giovedì 30 ottobre 2008

RIFORMA GELMINI/ELIMINAZIONE SEDI:ECCO L'ELENCO DELLE SCUOLE A RISCHIO CHIUSURA

DECRETO-LEGGE 7 ottobre 2008 , n. 154 art.3 fonte: Governo

ELENCO SCUOLE CON MENO DI 500 ALUNNI

Previsioni Legambiente su dati Ministero Pubblica Istruzione
Scarica il documento allegato: 0915SchedaScuoleTagli.doc
Scuola: nei piccoli comuni oltre 20mila plessi scolastici a rischio chiusura

Le scuole dei piccoli comuni si uniscono alla protesta contro la riforma Gelmini: “Scuola chiusa per tagli”
“Chiusa per tagli”. E’ lo striscione che oggi alcune scuole dei piccoli comuni italiani, tra cui quella di Cantagallo (Po) e Sasso di Castalda (Pz), hanno srotolato insieme a Legambiente, ANCI, sindaci e cittadini di fronte all’ingresso degli istituti, unendosi alla mobilitazione nazionale che ha preso il via oggi contro i pesanti tagli che la finanziaria ha previsto per il sistema scolastico italiano. Tagli che penalizzano in modo grave gli istituti più piccoli soprattutto nelle regioni del Sud e le Isole, ma non solo. Se, come previsto, il criterio per stabilire la sopravvivenza dei plessi scolastici sarà quello del numero degli alunni, facendo una proiezione sui plessi che hanno un numero inferiore ai 100 alunni, in Calabria potrebbero chiudere i battenti il 92,5% delle materne e quasi il 70% delle elementari, visto che su 989 scuole di primo grado ben 680 sono plessi sottodimensionati. In Umbria i tagli riguarderanno il 91% delle materne e il 50% delle elementari, in Molise l’88,9% delle materne e il 73,8 delle elementari, in Basilicata l’86,6% delle materne e il 58% delle elementari, in Sardegna il 90% delle materne e il 50,5% delle elementari. E al riparo dalle forbici non sono neanche gli istituti del nord: in Piemonte sono a rischio l’80,3% delle materne e in Veneto il 74,6%. Una vera scure dunque che riguarda il 77,2% delle scuole per l’infanzia, il 41,3 % delle elementari, il 31,6% delle medie, il 24,3% delle superiori per quasi la metà del totale di tutti i punti di erogazione del servizio scolastico italiano.
“Le proiezioni che abbiamo fatto sui dati del Ministero dell’Istruzione rivelano un quadro a dir poco allarmante sulle ricadute che i provvedimenti decisi dal Governo avranno sull’intero sistema scolastico italiano – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, presente di fronte alla scuola di Cantagallo -. Le percentuali sul numero delle scuole che, soprattutto al Sud e nelle Isole, rischiano la chiusura sono spaventose e in alcuni casi rappresentano quasi la totalità dei plessi. Come abbiamo ricordato nella lettera aperta inviata al ministro Gelmini – ha concluso il presidente di Legambiente - riteniamo che i parametri per la razionalizzazione della scuola debbano tenere conto della peculiarità del territorio italiano”.
Legambiente ricorda infatti che in Italia il 72% dei comuni sono al di sotto dei 5000 abitanti e che esistono oltre alle piccole isole anche realtà comunali più popolose con territori sparsi ricchi di frazioni, in cui sono presenti plessi scolastici.
“L’imposizione di obiettivi numerici a scala regionale rischia di creare situazioni di svantaggio rispetto alla piena garanzia del diritto all’istruzione per i cittadini delle aree più marginali - ha aggiunto Vanessa Pallucchi, responsabile scuola e formazione di Legambiente -. Tagli di insegnanti e personale ATA infatti porteranno alla chiusura o all’accorpamento di centinaia di scuole e plessi “sottodimensionati”. Per questo sollecitiamo il Governo a tenere conto di queste previsioni per i criteri di razionalizzazione, che devono essere stabiliti attraverso la concertazione con gli Enti locali, altrimenti costretti a sopperire alla garanzia del servizio scolastico per tutti. I piccoli comuni rappresentano una realtà strategica per il presidio del territorio e la tenuta culturale ed identitaria del Paese e occorre prevedere specifici criteri che ne garantiscano la sopravvivenza”.
Alla manifestazione a Cantagallo erano presenti oltre al presidente di Legambiente anche quello della Toscana Piero Baronti, Ilaria Bugetti, Sindaco di Cantagallo, Federico Gelli, Vicepresidente della Regione Toscana, Gianfranco Simoncini, Assessore alle politiche scolastiche della Regione Toscana, Oreste Giurlani, Presidente di Uncem Toscana, Tiziano Lanzini, Rappresentante Piccoli Comuni di Anci Toscana.

