mercoledì 15 dicembre 2010

14 DICEMBRE 2010: E' IL CANE ATHOS L'UNICO EROE DI QUESTA TRISTE GIORNATA

                                                          Athos, a bordo della Jolly Amarantodi Roberta Lerici

Nella giornata in cui Berlusconi ottiene la fiducia per 3 voti, e la politica delle compravendite offre uno spettacolo penoso, Athos è l'unico di cui mi senta di parlare, forse perchè quel suo non voler abbandonare la nave su cui viveva e che ormai stava affondando, mi ricorda l'umanità e la sensibilità che oggi la nostra classe politica sembra voler calpestare ogni giorno in nome dei propri interessi personali.


La fine della mascotte della Jolly Amaranto E' morto "Athos", il cane che non ha voluto abbandonare la nave 

GENOVA - Athos, evidentemente, amava la sua nave più i tutti: la cuccia in sala macchine era la sua casa da cinque anni; con lei aveva già fatto il giro dei porti di mezzo mondo. Era un cane "d'altura" la mascotte della Jolly Amaranto, ormai si trovava meglio in mare che a terra. E' stato lui l'unica vittima dell'incredibile vicenda del cargo italiano, scampato a tre giorni di tempesta in mare aperto, e affondato all'imboccatura del porto di Alessandria d'Egitto. Athos non ha accettato l'idea di abbandonarla e si è gettato in acqua per raggiungerla, ormai arenata sul fondale. Un marinaio si è tuffato per tentare di salvarlo ma non c'è stato nulla da fare.

IL TUFFO DAL RIMORCHIATORE - L'animale, insieme all'equipaggio, era stato sbarcato alle 3 di notte e caricato su un rimorchiatore che seguiva le manovre di soccorso. Per ultimi, come prevede la legge del mare, alle 5:25 anche il comandante ed il primo ufficiale di coperta avevano abbandonato la Jolly Amaranto, ormai inclinata su un fianco di 15 gradi e quindi condannata a restare semisommersa, visto il basso fondale del porto egiziano sul quale si era adagiata. A quel punto Athos, il cane più grosso a bordo delle navi della flotta «Ignazio Messina», cogliendo tutti di sorpresa, ha saltato la balaustra del rimorchiatore e ha iniziato a nuotare in direzione del relitto semisommerso, ma l'alta onda creata dalle eliche del rimorchiatore lo ha fatto affogare. Un marinaio, Pietro De Marco, di Licata, si è tuffato per cercare di salvarlo, ma è stato a sua volta soccorso perché rischiava di perdere la vita anche lui. 14 dicembre 2010
http://www.corriere.it/animali/10_dicembre_14/cane-nave_7f1b171c-07b7-11e0-a25e-00144f02aabc.shtml

lunedì 13 dicembre 2010

Carfagna e Mussolini litigano di nuovo:"Mara, sei una cretina"

Mussolini-Carfagna, nuova lite sulla vajassa
Fassino cita l'insulto usato dal ministro e l'ex An s'infuria con entrambi. «Ho detto cretina a Mara»

di Luca Gelmini

La parlamentare del Pdl Alessandra Mussolini (di spalle) tenta di tirare un telefono cellulare al parlamentare del Pd Piero Fassino (Ansa)
Nuova lite Mussolini-Carfagna. Ancora una volta il pomo della discordia è stato quel famigerato termine vajassa usato dal ministro in una intervista per definire la deputata del Pdl. Ma questa volta ad accendere la miccia delle polemiche ci ha pensato il democratico Piero Fassino.

I FATTI -Durante la discussione alla Camera sulle mozioni di sfiducia al governo, l'ultimo segretario dei Ds stava attaccando il governo quando la nipote del Duce ha cominciato a interromperlo. Impassibile, Fassino ha ad un centro punto apostrofato la deputata: «Onorevole Mussolini, il ministro Carfagna l'ha già definita egregiamente...», evocando l'appellativo di vajassa con cui a lei si era riferita il ministro per le Pari Opportunità.

Fiducia Governo, martedì 14 centro storico blindato.Mappa e cortei manifestazioni

L'area interdetta ai cortei martedì 14 dicembre
L'area interdetta ai cortei


Martedì il centro diventa «zona rossa» nel giorno dei cortei, isolate le Camere
Proteste vietate, cordoni di polizia, parlamentari invitati a raggiungere presto le sedi per evitare i manifestanti

GUARDA LA MAPPA DEL CENTRO STORICO

I LUOGHI DEI CORTEI DEGLI STUDENTI. I manifestanti si riuniranno alle 10.30 davanti al Colosseo e, in molti, più che altro tentati dall'istituzione di una zona rossa, vorrebbero insinuarsi in percorsi alternativi, organizzare presidi spontanei e far arrivare le loro voci a quelli più in alto, ovattati nella zona sicura. Gli universitari, di tutta Italia, si vedranno alle 9.30 davanti La Sapienza e si congiungeranno con gli studenti liceale di San Lorenzo. Gli studenti delle superiori di Monteverde, Trastevere e Centro daranno vita a cortei "di quartiere" tentando poi di bloccare il Lungotevere e congiungersi con gli universitari di Roma Tre a Piramide. Gli altri studenti si muoveranno da piazza della Repubblica verso le 9.30.

Martedì il centro diventa «zona rossa» nel giorno dei cortei, isolate le Camere



ROMA - Cordoni di sicurezza intorno alle sedi istituzionali che di fatto trasformeranno in una «zona rossa» il centro di Roma. La questura blinda i palazzi della politica in vista delle manifestazioni di piazza previste per domani, mentre in Parlamento si voteranno le mozioni che decreteranno il destino del governo.

Vietato avvicinarsi alla Camera, al Senato, a Palazzo Chigi e a Palazzo Grazioli, oltre che alle sedi dei partiti. L’ultima riunione per mettere a punto il piano di sicurezza si svolgerà oggi, ma l’interdizione di queste aree a chi ha annunciato di voler partecipare a «una grande assemblea popolare» è già stata stabilita.

venerdì 10 dicembre 2010

SARAH, LETTERA DI SABRINA A "QUARTO GRADO"



Caso Scazzi: Sabrina Misseri scrive a 'Quarto Grado', sono sola e innocenteCronaca

Roma, 10 dic. - (Adnkronos) - "Io sono innocente e nessuno riesce a capire che non ho commesso nessun omicidio: per quale motivo avrei dovuto fare una cosa del genere?". Lo afferma Sabrina Misseri in una lettera inviata al programma di Retequattro 'Quarto Grado', che verra' mostrata questa sera nella trasmissione di prime time.

''Grazie per questa possibilita' che mi avete dato -esordisce la missiva di Sabrina- e per la solidarieta' televisiva che sto ricevendo, perche' ormai sono sola. Tutti mi danno addosso senza sapere nulla di me, della mia vita, delle mie abitudini, del mio modo di essere e di pensare e che mai avrei commesso questa atrocita', perche' ho sempre agito per il bene di Sarah e di mia zia Concetta. Tutto quello che ho fatto e' stato solo per amore nei loro confronti perche' volevo ritrovarla al piu' presto".

giovedì 9 dicembre 2010

YARA, CHI L'HA VISTO: APPELLO DEL QUESTORE AI CITTADINI DI BREMBATE

Il questore a «Chi l'ha visto?» «Chi ha notato qualcosa parli»


di Roberta Lerici

La trasmissione «Chi l'ha visto?»  ha dato grande spazio nella puntata di stasera al caso della scomparsa di Yara. In un'intervista il questore Vincenzo Ricciardi ha lanciato un appello: «Chi ha visto visto qualcosa parli». Insieme a lui il comandante provinciale dei carabinieri, Roberto Tortorella: «Anche un piccolo indizio potrebbe essere utile».Questo invito rivolto ai cittadini servirà a tranquillizzare eventuali testimoni che forse si sono spaventati per la denuncia che avrebbe colpito il primo testimone, Enrico Tironi, denunciato inizialmente per procurato allarme.

