mercoledì 14 aprile 2010

Gb/ Ritirati dal mercato bikini imbottiti per bimbe di 7 anni

Gb/ Ritirati dal mercato bikini da Lolita per bimbe di 7 anni
Li aveva messi in commercio la catena Primark



Roma, 14 apr. (Apcom) - La catena di negozi di abbigliamento low cost inglese Primark è stata costretta a ritirare dal mercato dei bikini imbottiti per bambine di sette e otto anni. Travolta dalle polemiche e dalle critiche ha i tolto dai suoi espositori i costumi dello scandalo.
Numerose associazioni di protezione dei minori hanno accusato la Primark di incoraggiare la pedofilia. Grazie all'imbottitura, infatti,sembrava che delle bimbe di sette o otto anni avessero già un seno molto pronunciato rendendo le ignare bambine degli oggetti sessuali. I costumi costavano appena quattro sterline ed erano disponibili in due versioni: rosa con delle stelline dorate o nero a pois bianchi ed erano un pezzo di punta della collezione estiva della catena.

Shy Keenan, una consulente che si occupa di protezione dei minori e che aiuta le vittime dei pedofili, è indignata e ha sottolineato: "Non finiamo di stupirci del fatto che alcuni negozi siano pronti a sfruttare i soldi dei pedofili, che alimentino un mercato così orrendo - ha detto - Come difensore di vittime so che non si dovrebbe mai rendere i bambini oggetti sessuali: possono imparare a essere sexy in un modo adulto, ma nessuno insegna loro cosa fare se ricevono delle attenzioni non gradite da qualcuno".

Anche il leader dei conservatori David Cameron, candidato alle prossime elezioni, ha criticato fortemente i bikini dello scandalo definendo la vendita di un tale prodotto un fatto "vergognoso". Proprio mentre presentava il suo manifesto elettorale, Cameron ha sottolineato che è necessaria una maggiore responsabilità opposta alla "prematura commercializzazione e trasformazione in oggetti sessuali dei bambini" proposta dai media e dalle aziende.
Intanto la catena di abbigliamento low cost ha donato a un'organizzazione benefica che si occupa di bambini i profitti finora ottenuti.

Pedofilia/Savona, il vescovo Lupi risponde a Zanardi:" Il sacerdote sarà ridotto a stato laicale"

Savona, allontanato un sacerdote per pedofilia Il vescovo: "Sarà ridotto allo stato laicale"

Savona, allontanato un sacerdote per pedofilia Il vescovo: "Sarà ridotto allo stato laicale"

Monsignor Lupi ha risposto a Francesco Zanardi fondatore del movimento Gay Italiani
l'uomo aveva anche scritto al Papa per denunciare di avere subito violenze da ragazzino
Un gruppo di vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoto a Malta


SAVONA - Un sacerdote della diocesi di Savona accusato di pedofilia è stato allontanato lo scorso settembre dall'esercizio della funzione ed è in corso la pratica canonica per la riduzione allo stato laicale. Lo ha rivelato oggi il vescovo di Savona-Noli, monsignor Vittorio Lupi, in risposta a Francesco Zanardi, il savonese che aveva denunciato pubblicamente di essere stato violentato all'età di 13 anni dal sacerdote in questione. Zanardi era arrivato anche a scrivere al Papa per raccontare la sua vicenda.

Imprenditore nel settore informatico, 38 anni, fondatore del movimento Gay Italiani, Zanardi aveva ricordato le denunce fatte in passato alla stessa diocesi alle quali, ha affermato, non è stata data risposta. Oggi ha portato personalmente alla diocesi una lettera in cui chiede le dimissioni del vescovo. Monsignor Lupi ha subito replicato alle critiche con una nota in cui spiega: "in riferimento alla situazione del sacerdote verso il quale sono state avanzate accuse di pedofilia preciso che egli dal settembre 2009 non esercita più il ministero sacerdotale ed è in corso la pratica canonica per la sua dimissione dallo stato clericale". La diocesi, ha aggiunto il vescovo, "rimane disponibile ad ogni ulteriore chiarificazione nelle sedi competenti, affinché la verità possa emergere pienamente".

"In riferimento alla campagna mediatica sviluppatasi in questi giorni - ha detto l'alto prelato - con affermazioni non vere e anche calunniose nei confronti della diocesi, mi riservo di valutare eventuali iniziative legali". Francesco Zanardi, ha intanto annunciato al vescovo di avere predisposto "tutti gli elementi di prova in mio possesso per compiere regolare denuncia al magistrato del suo comportamento gravemente omissivo e di danno per la Chiesa e i suoi fedeli".

Il sacerdote allontanato, N.G., ha circa 55 anni e per molto tempo ha retto una parrocchia del savonese. Secondo quanto appreso negli ambienti diocesani, il parroco aveva chiesto lo scorso anno un temporaneo allontanamento dal territorio, una sorta di anno sabbatico. Nel frattempo però, la diocesi ha deciso di allontanarlo in modo definitivo.