8 commenti:

A.I.N. ha detto...

Le bugie della sinistra sulla Gelmini: la chiusura delle scuole piccole con meno di 500.

Una delle numerose mistificazioni dell'informazione di regime sulla Gelmini...

La leggenda data in pasto all'uomo qualunque da quei media dice che "le scuole con meno di 500 studenti sono a rischio chiusura".

L'ha rilanciata la disinformatrice Maria Pia Garavaglia, Ministro ombra del PD. "Come faranno i ragazzi di Capri e delle Eolie a raggiungere la terra ferma ? " .

Semplice, non ne avranno bisogno, perchè il decreto non chiude nessunissima scuola, non c'è scritto assolutamente nulla in proposito.

Ma come è nata la bufala ? Gli ideologicizzati hanno confuso il decreto della Gelmini con "Il piano programmatico" della Gelmini che prevede nel futuro di accorpare (non le scuole ma) il personale amministrativo di plessi scolastici con meno di 50 alunni (non 500) : Presidi e segretari.

Roberta Lerici ha detto...

Molte regioni hanno presentato ricorso per incostituzionalità e la norma è inserita nel Decreto Sanità. Cosa significa la sigle con cui si firma, scusi?

A.I.N. ha detto...

Bene abbiamo già stabilito due cose: che il titolo che parla di "elenco scuole con meno di 500 alunni" va modificato in "50" ( basta guardare anche la tabella che hai postato 0915SchedaScuoleTagli.doc, che prende in considerazione le scuole con meno di 50 alunni - ma, ingiustificatamente anche quelle fino a 100).

Due, che la riforma Gelimini non centra nulla, visto che si parla del decreto sanità, proposto da Sacconi, Fitto e Tremonti.

Roberta Lerici ha detto...

Ma lei crede davvero che siamo tutti degli sprovveduti? Crede davvero che i tagli li abbia pensati la notte Maria Stella Gelmini da Brescia, anni 35, neoministro?

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Mi unisco ai commenti di Roberta. Ormai abbiamo tutti chiara la strategia dello staff berlusconiano:il potere ce l'hanno due o tre,gli altri vengono scelti solo per le capacità dialettiche e la cattiveria necessaria a tenere testa ai vari attacchi;ricevono precise istruzioni,in proposito. Usano tutti le stesse parole,le stesse tecniche persuasive...Gente,svegliatevi! Noi siamo oggetto di studi approfonditi,da parte di quel nanetto maligno! Usa tutti i mezzi del marketing a sua disposizione per cercare di appiattire i nostri cerveli! Chi ci casca se lo merita.
M.Paola

A.I.N. ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Roberta Lerici ha detto...

«Il piano Gelmini? è inapplicabile»
A poche ore dalla sua approvazione, la riforma della scuola presenta già le prime crepe: le Regioni che si ribellano, il conflitto con il decreto Tremonti. Insomma, una sostanziale inapplicabilità e un pasticcio. Il presidente della Regione Emilia-Romagna ne chiede il ritiro, mentre il presidente della Repubblica incontra gli studenti Il presidente Errani parla a nome di tutti i governatori: per quest'anno tecnicamente non si può fare, ritiratelo
Daniela Preziosi