Nella trasmissione si è parlato del furgoncino bianco e di una banda che molesterebbe le ragazze sia a Brembate Sopra che nei dintorni.Voci che secondo alcune delle persone intervistate si rincorrono da almeno un anno a che sono state confermate da tre ragazzine le quali hanno raccontato di una loro amica inseguita proprio da un furgoncino con a bordo un uomo.La ragazzina si sarebbe salvata infilandosi in un portone.Non avrebbe però mai detto ai genitori quanto le era capitato. Un'altra "voce" riguarda un pregiudicato italiano di alta statura che avrebbe come base Zingonia e avrebbe a che fare con il furgoncino bianco. 

Un secondo punto su cui ci si è soffermati è il parcheggio adiacente il portone d'emergenza del centro sportivo di Brembate Sopra dal quale Yara potrebbe essere uscita, almeno stando al fiuto dei cani «molecolari» che hanno «puntato» proprio quel portone., montando poi con le zampe sul maniglione antipanico per poi dirigersi all'esterno, in un viottolo che conduce all'ingresso principale.Ma è sul parcheggio riservato ai professionisti che frequentano la palestra che l'inviato di "Chi L'ha Visto? "a Brembate si è soffermato, lanciando un appello a coloro che la sera del 26 novembre si trovavano in quel parcheggio e che magari potrebbero aver notato qualche particolare allora ritenuto insignificante, ma che per gli inquirenti potrebbe essere importante.

È stata poi riproposta integralmente, una delle prime interviste a Enrico Tironi, il ragazzo  in un primo momento indagato per falso ma successivamente  risentito dagli inquirenti,.Il ragazzo ha  raccontato di aver visto verso le 18,45 di quel venerdì 26 novembre un'utilitaria rossa con una ammaccatura sulla fiancata,  ferma nei pressi dell'abitazione della tredicenne, mentre la ragazzina  parlava con due uomini adulti e rideva.  In uno dei servizi, è stata mostrata una macchina identica a quella descritta dal ragazzo, ed era parcheggiata in un paese vicino che gli inviati avevano raggiunto cercando notizie sul pregiudicato italiano.

Nessuna nuova segnalazione è giunta in trasmissione.

mercoledì 8 dicembre 2010

YARA,NUOVA TESTIMONE AL TG5:«QUELLA SERA DUE ITALIANI LITIGAVANO»

Una vicina di casa parla al Tg5 «Quella sera due italiani litigavano»

Una vicina di casa di Yara, Marina Abeni, ha raccontato al Tg5 di aver visto due persone che parlavano italiano litigare animatamente nella via in cui abita la famiglia Gambirasio la sera in cui la tredicenne è scomparsa. La donna, che ha raccontato tutto ai carabinieri il giorno dopo, stava portando a spasso i suoi due cagnolini: «Mi sono spaventata quella sera, le due persone erano molto alterate, uno in particolare aveva fretta di andarsene e ha tirato via l'altro».

La testimonianza della donna concorda con la testimonianza di una guardia giurata che aveva anche lui raccontato di aver visto da lontano quella sera due persone che discutevano animatamente.

martedì 30 novembre 2010

RIFORMA GELMINI 2010: TUTTI I DECRETI, LE LEGGI, LE CIRCOLARI

Scuola, tutte le riforme della Gelmini.Pensiamo di rendere un servizio utile al lettore pubblicando la raccolta delle disposizioni più importanti, emanate dal ministro Mariastella Gelmini, che hanno trasformato tutta la scuola italiana: dalla revisione dell’assetto ordinamentale della scuola dell’infanzia e del primo ciclo a quella dell’assetto organizzativo dei licei passando per gli istituti tecnici e professionali. Rivista anche la valutazione degli alunni. Di seguito è possibile visionare, una per una, le norme, i regolamenti e gli schemi di regolamento che hanno trasformato la scuola italiana e che sono in parte attuativi dell’art. 64 della legge n. 133/2008 e della legge n. 169/2008.


Riforma Gelmini Università: testo DDL 1905  e analisi critica
  
Legge n. 133 del 6 agosto 2008;   Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria;


PIANO PROGRAMMATICO, OVVERO Schema decreto interministeriale del 20 settembre 2008 - Schema di piano programmatico del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze di cui all’art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;

Legge n. 169 del 30 ottobre 2008; Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università;

Decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 20 marzo 2009 - Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
Decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 20 marzo 2009 - Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
Decreto del Presidente della Repubblica n. 119 del 22 giugno 2009 -

Regolamento recante disposizioni per la definizione dei criteri e dei parametri per la determinazione della consistenza complessiva degli organici del personale amministrativo tecnico ed ausiliario (Ata) delle istituzioni scolastiche ed educative statali, a norma dell'articolo 64, commi 2, 3 e 4, lettera e) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;Decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 22 giugno 2009 -Regolamento recante coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative in materia, ai sensi degli articoli 2 e 3 del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169Sentenza n. 200 del 02 luglio 2009 - Sentenza Corte Costituzionale n. 200 del 24-6-2/7/2009 - Ricorso contro la razionalizzazione della rete scolastica.Avviso Miur del 28 agosto 2009: come si diventa insegnanti, la Gelmini detta le nuove regole;Atto di indirizzo dell'8 settembre 2009 per gli assetti pedagogici e didattici ed organizzativi della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione;Schema di regolamento recante l’accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento di istruzione secondaria;
-         Allegato “A” – nuove classi di concorso
-         Allegato “A” – Tabella “A”
-         Allegato “B” – Titoli di accesso alle classi di concorso di nuova istituzione
-         Tabella “C” – Elenco classi
-         Allegato “C” – Tabella “C”


Schema di decreto del Presidente della Repubblica n. 132 - Regolamento concernente la revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei - Verifica delle quantificazioni (19/11/2009);


Schema di decreto del Presidente della Repubblica n. 133 - Regolamento concernente norme sul riordino degli istituti tecnici - Verifica delle quantificazioni (19/11/2009);


Schema di decreto del Presidente della Repubblica n. 134 - Regolamento concernente norme sul riordino degli istituti professionali - Verifica delle quantificazioni (19/11/2009)Parere del Consiglio di Stato n. 104 sul regolamento revisione assetto ordinamentale organizzativo e didattico dei licei del 13 gennaio 2010;


Parere del Consiglio di Stato n. 105 sul regolamento recante norme per il riordino degli istituti tecnici del 13 gennaio 2010;


Parere del Consiglio di Stato n. 106 sul regolamento revisione assetto ordinamentale organizzativo e didattico degli istituti professionali del 13 gennaio 2010;


Pareri approvati della VII Commissione parlamentare sugli Atti (132 licei), (133 istituti tecnici), (134 istituti professionali) del 20 gennaio 2010;


Regolamento dei licei emanato dal Presidente della Repubblica il 15 marzo 2010;

