realizzarsi sulla base di convenzioni con aziende, associazioni imprenditoriali, camere di commercio; un luogo di confino per gli espulsi dal sistema della scuola e della formazione professionale, in cui non viene prefigurata nessuna vera integrazione scuola-lavoro ma, all’opposto, una separazione sempre più netta tra i due poli. È la riproposizone del vecchio adagio: “Non sei adatto a studiare, vai a lavorare”. L‘alternanza scuola lavoro dovrà essere meglio definita da un decreto applicativo. Quel che è certo fin da ora, perché è già scritto nella delega, è che le intese stipulate non costituiscono rapporti individuali di lavoro; per i ragazzi non sono neanche previste borse di studio: praticamente andranno a lavorare gratis, mentre sono previsti incentivi per le imprese, elevate al rango di veri e propri luoghi formativi. Il decreto attuativo, poi, sarà emanato “sentite le associazioni maggiormente rappresentative dei datori di lavoro”: “In questo modo – sottolinea Panini – i sindacati vengono tagliati fuori da una materia di portata così importante per i giovani”.
L’alternanza scuola-lavoro targata Moratti-Confindustria, va sottolineato, non ha nulla a che vedere con l’integrazione tra scuola e lavoro prevista dalla legge 196/97 (il cosiddetto Pacchetto Treu), che prevede un apprendistato di valore formativo e stage e tirocini in azienda.
Lo stage è una pratica già diffusa nelle scuole italiane e funziona proprio perché è trasversale ai diversi indirizzi (dal liceo al professionale) e non diventa, come nel progetto Moratti, un indirizzo a se stante. Lo stage è regolato dalla 196/97, che ne stabilisce criteri e limiti: uno stage, per esempio, per gli studenti della scuola secondaria superiore, può durare massimo sei mesi. Nulla invece impedisce, con questa brutta legge, che gli studenti passino in azienda tre anni interi: quelli cruciali per la propria formazione di cittadini e lavoratori. (Rassegna sindacale, n.17, 1 maggio 2003)
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Testo Riforma Moratti
Ecco il testo integrale della legge Moratti sullo stato giuridico dei docenti, approvata in Parlamento il 25 ottobre 2003, contro la quale le università italiane si sono mobilitate.
Un articolo che ne critica i vari punti dal sito http://www.rassegna.it/ dove potrete trovare tutti molti articoli interessanti usciti nel 2003 sulla Riforma Moratti