«La compenza delle regioni è sul piano di riorganizzazione della scuola. E lì c'è un elemento indiscutibile. Le iscrizioni si aprono a gennaio. Le procedure per i piani di riordino scolastico, invece, prevedono un percorso - per capirci: le provincie consultano i comuni, e poi le scuole e via dicendo - che rende ormai tecnicamente impraticabile la realizzazione di qualsiasi riorganizzazione». Il presidente della regione Emilia Romagna Vasco Errani è anche presidente della Conferenza delle Regioni, e cioè rappresenta tutti i governatori. E stavolta tutti, ma proprio tutti, la pensano come lui. «Il governo ha definito il risparmio. Dopodiché non si è preoccupato né dei tempi né delle forme attraverso cui questo risparmio può essere effettivamente realizzato. Quindi la nostra posizione è: la riforma per l'anno 2009-2010 non si può realizzare»
Dunque, presidente, che si fa?
Rimettiamoci intorno a un tavolo, discutiamo della qualità della riorganizzazione. Facciamo un'intesa e procediamo verso una piano realizzabile.
Cosa intende per qualità della riorganizzazione?
L'Italia è un paese articolato e diversificato. Non si può dire 'sotto i 50 alunni si chiude'. Vi sono realtà in cui va tenuto conto della qualità complessiva del territorio. Le zone della montagna, per esempio. Se gli togli tutti i servizi, corri il rischio di spendere molto di più rispetto alla scelta di mantenere una scuola. E ancora: se tu chiudi una scuola devi fare il trasporto scolastico, perché l'istruzione è un diritto costituzionale.
Chi paga?
Chi paga?
Gli enti locali e le regioni. Non è serio. Ragioniamo seriamente? Allora partiamo dalle necessità qualitative del sistema scolastico e del sistema territoriale. Dopodiché ciascuno farà la propria parte.
Il ministro delle regioni Raffaele Fitto ha detto che il commissariamento previsto per le regioni che non riescono a realizzare il piano non è un obbligo di legge.
Mi pare che ministro abbia capito le nostre ragioni. Adesso però è il governo che deve dare delle risposte. Certo è che non può continuare una relazione tra governo e regioni fondata sul fatto che noi ci facciamo carico della collaborazion e dall'altra parte si fanno atti unilaterali. La scuola è un esempio eclatante, ma non c'è solo la scuola. Ma cosa significa così parlare di federalismo? Il commissariamento, poi, è uno schiaffo istituzionale.
Concretamente in cosa consiste?
Entro il 15 dicembre arriverebbe un commissario che fa il piano di riorganizzazione nelle regioni doce entro il 30 novembre non s'è fatto. Non ha nessuna efficacia. In Emilia Romagna noi siamo a posto: ma un commissario che arriva il 15 dicembre che fa, visto che le iscrizioni alle scuole si aprono a gennaio? Non può fare niente.
Sento un filino di orgoglio emiliano: la sua regione è pronta, diceva?
Noi sì. Siamo alla terza generazione di piani di riorganizzazione scolastica. Li abbiamo fatti d'intesa con le istituzioni scolastiche, con il ministero, discutendo con genitori, famiglie, docenti e comuni. Perché solo così si può realizzare una riorganizzazione di qualità.
Quindi il governo finirà per commissariare le regioni governate dal Pdl?
Finirebbero commissariate diverse regioni, al Nord come al Sud.
La Gelmini ormai è legge. Cosa chiedete?
Diciamo: fermatevi, riapriamo il confronto. Togliete quell'articolo 3 della legge 154. A quel punto rivediamo i numeri della finanziaria e costruiamo insieme un percorso praticabile.
La pensano così anche i presidenti delle regioni governate dalla destra?
La posizione è unanime. Anche perché il problema è oggettivo: non ci sono i tempi.
Le faccio una domanda come presidente dell'Emilia Romagna. Lei, come sei governatori del centrosinistra, ha fatto ricorso alla Corte costituzionale contro la legge Gelmini.
Premetto che negli ultimi tempi ho ridotto al massimo il conflitto interistituzionale perché penso che sia un elemento negativo. Ma di fronte alla pervicace volontà di gestire in modo unilaterale le competenze che riguardano anche le regioni, senza nessuna possibilità di dialogo, ho deciso di fare questi ricorsi. Per evidenziare che chi ha scelto la strada del conflitto non sono io, ma il governo. Se il governo fosse disponibile a riaprire il confronto, le cose cambierebbero.
Il Manifesto 1 novembre 2008