Regolamento degli istituti tecnici emanato dal Presidente della Repubblica il 15 marzo 2010;

Regolamento degli istituti professionali emanato dal Presidente della Repubblica il 15 marzo 2010;

Bozza delle Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento per il sistema dei Licei del 15 marzo 2010;
Parere del Consiglio di Stato del 19 marzo 2010, prot. n. 1061 sullo "Schema di regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti";

Schema di decreto recante regolamento concernente la definizione dei requisiti e delle madalità della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado - 8 aprile 2010;


Nota 21 aprile 2010, prot. n. 1348 - Attuali classi di concorso su cui confluiscono le discipline relative al primo anno di corso degli istituti di II grado interessati al riordino;


Bozze delle classi di concorso per il prossimo anno scolastico 2010/2011 e quadri orario: istituti tecnici, istituti professionali e licei rettificate per la terza volta - nota Miur prot. n. 5358 del 25 maggio 2010;






Istituti tecnici - Decreto interministeriale di ridefinizione dell'orario complessivo annuale delle lezioni delle seconde, terze e quarte classi degli istituti tecnici, trasmesso con nota prot. n. 1892 dell’1 giugno 2010;


Istituti professionali - Decreto interministeriale di ridefinizione dell'orario complessivo annuale delle lezioni delle seconde e terze classi degli istituti professionali, trasmesso con nota prot. n. 1892 dell’1 giugno 2010;Istituti tecnici - Linee guida definitive per il passaggio al nuovo ordinamento degli istituti tecnici - Direttiva ministeriale n. 57 del 15 luglio 2010 (In G.U. n. 222 del 22 settembre 2010); 
Istituti professionali - Linee guida definitive per il passaggio al nuovo ordinamento degli istituti professionali a norma dell'art. 8, comma 6, Dpr 15/3/2010, n. 87 - Direttiva ministeriale n. 65 del 28 luglio 2010 (In G.U. n. 222 del 22 settembre 2010); 


Licei - Applicazione della riforma delle istituzioni scolastiche (Licei) alle scuole italiane all'estero statali e paritarie - Decreto interministeriale del 4 agosto 2010;


Istituti tecnici - Applicazione della riforma delle istituzioni scolastiche (Istituti tecnici) alle scuole italiane all'estero statali e paritarie - Decreto interministeriale del 4 agosto 2010;


Parere sullo schema di regolamento recante le disposizioni per la razionalizzazione e l’accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento da adottarsi ai sensi dell’art. 64, comma 4, lettera a) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 - Parere Cnpi del 26 agosto 2010, prot. n. 6055:


Parere sui decreti interministeriali di ridefinizione dell'orario complessivo annuale delle lezioni delle seconde, terze e quarte classi degli istituti tecnici e delle seconde e terze classi degli istituti professionali - Parere Cnpi del 26 agosto 2010, prot. n. 6056;


Misure di accompagnamento al riordino del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione per l'a.s. 2010/2011 - Circolare ministeriale n. 76 del 30 agosto 2010;17/06/2009

venerdì 19 novembre 2010

CONSIGLIERI CENTRODESTRA UBRIACHI: RUTTI E VOLGARITA' IN CATTEDRALE (VIDEO)



Rutti, birra e bestemmie in cattedrale: il video dei consiglieri di Opera su Youtube



Rutti, birra e bestemmie davanti all'altare nella cattedrale di Monaco di Baviera. Il video shock è stato caricato tre giorni fa su Youtube e ha registrato moltissime  visualizzazioni. Anche perchè, tra i protagonisti della "bravata", figurano anche due consiglieri di centrodestra di Opera, comune alle porte di Milano.  «Eravamo un po' ubriachi», si giustifica F. D., uno dei politici. «Sono strapentito, comunque. Quella di Monaco è stata una pessima goliardata, anche se a bestemmiare non sono stato io e neppure l'altro consigliere». Il centrosinistra però attacca: «Eccoli, i paladini della Cristianità, quelli del "Dio, Patria e Famiglia"».
cronaca qui Milano 19 novembre 2010

"Vieni che ti insegno a usare il computer". Poi violenta la bimba



Vieni che ti insegno a usare il computer». Poi violenta la bimba
 Vicini di ca sa, amici, soliti a frequentarsi. I genitori della piccola Martina (nome di fantasia) non se lo sarebbero mai aspettato. L'orrore sui loro volti quando, nell'a gos to dello scorso anno, scoprirono Natalino Martin, cin quantenne di Cuorgnè, in tento a palpeggiare le parti intime della loro bambina, di appena nove anni. Una sorpresa a dir poco agghiac ciante. E dire che fino ad allora avevano continuato ad accogliere in casa l'uo mo, condividendo chiac chiere, risate e qualche uscita assieme. Seguì subito la denuncia da parte dei ge nitori, oltre al trasferimento in un'altra zona della città, pur di stare lontano da quell'uomo che fino ad allo ra era stato il vicino di pia nerottolo, una persona per bene, almeno così pareva.


cronaca qui 18 novembre 2010

Pedofilia, don Di Noto: "Dl Senato mette a rischio le inchieste"

Le inchieste sulla pedofilia saranno tolte alle Procure distrettuali e questo porterà "alla distruzione totale di tutti gli sforzi fatti negli anni per coordinare a livello nazionale gli sforzi investigativi nella lotta alla pedopornografia". Lo afferma don Fortunato Di Noto, fondatore dell'associazione Meter, commentando la modifica della ratifica della convenzione di Lanzarote, documento del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso
sessuale, in discussione al Senato, e già approvato alla Camera. L'emendamento, secondo il sacerdote, sopprime la competenza delle Procure Distrettuali per i reati di pedofilia e pedopornografia online, che era stata introdotta nel 2008 in sede di ratifica della convenzione di Budapest sulla criminalità informatica. "Sono modifiche che a prima vista possono sembrare irrilevanti ma - sostiene don Fortunato - per noi che siamo addetti ai lavori significano la fine e la dispersione del nostro impegno. Perché, sottraendo alle Procure Distrettuali, finisce per ripartire le indagini sulle singole procure, già oberate di processi e processetti e quindi non in grado di perseguire a dovere questa piaga".

"E' una vera e propria frammentazione della lotta alla pedopornografia - aggiunge il sacerdote - una scelta che quantomeno posso definire poco illuminata. Ma come, anziché creare un unico, pesante martello da dare in testa ai pedofili, lasciamo che ognuno faccia la guerra alla pedopornografia online alla bell'e meglio? Io non ci sto". Per questo don Di Noto lancia un appello: "chiedo al governo, ai presidenti Schifani e Fini, ai Senatori, a Alessandra Mussolini, presidente Commissione Infanzia e ai Presidenti Commissione Giustizia, una marcia indietro". "Chiedo di bocciare quest'emendamento - conclude don Di Noto - altrimenti anni di sforzi e sacrifici saranno stati inutili e vanifica quanto previsto dalla Convenzione di Budapest diligentemente recepita dallo Stato Italiano".

18 novembre 2010 20:43

http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronacaregionale/109758/pedofilia-noto-senato-mette-rischio-inchieste-presidente-meter-sara-distruzione-totale-anni-lotta-catania.htm

domenica 31 ottobre 2010

MATRIMONIO D'INFERNO, LEI: MI DAVA IL VOTO PER I LAVORI DOMESTICI

L'imposizione del marito geloso "Scrivi sul diario tutto ciò che fai"

Undici anni di matrimonio infernali tra insulti, scenate e divieti. Un calvario emerso in tribunale. L'uomo geloso in modo patologico pretendeva che la donna lo aggiornasse minuziosamente su tutto quello che faceva durante il giorno.  "Mi dava anche il voto per i lavori domestici..."