Nella risposta a Zanardi, il vescovo Vittorio Lupi ha spiegato che "soprattutto in questo momento di grande dolore per tutta la nostra Chiesa, invito alla preghiera, al discernimento e all' accompagnamento di tutte quelle persone che hanno sofferto, o vivono con sofferenza i nostri limiti e le nostre fragilita". Zanardi, nella lettera a Lupi afferma tra l'altro: "Mi rivolgo a lei, con rispetto filiale, nella sua qualità di Vescovo della Diocesi di Savona-Noli nella quale vivo e nella quale purtroppo ho subito per anni abusi da parte di un sacerdote. Solo di ieri, la notizia che la Santa Sede nel 2003, indicò tramite una precisa direttiva ai Vescovi di denunciare eventuali casi di pedofilia nelle Diocesi, direttiva ignorata totalmente sia da lei che dal suo predecessore, malgrado le mie molteplici denunce e pure quelle di un sacerdote, velocemente ed opportunamente intimidito e tacitato per impedirgli di continuare le sue denunce a fronte del clero e che hanno portato solamente alla personale rovina, voluta proprio dalla Diocesi di Savona per impedirmi di proseguire le mie legittime proteste".

"Alla luce di tutto ciò - ha aggiunto Zanardi - per il rispetto di Santa Romana Chiesa, per il rispetto del Cristo sceso sulla terra a sacrificarsi per noi, le chiedo formalmente di dimettersi dal suo magistero di Vescovo della Diocesi di Savona e Noli, avendo tollerato che un sacerdote pedofilo continuasse a compiere gravissimi crimini contro l'umanità, rendendosi complice di un criminale che tanto danno ha fatto e sta continuando a fare, in Italia e all'estero".

(la repubblica 14 aprile 2010)

BRESCIA, MENSA NEGATA:LETTERA APERTA ALLE FAMIGLIE CHE CRITICANO IL BENEFATTORE



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Di Roberta Lerici

Non è la prima volta che un imprenditore salda il debito contratto dalle famiglie per la mensa scolastica, ed è già successo che il gesto sollevasse delle critiche a mio avviso inopportune. L'anno scorso si accusò l'imprenditrice che aveva saldato il debito di alcune famiglie di un'altra regione,di volersi fare pubblicità.Questa volta, invece, l'imprenditore è rimasto anonimo, dunque ad essere accusate sono le famiglie beneficiarie del gesto.Le si accusa di aver ricevuto un regalo, mentre altre famiglie hanno dovuto faticare per pagare. Tutti questi atteggiamenti sono sbagliati, in quanto nessuno può impedire ad altri di fare beneficenza, così come non si può impedire ad alcuno di accettarla. Il discorso da fare è diverso, e mi dispiace che alle famiglie di Adro che oggi se la prendono per un gesto di umanità, questo non sia venuto in mente.

Ogni comune ha dei fondi destinati dai servizi sociali alle persone bisognose.Come mai non si è chiesto che il comune provvedesse attraverso questi fondi al sostegno delle famiglie che non potevano pagare la mensa? Basta presentare la documentazione del reddito per capire se ci si trova di fronte ai cosiddetti "furbi" o a delle persone davvero indigenti. Nel secondo caso, bastava attuare una delle procedure classiche per il recupero dei crediti, quali decreti ingiuntivi, pignoramenti, ecc. come fanno tutti gli altri comuni d'Italia, senza umiliare i bambini che nulla c'entrano con i debiti degli adulti. Inoltre vorrei dire ai cittadini di Adro che oggi protestano, che non avrebbero dovuto accettare che ad alcuni alunni fosse negato l'accesso alla mensa, ma avrebbero dovuto protestare tutte contro un atto crudele e umiliante nei confronti dei compagni di scuola dei loro figli.L'odio, come insegnano la dottrina cristiana, non porta a nulla, se non a disgregare le comunità e a peggiorare i problemi.Ricordiamoci poi, che quanto oggi è accaduto a quelle famiglie, potrebbe accadere a chiunque di noi e non credo che piaccia a nessuno vedersi sbattere le porte in faccia quando si è in una situazione di difficoltà. Infine, vorrei porvi una domanda: ad Adro avete scelto un sindaco della Lega Nord perchè approvavate la discriminazione nei confronti degli extracomunitari e non solo, o perchè pensavate che avrebbe amministrato bene la vostra città? Perchè questo è il nodo fondamentale, questa è la vera domanda a cui dovreste dare una risposta, al di là dei benefattori, e delle famiglie morose...

Alcuni dei provvedimenti del sindaco di Adro, Lancini:

Negato bonus bebè a extracomunitari, ragazze madri, figli di matrimoni misti.

In pratica, una ragazza madre italiana che decide di avere da sola un figlio,per il primo cittadino non ha diritto al bonus, così come non ne ha diritto che sposa uno straniero.

