lunedì 29 dicembre 2008

Scuola, inghilterra: vietate correzioni con la matita rossa

Basta maestrine con la matita rossa


L'Inghilterra vieta le correzioni con quel colore. "Sono aggressive, minacciose, demotivanti"
TORINO
Basta maestrine con la matita rossa. Un centinaio di scuole inglesi ha deciso di abolire l’inchiostro color sangue per correggere i compiti in classe. Quella tinta che irrita i tori, renderebbe torelli anche gli studenti. E' una tinta «aggressiva», «minacciosa», «demotivante», insomma «inappropriata». Gli strafalcioni bisogna sì farli notare, ma anche evitare di calcare la mano sui fogli degli elaborati. Meglio usare altre sfumature della tavolozza, meno inquietanti, tipo un bel verde (molto speranzoso) o un blu (molto flemmatico) o il rosa (molto delicato). «Il colore rosso - ha spiegato al “Daily Mail” Richard Sammonds, preside di una scuola del Kent, favorevole alla campagna - può essere piuttosto scoraggiante per gli alunni. Ha connotazioni negative, di scuola vecchia».

La notizia è di ieri. Ma il bando del rosso è ricorrente. Ogni tanto rispunta in qualche angolo del mondo per riformare la scuola, sempre in bilico tra severità e modernismo. Nel '97 un liceo dell’Inghilterra centrale, annunciò lungimirante il tramonto della temutissima matita rossa. A quel tempo, le punizioni corporali, le sculacciate per esempio, non erano ancora abolite del tutto, ma la scuola cancellò quel colore dai compiti perché «simboleggiava pericolo, e dominio maschile, e poteva essere interpretato come segnale di fallimento». Qualche anno dopo una trentina di scuola australiane fecero la stessa cosa. E chissà quanti altri istituti, meno mediatici, hanno sospeso le matite sanguigne. La psicologia, d’altronde, lo sostiene da tempo. Mostrate macchie rosse al più gandhiano degli esseri umani e anche lui svilupperà un certo nervosismo. Il rosso, per lunga convenzione, segnala errori gravi, divieti, proibizioni. A parte il manto di babbo natale, o le luci dei film sporcaccioncelli, rosso è il semaforo dell’alt, rosso è il cartellino che ti butta fuori dal campo sportivo, rosso era il colore delle sinistre, oggi un po’ in declino. Rosso, appunto, è il colore che fin dall’infanzia ci segnala compiti disastrosi, anche se gli errori più gravi, nella scuola italiana, si sottolineano in blu. La notizia del Kent è stata commentata con scetticismo e ironia. Anzi, con una bella dose di lazzi dai blog su internet.

«Ma che sgargiante fesseria!». «Ma perché i nostri governanti non si concentrano su qualcosa di più serio?». Ben altri sono i rossi che oggi inquietano i cittadini e i risparmiatori. Ovvero i bilanci in rosso, le borse in rosso, le banche in rosso: in economia le sfumature cremisi pare siano più inquietanti delle «e» senza accento. Il rosso, dicono i tradizionalisti, è un sistema molto rapido per evidenziare gli errori. «Il divieto di usare l’inchiostro rosso - tuona Nick Seaton, capo di un’associazione che si batte per l’educazione tradizionale in Inghilterra - è una cosa balorda. Il senso comune ci dice che i bambini imparano dagli errori e in qualche caso bisogna infastidirli per insegnar loro qualcosa». L'obiettivo delle classi dal volto (e dal colore) umano è arrivare a una percezione più soft dell'errore.

Il preside Richard Sammonds sostiene che «la scuola moderna non è più chiamata sfornare impiegati e contabili ma la forza-lavoro del ventunesimo secolo». La scuola moderna, fanno eco i professori del fronte anti-rosso, deve insistere con «l'approccio positivo», «non insistere solo sulle manchevolezze, ma incoraggiare». E magari sottolineare con altri pennarelli colorati, evidenziatori gioiosi, anche le parti più riuscite di un compito a mo' di sprone. Qualche decennio fa Maria Montessori sosteneva più o meno la stessa cosa. Non si preoccupava di cromopedagogia, né di penne rosse. Ma di zeri, doppi zeri, e altre punizioni varie. Il bimbo, spiegava, non ha bisogno di umiliazioni, per migliorarsi, per perfezionarsi. Forse aveva ragione, forse no (molti pargoli usciti delle scuole montessoriane hanno poi scoperto la libidine della tolleranza zero).

Di quasi certo, invece, c’è che la crociata del rosso può aspettare. La riforma più urgente è abolire per legge il proverbio «sbagliando s’impara». E’ vecchio, démodé, e ricorda troppo sovente che gli esseri umani prendono cantonate, un sacco di cantonate. E non è detto che poi imparino sul serio. Un detto pessimista. Altro che penna rossa.
La Stampa 27 dicembre 2008

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