SARAH MARTINENGHI
Undici anni di matrimonio: undici anni di inferno. Controllata peggio che in carcere, costretta a subire il giudizio severo di un marito diffidente, le sue minacce, le sue continue violenze e scenate. Era un coniuge talmente geloso al punto che la obbligava a tenere un diario per aggiornarlo su tutto quello che faceva durante la giornata, e la sera poi lui le dava i voti, come a scuola, su come avesse portato a termine le faccende domestiche. Un calvario che è emerso in un'aula del tribunale, dove si discute il processo nei confronti di un torinese, Roberto F., 42 anni, agente di commercio, accusato dal pm Livia Locci di maltrattamenti, molestie, violenza privata.

Si erano uniti in matrimonio nel 1998, e da subito il rapporto non era stato dei più semplici. La moglie, che lavora in banca, all'inizio credeva che un po' di gelosia da parte del marito fosse un segno di amore nei suoi confronti. Roberto era sempre in giro per lavoro e così voleva sapere cosa facesse durante le sue giornate. Ma dopo poco l'insicurezza dell'uomo prese a diventare patologica. Ogni tanto la controllava a sorpresa, le mandava messaggini per sapere perché si trovasse in un posto e non in un altro. E allora fioccavano gli insulti, specie per le origini del sud della donna, alimentate da una forte ostilità mostrata dal marito nei confronti dei suoceri. Non voleva che lei incontrasse il padre, se doveva telefonare alla madre doveva chiedergli il permesso, ma una volta soltanto al giorno.

Menaggio, scuolabus lascia a piedi fratellini perché i genitori non hanno pagato il servizio

sabato 30 ottobre 2010
di Elena Rosselli

E' successo a Menaggio, in provincia di Como. L'autista, provvedimento comunale alla mano, li ha fatti scendere. Non è il primo caso di discriminazione dei bambini stranieri a causa delle inadempienze dei genitori. Ne sono accaduti anche a Brescia, Vicenza, Varese. Nel trevigiano, invece, un sindaco leghista ha scelto l'integrazione

La famiglia non ha i soldi per pagare lo scuolabus, così due bambini vengono lasciati a piedi. E’ successo a Menaggio, in provincia di Como, lo scorso 13 ottobre. L’episodio, raccontato oggi dal quotidiano comasco La Provincia, riguarda due fratellini, un maschio e una femmina, di origine maghrebina. A loro non è stata risparmiata l’umiliazione di dover scendere dal bus dopo essere saliti alla solita fermata di via Poletti. Con in mano il provvedimento comunale, lo stesso autista ha detto loro di non poterli caricare a bordo.
L’amministrazione, guidata da Alberto Bobba (Lista civica “Vivere Menaggio”) si è giustificata affermando di aver mandato a casa della famiglia un vigile per informarli di quello che sarebbe accaduto la mattina seguente. Né i genitori né i bambini però parlano italiano. Così all’indomani è accaduto il pasticcio. “C’era una pesante inadempienza economica – spiega a La Provincia l’assessore alla Cultura Fabrizio Visetti – duemila euro tra rette dell’asilo e servizio scuolabus”. Il nucleo familiare è conosciuto dai servizi sociali, che in passato hanno trovato una casa alla famiglia magrebina. “Più volte abbiamo chiesto al capofamiglia di saldare i suoi debiti – spiega sempre Visetti al quotidiano comasco – Il Comune gli ha anche scontato due terzi del debito”. Ora il papà ha pagato quello che doveva. Ma era necessario far scendere i bambini dallo scuolabus davanti a tutti i loro compagni? “Non sapevo dell’accaduto”, si giustifica l’assessore.
Quello di Menaggio non è l’unico episodio in cui vengono discriminati i bambini a causa delle inadempienze delle famiglie. L’episodio più conosciuto è quello di Adro, dove il sindaco Oscar Lancini nell’aprile scorso (quattro mesi prima di inaugurare la scuola con 700 simboli del Sole delle Alpi) aveva escluso dal servizio di mensa scolastica i figli (in larga parte immigrati) delle famiglie morose. A saldare il debito delle famiglie morose è un imprenditore del bresciano che, pur volendo rimanere anonimo, scrive e invia a tutti i giornali una lettera di fuoco per “risvegliare lo spirito di solidarietà dei concittadini”. Arrivano anche 700 euro dal Congo. A mandarli è un padre comboniano che, stupito del “livello di imbarbarimento del vivere comune”, afferma: “I bambini congolesi saranno fieri di un gesto simile”.
Ma i casi di bambini privati di servizi essenziali da amministrazioni a volte troppo zelanti si moltiplicano. A marzo del 2010 il Corriere del Veneto denuncia il caso della scuola di Montecchio superiore (Vicenza) che lascia a pane e acqua i figli di nove famiglie morose, sette straniere e due italiane. Una sorpresa per i bambini che, spinti dal dirigente scolastico Anna Maria Lucantoni, dividono con i meno “fortunati” il menù regolare: pasta alla zucca, hamburger, insalata e frutta. La giustificazione dell’amministrazione, retta da Lega e Pdl, è simile a quella della Giunta di Menaggio: “Abbiamo avvisato più volte del problema, appendendo anche cartelli in più lingue. E poi sono stati richiesti i pagamenti arretrati e la consegna dei moduli in molti modi – specifica l’assessore all’Istruzione di Montecchio Barbara Venturi al Corriere del Veneto – e abbiamo anche posticipato i tempi”.
Anche a Gerenzano (Varese) la mensa scolastica non è per tutti. Con un provvedimento, l’amministrazione comunale retta dal sindaco Silvano Innocente Garbelli della Lega Nord, esclude dalla mensa i figli dei genitori che non pagano il servizio. ”L’utente che accumulerà un debito di 40 euro – si legge nella circolare – non potrà più utilizzare il servizio di ristorazione e il genitore dovrà ritirare dall’istituto scolastico il proprio figlio durante il tempo mensa”. A maggio, il comune aveva distribuito “simbolicamente” per un giorno a due bambini, figli di genitori insolventi, panini imbottiti invece del regolare pasto. ”I debiti dei genitori hanno toccato quota 12mila euro – spiega l’assessore all’Istruzione Elena Galbiati – Vogliamo lanciare un segnale forte, chi non salda i debiti può portare suo figlio a mangiare a casa”.
Ma non tutti i casi raccontano di discriminazioni. A Tarzo, nel trevigiano, il 9 ottobre una giunta guidata da Lega, Pdl e Udc, ha stanziato un fondo di 10mila euro per pagare la retta dell’asilo alle famiglie che non si possono permettere la cifra. Il sindaco Gianangelo Bof, Lega Nord, spiega: ”Dare mille euro a un bambino di 3 anni mi costa meno che intervenire quando ne avrà 16-17 con problemi di delinquenza. Ci sono bambini che non parlano l’italiano. E se lo imparano prima di cominciare le elementari saranno tutti alla pari, facilitando così l’insegnamento”. Bof considera la sua ‘filosofia’ perfettamente compatibile con la Lega, ma non si sente l’anti-Adro, come è stato ribattezzato: ”Nella Lega ci sono diverse anime e io non giudico quello che fanno gli altri. Come ci ha insegnato Zaia nell’ultima scuola-quadri, essere leghista non vuol dire andare in giro con il Sole delle Alpi stampato in fronte, ma credere nel federalismo”. Per me i bambini non hanno nazionalità – conclude il sindaco che, cresciuto in Germania, sa cosa significa “sentirsi stranieri”. “La discriminante non può essere il colore dalla pelle o la forma degli occhi. Da bambino quando subisci una discriminazione non sai fartene una ragione, io lo so bene”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/29/lo-scuolabus-lascia-a-piedi-due-fratellini-perche-i-genitori-non-hanno-pagato-il-servizio/74308/