Concesso sostegno agli affitti ai soli cittadini Ue

La lettera dell'imprenditore di Adro (versione integrale)

martedì 13 aprile 2010

ADRO, IMPRENDITORE PAGA MENSA, MA QUALCUNO PROTESTA:"SE NON POSSONO PAGARE LI TENGANO A CASA"

http://www.provincia.crotone.it/documenti/rassegnastampa/mensa.jpg
Mensa negata agli alunni della scuola elementare di Adro: un imprenditore paga il debito dei 40 genitori dei bambini esclusi dalla mensa dal sindaco leghista,ma altri genitori protestano:"Se non possono pagare che tengano i bambini a casa".

Il gran cuore dell'Italia si riduce a questo? Siamo davvero diventati così? O forse il fatto che la maggior parte dei bambini "morosi" siano stranieri, ha suscitato rabbia nella popolazione di Adro che ha eletto un sindaco della Lega, forse proprio perchè li "difendesse" dagli stranieri? E' bellissima la lettera che l'imprenditore anonimo ha inviato a un giornale per "giustificare" il suo gesto. Lui è l'esempio da seguire, non chi si dimostra intollerante e crudele con dei bambini...

Dopo la decisione del sindaco leghista del Bresciano
I bimbi senza mensa e l’imprenditore generoso
Un assegno di 10 mila euro per saldare i conti arretrati

Dopo la decisione del sindaco leghista del Bresciano

I bimbi senza mensa
e l’imprenditore generoso

Un assegno di 10 mila euro per saldare i conti arretrati

Chiamiamola pure buona notizia: un imprenditore generoso ha chiuso il caso dei bambini rimasti senza mensa ad Adro, in provincia di Brescia. Si è presentato con un assegno in Comune e ha detto: rilevo io i debiti dei genitori che non pagano la refezione scolastica. All'impiegata addetta alla contabilità ha consegnato una lunga lettera e di proposito non l'ha firmata, perché le idee contano più dei nomi e la condivisione non si fa sulla persona, ma sui principi. Non è una lettera qualsiasi: è il manifesto di una ritrovata dignità contro il conformismo che cancella la responsabilità sociale, e anche l'umanità. Non so voi, ma forse bisogna ringraziarlo: per aver interrotto il digiuno dei bambini e per aver tirato fuori dall'apnea qualche sentimento diverso dall'intolleranza, dal furore cieco che a volte si manifesta nei confronti dei più deboli. «I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono», scrive. «Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l'asticella dell'intolleranza di un passo all'anno: prima con la taglia sugli extracomunitari, poi con il rifiuto del sostegno regionale e adesso con la mensa dei bambini...».

E’ un messaggio contro l’indifferenza e per i rispetto dei diritti quello dell’imprenditore bresciano che al telefono ripete continuamente «niente nomi, non voglio ribalte, non cerco protagonismi». Noi il nome lo conosciamo, ma vogliamo essere leali con lui. Se avesse voluto farsi pubblicità avrebbe potuto convocare in piazza i 40 genitori morosi e saldare il debito al sindaco di Adro davanti a cineprese e fotocamere. Invece ha voluto rompere il muro del rigore che il sindaco leghista aveva alzato in difesa di un principio: «Se paghi mangi, se non lo fai digiuni», rievocando il suo passato e i suoi ricordi di bambino: «Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del Patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati per questo». C’è troppa aridità intorno a noi, spiega, è tempo di reagire. E premette: «Non sono comunista, alle ultime elezioni ho votato Formigoni». Ricorda da dove è venuto, la fatica che ha fatto per arrampicarsi sui rami della vita e conquistarsi un ruolo, un’attività che oggi lo fa vivere bene: «Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni una cascina come quella del film L’albero degli zoccoli. Ho studiato e i miei amici sono di tutte le idee politiche: gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona». Alla lettera ha dato un titolo ad effetto, meditato: «Io non ci sto». Il testo è un atto d’accusa che interroga tutti.

I compaesani: «Possibile che non capiscano quello che sta avvenendo»? I sacerdoti: «Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocefisso con qualche etto di razzismo?». Ce n’è anche per Berlusconi: «Dov’è il segretario del partito che ho votato e che si vuole chiamare partito dell’amore? E dove sono i leader della Lega che si vuole candidare a guidare l’Italia? ». Manca la sinistra, che forse non c’è o non si vede, in Lombardia. Ma è evocata, come un convitato di pietra. Non è questo il suo campo? «So perfettamente che fra le 40 famiglie morose, alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti», scrive l’imprenditore. «Alcuni sono milionari e vogliono fare la morale ad altri. In questo caso, nel dubbio, sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, con fermezza ed educazione, cercando di essere il primo a rispettarle. Tirare in ballo i bambini, non è compreso nell’educazione. Sono certo che uno di quei bambini diventerà medico o imprenditore o infermiere e il suo rispetto vale la mia spesa: molti studieranno per riscattare la loro vita, mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca a bearsi con i valori del grande fratello». Basta asciugare una lacrima per lasciare un segno nel tempo: l’imprenditore l’ha fatto, alla modica cifra di 10 mila euro. E adesso si chiede: bisognava arrivare a questo per far capire il valore della solidarietà?

Giangiacomo Schiavi
corriere della sera 13 aprile 2010