Sono gli stessi sacerdoti a raccontare vecchie storie di abusi, chiedendo che riaffiori la verità
Papa Ratzinger ha esortato la Chiesa alla trasparenza, ma il Vaticano è preoccupato
Denunce e richieste di risarcimento
ora la Santa Sede teme il fronte italiano
Un libro scritto da un sacerdote anonimo raccoglie gli ultimi esposti alle procure
di MARCO ANSALDO
CITTÀ DEL VATICANO - Forse era inevitabile. Di certo se l'aspettavano tutti, anche in Vaticano. Ma che lo scandalo dei preti pedofili arrivasse prima o poi anche in Italia sembrava più che un'ipotesi. Era una preoccupazione latente. Ora, una certezza, visto che le prime denunce sono già partite. Dopo i casi scoppiati negli Stati Uniti nel 2002, quelli in Brasile del 2005, le condanne in Australia nel 2008, il rapporto Murphy sugli abusi in Irlanda nel 2009, e le recentissime inchieste avviate nel 2010 in Germania, Austria e Olanda, la Santa Sede dovrà prepararsi per un nuovo fronte.
Non è stato infatti un caso se, solo pochi giorni fa, la diocesi di Bolzano e Bressanone, colpita dall'eco dello sconcerto provocato nella vicina area di lingua tedesca, ha indicato sul proprio sito un indirizzo e-mail al quale le vittime possono fare segnalazioni. Un'azione preventiva, avviata dal vescovo Karl Golser, nel segno della trasparenza totale raccomandata da Papa Ratzinger. Già l'altro ieri un altoatesino si è fatto avanti, raccontando al giornale Tageszeitung gli abusi subiti da ragazzo, negli Anni sessanta, da cinque frati durante un soggiorno estivo in un convento di Bolzano. Violenze avvenute "nei vigneti, in cantina e in stanza". Subito dopo è stata la volta di un ex studente di un collegio di Novacella, nei pressi di Bressanone, che ha denunciato anche frustate.
A Firenze è poi tornata alla ribalta ieri la vicenda di don Lelio Cantini, il prete colpevole di abusi sessuali contro minori compiuti fra il 1973 e l'87, da parroco della Chiesa "Regina della pace". Dopo lunghe vicende processuali, nel 2008 Cantini fu ridotto da Benedetto XVI allo stato laicale. Ora le sue vittime imputano alle autorità ecclesiastiche la "mancata consapevolezza delle loro responsabilità". Dice Francesco Aspettati, a nome di tutti: "Troppo facile offrire la testa del pedofilo di turno senza affrontare il vero problema: perché, quando abbiamo chiesto di essere ascoltati, la Chiesa ci ha prima intimato il silenzio, accusato di accanimento, e poi minacciato e invitato a dimenticare?".
Altre storie riemergono, descritte in dettaglio nel libro "Il peccato nascosto" (editore Nutrimenti, curato da Luigi Irdi) in uscita mercoledì. L'autore, che si firma come Anonimo - sigla che comprende il contributo di più mani fra cui quella di un sacerdote che ha preferito non comparire in prima persona - raccoglie le tante denunce arrivate di recente in varie Procure d'Italia. C'è la vicenda di un gruppo di bambine di un paese vicino a Cento, diocesi di Ferrara, abusate da don Andrea Agostini, condannato nel 2008 a 6 anni e 10 mesi di reclusione, e al risarcimento di 28mila euro. Il loro avvocato, Claudia Colombo, aveva anche scritto al cardinale di Bologna, Carlo Caffarra, chiedendo una presa di responsabilità della curia locale. Nel dispositivo della sentenza i giudici di primo grado hanno denunciato "il silenzio dei vertici ecclesiastici e la loro ritrosia a mettere sul tappeto le notizie sulle accuse che già da tempo circolavano".
Un altro caso descritto è quello di una parrocchia alla periferia nord di Roma, dove don Ruggero Conti, parroco della Natività di Maria Santissima, è stato processato nel febbraio 2008 al palazzo di giustizia di Roma per abusi sessuali nei confronti di sette ragazzi che hanno testimoniato le violenze al pubblico ministero Francesco Scavo.
Ma, fra i tanti, il caso forse più atroce è quello di Alice, una bambina di 8 anni di Bolzano, per un lungo periodo violentata, filmata, abusata con il messale in mano dall'educatore al quale i genitori l'avevano affidata per insegnarle il catechismo. L'accusato, don Giorgio Carli, affrontati tutti i gradi di giudizio per accuse che risalgono agli anni Ottanta - e sempre condannato - il 19 marzo 2009 viene "assolto" dalla terza sessione penale della Cassazione che dichiara quei reati prescritti per effetto della legge ex Cirielli. La sentenza, pur confermando l'autenticità dei fatti, può contemplare solo la condanna al risarcimento. Peraltro mai giunto.
Il Vaticano, che conosce molti dei casi, appare preoccupato. Non solo per una questione di immagine. Ma anche perché l'apertura del fronte italiano significherebbe l'avvio di cause di risarcimento di cui difficilmente le sole diocesi potrebbero farsi carico. La Curia teme questo rischio. In alcuni casi sono addirittura i sacerdoti a denunciare storie ormai sepolte, con documentazioni e dossier. Chiedono loro stessi trasparenza, perché la verità, dopo tanti anni, finalmente riaffiori.
(La Repubblica 14 marzo 2010)
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