Pedofilia Bassa Modenese, i Covezzi di nuovo a processo

Delfino Covezzi con la moglie Lorena Morselli (Foto Lolli)
Delfino Covezzi con la moglie Lorena Morselli (Foto Lolli)

Note di Roberta Lerici

Da notare che anche le parti civili hanno presentato ricorso, ovvero gli avvocati che rappresentano i figli dei coniugi Covezzi ormai divenuti maggiorenni.Il senatore Carlo Giovanardi si duole giustamente per la lunghezza dei processi in Italia, ma dovrebbe anche domandarsi come mai gli stessi figli dei coniugi Covezzi, che egli difende con tanto ardore, hanno presentato ricorso contro la sentenza di assoluzione dei loro genitori.

Covezzi, il processo non è finito

Dopo che a giugno erano stati assolti in Appello, i coniugi Covezzi, accusati di reati di pedofilia, dovranno affrontare un nuovo processo. La Procura generale di Bologna ha infatti impugnato la sentenza di secondo grado. Un processo iniziato 12 anni fa.

“E’ una doccia fredda, anche se i nostri legali ci avevano avvertito che poteva accadere”. Dalla Francia, dove ormai da anni si è trasferita, Lorena Morselli commenta con la voce spezzata dalle lacrime la decisione della Procura generale di Bologna di presentare ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello di Bologna che, lo scorso giugno, aveva assolto lei e il marito dall’accusa di abusi sessuali sui loro figli. Una decisione che riapre un processo lungo e drammatico.

Il caso scoppiò infatti nel 1997, dopo che un bambino di sette anni raccontò episodi di abusi. Venne aperta un’inchiesta e dieci bambini vennero tolti alle rispettive famiglie. In primo grado 17 persone vennero condannate, tra loro anche don Giorgio Govoni, condannato a 14 anni di carcere e poi assolto post mortem dalla Corte d’Appello di Bologna. Nel 2002 i coniugi Covezzi erano stati condannati a 12 anni di carcere, ma assolti in secondo grado perché i giudici bolognesi avevano ritenuto non sufficienti le prove acquisite.

A presentare ricorso in Cassazione anche le parti civili che rappresentano i figli sottratti ai coniugi Covezzi, i tre dei quattro che hanno già raggiunto la maggiore età: “Non ce l’ho con loro – chiarisce subito Lorena Morselli – immagino che gli avranno spiegato che cos’è un giudice e che cos’è un procuratore ma nessuno mi ha mai detto come è stata spiegata a loro la sentenza di assoluzione e in che modo”. In Francia, in questi giorni, c’è anche Delfino Covezzi che ha raggiunto la moglie per le feste di Ognissanti: “Speravamo di avere ottenuto giustizia e invece il processo non è ancora finito”. Nei prossimi giorni i Covezzi incontreranno i loro avvocati – Paolo Petrella e Pier Francesco Rossi – per fare il punto alla luce del ricorso in Cassazione. “Una notizia che ci ha scombussolato in questi giorni di festa ma che non ci coglie di sorpresa. Era una cosa che ci aspettavamo, in una vicenda così complicata e delicata”. Così commenta oggi l’avvocato Rossi; per il collega Paolo Petrella “E’ un processo che dura da 12 anni e ancora non se ne vede la fine”. Parla di una “famiglia vittima di un sistema giudiziario feroce e ingiusto” il senatore Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del consiglio.

viaemilia.net 31 ottobre 2010 di Sabrina Ronchetti

Modena: genitori assolti dall'accusa di pedofilia "Ma ci hanno tolto i figli"

I coniugi di Massa Finalese erano stati accusati di violenza sessuale su minori. Il dramma costò la vita a don Giorgio Govoni. Ora la Corte d'Appello li ha assolti completamente: ma intanto i loro figli sono stati affidati ad altri


Delfino Covezzi con la moglie Lorena Morselli (Foto Lolli)
Delfino Covezzi con la moglie Lorena Morselli (Foto Lolli)

Modena, 10 giugno 2010. Dodici anni vissuti lontano dai loro figli, otto dei quali da colpevoli. Oggi Delfino Covezzi e Lorena Morselli, i coniugi di Massa Finalese (Modena) accusati di aver commesso abusi sessuali sui loro quattro figli, vivono il loro primo giorno da innocenti. Ieri la corte d’Appello di Bologna li ha assolti perché il fatto non sussiste ribaltando la sentenza del Tribunale di Modena che in primo grado, nel 2002, li condannò a 12 anni. La loro storia fece il giro d’Italia perché marito e moglie, in un primo momento, furono accusati anche di riti satanici nei cimiteri della bassa Modenese. L’indagine, nata nel 1998 dal racconto di un bambino, coinvolse i parenti della coppia e anche un prete, don Giorgio Govoni, ‘assolto’ post mortem.

Da novembre di quell’anno Lorena e Delfino non vedono più i loro figli, oggi affidati ad altre famiglie e residenti in località segrete. Ieri in aula, per la prima volta, c’è stato solo qualche sguardo fugace: «Il verdetto del giudice è rimbalzato nel nostro cuore e le lacrime sono uscite in abbondanza — hanno detto marito e moglie dopo la sentenza — Soltanto un’ ora prima, e per anni, eravamo stati trattati ingiustamente da colpevoli, adesso siamo finalmente innocenti anche per la legge. Siamo al settimo cielo, ma confusi, come se vivessimo per la prima volta in vita nostra in un bellissimo sogno dopo anni da incubo. Preghiamo il Signore per i nostri figli. Cercheremo di contattarli — sottolinea papà Delfino — per chiarire le cose, nel pieno rispetto delle famiglie affidatarie, che non hanno colpa».

La coppia ha un altro figlio e per non perderlo Lorena Morselli si è trasferita in Francia, mentre il marito è rimasto ad abitare nel Modenese.


http://www.ilrestodelcarlino.it/cronaca/2010/06/10/343511-modena_genitori_assolti_dall_accusa.shtml


Provincia di Roma, bufera sul dirigente condannato per violenza e poi promosso



di Davide Desario

ROMA C’è chi chiede le dimissioni dalla Provincia di Roberto Del Signore, dirigente colpito da una condanna della Cassazione per violenza sessuale aggravata dall’abuso d’ufficio, e nominato a giugno vicedirettore generale. C’è chi pretende che si faccia da parte anche il direttore generale, Antonio Calicchia, che oltre a essere il promotore della discussa promozione ieri, sul Messaggero, si è fatto scappare alcune dichiarazioni discutibili («Non ha violentato nessuno. Ha solo tentato di dare un bacetto sul collo a una signorina»). E c’è chi chiama in causa, quale responsabile principale poiché il provvedimento porta la sua firma, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti.

Il giorno successivo alla diffusione della notizia del dirigente della Provincia “promosso” a vicedirettore generale (dimessosi mercoledì 27) dopo aver avuto una condanna della Cassazione, la bufera su Palazzo Valentini si allarga. «Ci domandiamo quale sia, a questo punto, la credibilità di un’istituzione che a parole si schiera sempre contro la violenza sulle donne, che crea addirittura una struttura, come Solidea, con il compito di tutelarle da ogni forma di violenza, e poi nomina al proprio vertice un uomo con una condanna così grave sulle spalle - dice il primo firmatario dell’interrogazione scritta il vicepresidente del consiglio provinciale, Francesco Petrocchi, insieme al capogruppo Pdl, Andrea Simonelli - Se ci fosse un po’ di dignità e di rispetto per l’istituzione, Zingaretti farebbe bene a rassegnare le dimissioni».

Sulla questione è intervenuta dal Campidoglio anche Lavinia Mennuni, consigliera delegata per le Pari Opportunità: «Abbiamo letto con stupore le dichiarazioni del dg della Provincia, Antonio Calicchia, il quale corre a minimizzare una sentenza passata in giudicato per violenza sessuale - ha detto - È scandaloso e attendiamo che le donne del Pd, sempre pronte a difendere chi è vittima di violenza, chiedano a Zingaretti, solitamente prodigo di dichiarazioni e oggi stranamente silenzioso, di smentire il suo direttore generale che, a questo punto, deve rassegnare le dimissioni».

Calicchia ieri ha inviato al Messaggero una lettera di scuse per le sue parole. Mentre le donne del Pd nel tardo pomeriggio sono intervenute: «Le dichiarazioni rilasciate dal direttore generale della Provincia, Antonio Calicchia, e riportate dal quotidiano Il Messaggero sono davvero gravi, soprattutto in un momento in cui il tema della violenza sulle donne è purtroppo tristemente all’ordine del giorno - hanno detto i consiglieri provinciali del Pd Roberta Agostini e Flavia Leuci - Chiediamo perciò che le smentisca prontamente senza lasciare spazio a nessun’altra interpretazione. Non accettiamo però assolutamente lezioni dal centrodestra che proprio oggi è al centro di un nuovo scandalo a sfondo sessuale che coinvolge il premier». Marco Bertucci, consigliere provinciale Pdl, chiede che «Zingaretti riferisca con urgenza in aula».

Altra replica arriva dal consigliere del Pd Marco Palumbo: «Non possiamo accettare questo tipo di lezioni da un’area politica che nei comportamenti di suoi autorevoli esponenti non rappresenta di sicuro un esempio di rispetto per le donne».

Interviene, infine, anche il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace: «Ma se Berlusconi si deve dimettere per una presunta telefonata in questura, per la sinistra quale deve essere la sorte di Zingaretti, dopo la promozione del dirigente condannato per violenza sessuale, revocata solo dopo essere stata scoperta?»
il messaggero 31 ottobre 2010

Preti pedofili, sit-in vittime: contestato padre Lombardi

«Giù le mani dai bambini», «Il Papa protegge i preti pedofili», «Chiesa senza abusi»: questi alcuni dei cartelli che sono stati esposti dai partecipanti ad un sit-in delle vittime di abusi da parte di preti pedofili che si sta svolgendo a Castel Sant'Angelo. Nel corso della manifestazione è stato contestato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana.

«Non c'è stato nessun problema e nessun incidente con i partecipanti alla manifestazione delle vittime della pedofilia davanti a Castel Sant'Angelo», ha cercato di chiarire il portavoce vaticano. «Semplicemente - ha tentato di spiegare il religioso - volevo salutare gli organizzatori, così mi sono avvicinato. C'erano i giornalisti e le televisioni ma i promotori dell'iniziativa non li ho visti, così sono tornato in ufficio alla Radio Vaticana, perché avevo degli impegni. Tutto qui: non è successo proprio nulla mentre ero lì».

«Il Papa faccia verità», ha fatto sapere Salvatore Domolo, ex prete e portavoce del gruppo di vittime di preti pedofili, sugli abusi sessuali subiti da bambini da parte di preti pedofili. «Ascolti le vittime dal basso e chieda direttamente a loro cosa fare», perché in questo scandalo «le vittime sono state completamente dimenticate, si è parlato solo di preti pedofili e Chiesa».
Domolo non pensa che per riparare ai danni subiti da queste persone la soluzione sia un incontro voluto dal Papa perchè, sostiene, «sarebbe solo un altro abuso, messo in atto per difendere l'immagine della Chiesa».
Piuttosto la Chiesa dovrebbe mettersi «a servizio del popolo, abbandonare l'intento di difendere Dio per difendere il potere» e aiutare le vittime nella ricerca della verità.

Domolo ha partecipato all'incontro mondiale organizzato a Roma dall'associazione "Survivor's voice" per tutte le vittime di abusi compiuti da «uomini di Chiesa». «Questo evento - ha detto a margine di un incontro con la stampa prima del sit a Castel Sant'Angelo - avrebbe dovuto organizzarlo la Chiesa». E tra le altre cose, «essendo ricca e strapotente, potrebbe anche mettere a disposizione dell'opinione pubblica un'equipe di esperti, che una volta preso a cuore il tema della pedofilia, insegnerebbe a prevenirlo e curerebbe i pedofili». Ma la «vera soluzione», secondo Domolo, per arginare il fenomeno è «la rivisitazione del tema della sessualità, come assoluto valore dell'uomo. La Chiesa lo rilegge come un disvalore, ha una visione drammaticamente sporca della sessualità che porta alla perversione». Infine, Domolo mette in guardia le famiglie, invitandole a «non mandare tutti i giorni tutto il tempo i figli in oratorio: anche il prete che ha abusato di me era considerato un santo».

l'unità 31 ottobre 2010

"Io, assalita dai volontari per la vita mentre andavo in clinica a abortire"

"Io, assalita dai volontari per la vita  mentre andavo in clinica a abortire"

La testimonianza di Maria: "Non fateli entrare in ospedale. C'era anche un uomo in camice che mi ha dato dell'assassina: è stato uno choc".
"Penso tutti i giorni al bimbo mai nato, ma serve più rispetto verso chi fa una simile scelta"
di SARA STRIPPOLI

"Ho abortito con la Ru486. A fine agosto sono andata al Sant'Anna per il controllo. Sul marciapiede di via Ventimiglia mi ha avvicinato una donna che stava volantinando per il Movimento per la vita e ha cominciato a dirmi se sapevo cosa succedeva in quel posto, quale luogo orrendo fosse, un abortificio. Ero lì per un controllo e non ero tranquilla, non avevo certo voglia di stare a sentire, le ho detto che ero in ospedale proprio per un aborto, che per una donna non era certo una scelta facile, che mi lasciasse in pace.

Ovviamente non sapeva che avevo già abortito, mi ha detto che potevano aiutarmi, sostenermi. L'uomo in camice bianco, un infermiere?, che stava dietro di lei e stava distribuendo volantini ha sentito quello che stavo dicendo e ha cominciato ad urlare che eravamo delle assassine, che le donne che abortiscono commettono un omicidio, sono malate di mente. Ho alzato la voce anch'io, gli ho detto che prima di ogni altra considerazione, da uomo non poteva capire cosa poteva provare una donna. Lui ha alzato la voce ancora di più, ha detto che avrei potuto partorire e poi far adottare mio figlio. Ero inorridita, ho tagliato corto e sono entrata. Quando sono uscita ha ricominciato. Un'esperienza sgradevolissima, che non dimenticherò". Parla Maria, 34 anni, impiegata. Ha deciso di raccontare questa storia perché, dice "leggo sui giornali dell'intenzione della Regione di portare in ospedale persone che vogliono convincerti che stai commettendo un omicidio. Sono allibita dall'idea che un uomo come quello, che peraltro portava il camice e diceva di avere tutte le competenze per poter parlare, possa essere uno di quelli che una ragazzina potrebbe trovarsi davanti, magari scambiato per una figura istituzionale. Uno choc".

In quella giornata di agosto in cui è andata al Sant'Anna per quel controllo, Maria ha chiesto ai medici che lavorano nel reparto Ivg, interruzioni di gravidanza, se sapevano cosa accadeva fuori: "Mi hanno confermato che spesso erano lì fuori a volantinare, che cercavano di non mettersi proprio davanti all'ingresso. Poi ho parlato con altre donne che stavano aspettando come me. Una aveva il volantino in mano, un'altra mi diceva che aveva abortito ma era consapevole di aver commesso un peccato. Ho provato una sensazione di angoscia, sono convinta che ogni donna in quelle condizioni scelga e sappia perfettamente che qualsiasi sia la decisione pagherà un prezzo".

Maria non nega di svegliarsi ogni mattina riflettendo su quel bambino che poteva nascere: "Ma non me la sono sentita, sarei stata da sola, non mi sentivo abbastanza forte. Credo però fermamente nella libertà di scelta, tutti gli aiuti possibili e nessun lavaggio del cervello di ispirazione religiosa". L'accoglienza nei consultori è stata ottima, racconta ancora "ho incontrato persone fantastiche con cui ho potuto anche parlare, che mi hanno spiegato in modo molto chiaro tutti gli effetti. Fra l'altro io ho problemi di salute che rappresentavano un rischio nel caso di aborto chirurgico. Per me la Ru486 era l'unica soluzione sicura".

Dopo questa esperienza Maria dice di essersi convinta che semmai è necessaria ancora maggiore attenzione nei confronti delle donne che abortiscono, che lo facciano con la pillola o con la chirurgia: "Credo che non si debba risparmiare sul personale, che semmai ci sarebbe bisogno di un'assistente sociale o di una psicologa, qualcuno che oltre agli aspetti sanitari chiariti molto bene dai medici, possa anche spiegare quali sono i possibili percorsi per una donna madre, gli eventuali sostegni istituzionali, gli aiuti concreti". Anche in ospedale si potrebbe offrire di più: un po' di personale in più per evitare l'eccessiva fretta, locali più adeguati, possibilmente lontani dai reparti dove i bambini nascono: "Penso che sia questa la strada, non certo la presenza inquietante di chi prima di offrirti il suo aiuto prova a convincerti, fra l'altro spesso in malo modo, che stai commettendo un peccato e non una scelta, comunque dolorosa, per la tua vita".

(la repubblica 25 ottobre 2010)

PEDOFILIA, PADRE ALBANESE RESTA IN CELLA: PER IL RIESAME E' PERICOLOSO

Per il Riesame è pericoloso, in arrivo nuove proteste albanesi

Pedofilia: il padre resta in cella Resta in carcere il padre albanese accusato di atti pedofilia nei confronti del figlio di 5 anni. L'ha deciso il Riesame di Bologna che ha respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai due difensori (Aldo Pardo e Giancarlo Pasquale) del 45enne. Un «no» secco che l'ordinanza «appoggia» su due motivazioni: la pericolosità sociale dell'indagato e il pericolo d'inquinamento delle prove. L'organo giudicante bolognese ha inoltre confermato gli esiti dell'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, ritenendo provato che non si tratti di baci sui genitali (come sostiene la difesa, facendo riferimento alle tradizioni albanesi), bensì di rapporti sessuali orali ad opera del padre sul figlio, con un'invasione della sfera sessuale del piccolo non tollerabile dall'ordinamento italiano anche se sulla vicenda dovessero avere un peso le consuetudini rurali albanesi. Il padre è in carcere dal 3 agosto scorso e per ottenere la liberazione i difensori potrebbero ora puntare su un'istanza in Cassazione. Da tempo la delicata vicenda è seguita con grande attenzione dalla comunità albanese a suon di manifestazioni di protesta non solo in Italia (già all'attivo due iniziative sia a Reggio che a Roma) ma anche in Albania. Una «pressione» che ha come punto di coagulo la Lega immigrati albanesi «Illiria». Già annunciate tre nuove iniziative di protesta: il 4 novembre a Tirana davanti all'ambasciata, due giorni dopo a Reggio (un presidio?) e a Roma il 13 novembre davanti al ministero degli Interni. (t.s.)

la gazzetta di reggio 30 ottobre 2010

mercoledì 14 aprile 2010

Gb/ Ritirati dal mercato bikini imbottiti per bimbe di 7 anni

Gb/ Ritirati dal mercato bikini da Lolita per bimbe di 7 anni
Li aveva messi in commercio la catena Primark



Roma, 14 apr. (Apcom) - La catena di negozi di abbigliamento low cost inglese Primark è stata costretta a ritirare dal mercato dei bikini imbottiti per bambine di sette e otto anni. Travolta dalle polemiche e dalle critiche ha i tolto dai suoi espositori i costumi dello scandalo.
Numerose associazioni di protezione dei minori hanno accusato la Primark di incoraggiare la pedofilia. Grazie all'imbottitura, infatti,sembrava che delle bimbe di sette o otto anni avessero già un seno molto pronunciato rendendo le ignare bambine degli oggetti sessuali. I costumi costavano appena quattro sterline ed erano disponibili in due versioni: rosa con delle stelline dorate o nero a pois bianchi ed erano un pezzo di punta della collezione estiva della catena.

Shy Keenan, una consulente che si occupa di protezione dei minori e che aiuta le vittime dei pedofili, è indignata e ha sottolineato: "Non finiamo di stupirci del fatto che alcuni negozi siano pronti a sfruttare i soldi dei pedofili, che alimentino un mercato così orrendo - ha detto - Come difensore di vittime so che non si dovrebbe mai rendere i bambini oggetti sessuali: possono imparare a essere sexy in un modo adulto, ma nessuno insegna loro cosa fare se ricevono delle attenzioni non gradite da qualcuno".

Anche il leader dei conservatori David Cameron, candidato alle prossime elezioni, ha criticato fortemente i bikini dello scandalo definendo la vendita di un tale prodotto un fatto "vergognoso". Proprio mentre presentava il suo manifesto elettorale, Cameron ha sottolineato che è necessaria una maggiore responsabilità opposta alla "prematura commercializzazione e trasformazione in oggetti sessuali dei bambini" proposta dai media e dalle aziende.
Intanto la catena di abbigliamento low cost ha donato a un'organizzazione benefica che si occupa di bambini i profitti finora ottenuti.

Pedofilia/Savona, il vescovo Lupi risponde a Zanardi:" Il sacerdote sarà ridotto a stato laicale"

Savona, allontanato un sacerdote per pedofilia Il vescovo: "Sarà ridotto allo stato laicale"

Savona, allontanato un sacerdote per pedofilia Il vescovo: "Sarà ridotto allo stato laicale"

Monsignor Lupi ha risposto a Francesco Zanardi fondatore del movimento Gay Italiani
l'uomo aveva anche scritto al Papa per denunciare di avere subito violenze da ragazzino
Un gruppo di vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoto a Malta


SAVONA - Un sacerdote della diocesi di Savona accusato di pedofilia è stato allontanato lo scorso settembre dall'esercizio della funzione ed è in corso la pratica canonica per la riduzione allo stato laicale. Lo ha rivelato oggi il vescovo di Savona-Noli, monsignor Vittorio Lupi, in risposta a Francesco Zanardi, il savonese che aveva denunciato pubblicamente di essere stato violentato all'età di 13 anni dal sacerdote in questione. Zanardi era arrivato anche a scrivere al Papa per raccontare la sua vicenda.

Imprenditore nel settore informatico, 38 anni, fondatore del movimento Gay Italiani, Zanardi aveva ricordato le denunce fatte in passato alla stessa diocesi alle quali, ha affermato, non è stata data risposta. Oggi ha portato personalmente alla diocesi una lettera in cui chiede le dimissioni del vescovo. Monsignor Lupi ha subito replicato alle critiche con una nota in cui spiega: "in riferimento alla situazione del sacerdote verso il quale sono state avanzate accuse di pedofilia preciso che egli dal settembre 2009 non esercita più il ministero sacerdotale ed è in corso la pratica canonica per la sua dimissione dallo stato clericale". La diocesi, ha aggiunto il vescovo, "rimane disponibile ad ogni ulteriore chiarificazione nelle sedi competenti, affinché la verità possa emergere pienamente".

"In riferimento alla campagna mediatica sviluppatasi in questi giorni - ha detto l'alto prelato - con affermazioni non vere e anche calunniose nei confronti della diocesi, mi riservo di valutare eventuali iniziative legali". Francesco Zanardi, ha intanto annunciato al vescovo di avere predisposto "tutti gli elementi di prova in mio possesso per compiere regolare denuncia al magistrato del suo comportamento gravemente omissivo e di danno per la Chiesa e i suoi fedeli".

Il sacerdote allontanato, N.G., ha circa 55 anni e per molto tempo ha retto una parrocchia del savonese. Secondo quanto appreso negli ambienti diocesani, il parroco aveva chiesto lo scorso anno un temporaneo allontanamento dal territorio, una sorta di anno sabbatico. Nel frattempo però, la diocesi ha deciso di allontanarlo in modo definitivo.

Nella risposta a Zanardi, il vescovo Vittorio Lupi ha spiegato che "soprattutto in questo momento di grande dolore per tutta la nostra Chiesa, invito alla preghiera, al discernimento e all' accompagnamento di tutte quelle persone che hanno sofferto, o vivono con sofferenza i nostri limiti e le nostre fragilita". Zanardi, nella lettera a Lupi afferma tra l'altro: "Mi rivolgo a lei, con rispetto filiale, nella sua qualità di Vescovo della Diocesi di Savona-Noli nella quale vivo e nella quale purtroppo ho subito per anni abusi da parte di un sacerdote. Solo di ieri, la notizia che la Santa Sede nel 2003, indicò tramite una precisa direttiva ai Vescovi di denunciare eventuali casi di pedofilia nelle Diocesi, direttiva ignorata totalmente sia da lei che dal suo predecessore, malgrado le mie molteplici denunce e pure quelle di un sacerdote, velocemente ed opportunamente intimidito e tacitato per impedirgli di continuare le sue denunce a fronte del clero e che hanno portato solamente alla personale rovina, voluta proprio dalla Diocesi di Savona per impedirmi di proseguire le mie legittime proteste".

"Alla luce di tutto ciò - ha aggiunto Zanardi - per il rispetto di Santa Romana Chiesa, per il rispetto del Cristo sceso sulla terra a sacrificarsi per noi, le chiedo formalmente di dimettersi dal suo magistero di Vescovo della Diocesi di Savona e Noli, avendo tollerato che un sacerdote pedofilo continuasse a compiere gravissimi crimini contro l'umanità, rendendosi complice di un criminale che tanto danno ha fatto e sta continuando a fare, in Italia e all'estero".

(la repubblica 14 aprile 2010)

BRESCIA, MENSA NEGATA:LETTERA APERTA ALLE FAMIGLIE CHE CRITICANO IL BENEFATTORE



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Di Roberta Lerici

Non è la prima volta che un imprenditore salda il debito contratto dalle famiglie per la mensa scolastica, ed è già successo che il gesto sollevasse delle critiche a mio avviso inopportune. L'anno scorso si accusò l'imprenditrice che aveva saldato il debito di alcune famiglie di un'altra regione,di volersi fare pubblicità.Questa volta, invece, l'imprenditore è rimasto anonimo, dunque ad essere accusate sono le famiglie beneficiarie del gesto.Le si accusa di aver ricevuto un regalo, mentre altre famiglie hanno dovuto faticare per pagare. Tutti questi atteggiamenti sono sbagliati, in quanto nessuno può impedire ad altri di fare beneficenza, così come non si può impedire ad alcuno di accettarla. Il discorso da fare è diverso, e mi dispiace che alle famiglie di Adro che oggi se la prendono per un gesto di umanità, questo non sia venuto in mente.

Ogni comune ha dei fondi destinati dai servizi sociali alle persone bisognose.Come mai non si è chiesto che il comune provvedesse attraverso questi fondi al sostegno delle famiglie che non potevano pagare la mensa? Basta presentare la documentazione del reddito per capire se ci si trova di fronte ai cosiddetti "furbi" o a delle persone davvero indigenti. Nel secondo caso, bastava attuare una delle procedure classiche per il recupero dei crediti, quali decreti ingiuntivi, pignoramenti, ecc. come fanno tutti gli altri comuni d'Italia, senza umiliare i bambini che nulla c'entrano con i debiti degli adulti. Inoltre vorrei dire ai cittadini di Adro che oggi protestano, che non avrebbero dovuto accettare che ad alcuni alunni fosse negato l'accesso alla mensa, ma avrebbero dovuto protestare tutte contro un atto crudele e umiliante nei confronti dei compagni di scuola dei loro figli.L'odio, come insegnano la dottrina cristiana, non porta a nulla, se non a disgregare le comunità e a peggiorare i problemi.Ricordiamoci poi, che quanto oggi è accaduto a quelle famiglie, potrebbe accadere a chiunque di noi e non credo che piaccia a nessuno vedersi sbattere le porte in faccia quando si è in una situazione di difficoltà. Infine, vorrei porvi una domanda: ad Adro avete scelto un sindaco della Lega Nord perchè approvavate la discriminazione nei confronti degli extracomunitari e non solo, o perchè pensavate che avrebbe amministrato bene la vostra città? Perchè questo è il nodo fondamentale, questa è la vera domanda a cui dovreste dare una risposta, al di là dei benefattori, e delle famiglie morose...

Alcuni dei provvedimenti del sindaco di Adro, Lancini:

Negato bonus bebè a extracomunitari, ragazze madri, figli di matrimoni misti.

In pratica, una ragazza madre italiana che decide di avere da sola un figlio,per il primo cittadino non ha diritto al bonus, così come non ne ha diritto che sposa uno straniero.

Concesso sostegno agli affitti ai soli cittadini Ue

La lettera dell'imprenditore di Adro (versione integrale)