Terremoto, Letta scrisse a Bertolaso: "Caro Guido, aiuta gli amici di Verdini"
Terremoto, Letta scrisse a Bertolaso: "Caro Guido, aiuta gli amici di Verdini"
Nuova inchiesta sugli appalti per la ricostruzione post-sisma, ancora una volta sul ruolo del consorzio Federico II in cui aveva interessi il coordinatore del Pdl. Al centro del ricorso della Procura in Cassazione, il messaggio dell'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio all'ex capo della Protezione civile. "Semplice raccomandazione", per il Gup. "Serrata attività di condizionamento", secondo il sostituto procuratore
di GIUSEPPE CAPORALE L'AQUILA - C'è una lettera di raccomandazione sotto inchiesta. E' una lettera firmata da Gianni Letta, ex sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con il governo Berlusconi. Venti righe su carta intestata del sottosegretario per favorire un gruppo di imprenditori negli affari del post-terremoto. Venti righe che ora sono oggetto di indagine da parte della Procura dell'Aquila.GUARDA LA LETTERA 1
Il destinatario della lettera è Guido Bertolaso, all'epoca capo del dipartimento della Protezione Civile (struttura sotto la direzione della Presidenza del Consiglio). L'obiettivo è aiutare gli amici di un amico speciale, specifica lo stesso Letta nel documento - "come potrai facilmente immaginare, non posso sottrarmi a tale richiesta..." - Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl.
L'impresa da aiutare è - ancora una volta - il consorzio Federico II, ovvero il raggruppamento di società che aveva al suo interno Riccardo Fusi, imprenditore (amico e in passato anche socio di Verdini) e una serie di imprese abruzzesi legate alla Carispaq, banca del territorio aquilano. Non solo Fusi secondo le verifiche dei Ros risulta debitore per una cifra intorno ai 20 milioni di euro nei confronti del Credito Cooperativo Fiorentino, presieduto all'epoca dei fatti proprio da Verdini.
La lettera. "Caro Guido, come ho avuto modo di accennarti per telefono l'altro giorno, l'onorevole Denis Verdini mi ha presentato un gruppo di imprenditori aquilani che insieme ad una grande impresa nazionale, hanno dato vita al consorzio Federico II, per la ricostruzione dell'Abruzzo. Adesso, a pochi giorni dall'incontro, lo stesso Verdini mi sollecita di nuovo il contatto con te (o con la tua struttura) e come potrai facilmente immaginare, non posso sottrarmi a tale richiesta. Nell'appunto che ti invio troverai la descrizione degli obiettivi e delle finalità del consorzio e il profilo delle imprese locali e nazionali che hanno dato vita all'iniziativa.
Ti sarò grato perciò, se per non deludere Denis
Verdini, potrai dedicare a questi imprenditori dieci minuti del tuo
preziosissimo tempo per poi affidarli a chi riterrai possa diventare il
loro interlocutore istituzionale. Sicuro della tua comprensione, ti
chiedo scusa per il fastidio e ti ringrazio di cuore. Perdonami e grazie
(scritto a mano, ndr). Gianni Letta". E poi ancora a penna "Gianni".
Verdini e Fusi, già prosciolti per la raccomandazione. Proprio per la vicenda degli appalti del consorzio Federico II negli affari post-sisma, Verdini e Fusi sono stati prima indagati e poi prosciolti dal tribunale dell'Aquila perché "il fatto non sussiste". Secondo il giudice per le udienze preliminari Romano Gargarella - che si è pronunciato a riguardo appena il mese scorso - quella di Verdini per l'imprenditore Fusi fu una "mera raccomandazione" non prefigurabile come reato penale. Ma contro questa decisione il sostituto procuratore Stefano Gallo ora ha presentato ricorso in Cassazione puntando come elemento centrale proprio sulla missiva, svelando così anche una parte della nuova indagine che stavolta vede al centro Letta.
Il pm: "portata dirompente dei nuovi documenti". "Bisogna tener conto della portata dirompente dei nuovi documenti depositati", scrive Gallo nel ricorso in Cassazione producendo la lettera di Letta. "I termini usati dal potente sottosegretario di Stato sono assolutamente significativi della concreta possibilità dell'onorevole Denis Verdini di incidere sulle scelte degli apparati dello Stato in ordine all'affidamento dei lavori post-terremoto" scrive nel ricorso. E aggiunge: "Come va interpretato il non posso sottrarmi alla richiesta?". Così la lettera di Letta oltre a essere alla base del nuovo fascicolo potrebbe far riaprire l'inchiesta su Fusi e Verdini, oltre che chiamare nuovamente in causa Guido Bertolaso. E il sostituto procuratore Gallo - come annunciato nel ricorso - ha intenzione di interrogare sia Letta che Bertolaso per verificare la veridicità della lettera.
Ma per Gup la lettera di Letta è solo una raccomandazione. Il nuovo documento, in realtà, era stato già depositato all'ultima udienza per la vicenda Verdini e Fusi, ma il giudice Gargarella aveva derubricato anche questo documento come prova di "mera raccomandazione". Per la procura dell'Aquila invece è la dimostrazione del tentato condizionamento di alcuni appalti post-terremoto. Per i magistrati infatti, seppure la missiva pare sia arrivata in procura in forma anonima, è "vera". Gli inquirenti al riguardo hanno già eseguito una perizia sulla grafia dello scritto ed è risultata chiaramente riconducibile a Letta. Così come sono "perfettamente coincidenti" date e altre circostanze citate nella lettera e poi riscontrate nelle intercettazioni e nelle informative dei carabinieri del Ros.
L'altra prova: la mail di Verdini a Letta. Non solo, la procura ha in mano anche molti altri documenti.
Tra questi, un'altra lettera questa volta inviata da Verdini (attraverso la mail del credito fiorentino) a Letta e datata sempre 22 maggio: "Caro Gianni, a seguito dell'incontro con Fusi, presidente della Baldassini Tognozzi Pontello s. p. a., Ettore Barattelli (dell'omonima azienda), il direttore della cassa di risparmio dell'Aquila Rinaldo Tordera e il suo vice Angelo Fracassi, ti invio l'informativa sul consorzio Federico II come tu mi avevi richiesto. Ti prego di contattarmi al più presto perché tutti i partecipanti all'incontro sono rimasti favorevolmente impressionati dalla tua cortesia e dal tuo sincero interessamento, che corrisponde al loro sentimento di abruzzesi. Potrai notare l'enorme professionalità e potenzialità del consorzio e il forte radicamento territoriale e come ricorderai, il prezioso sostegno della cassa di risparmio dell'Aquila. Denis Verdini".
Ci sono anche altri risconti, indizi e prove. La riunione che si tenne effettivamente a palazzo Chigi il 12 maggio 2009 tra Letta, Verdini, Fusi e gli altri imprenditori abruzzesi (incontro che fu confermato sia da Verdini che da Fusi durante gli interrogatori); la costituzione del consorzio appena tre giorni dopo l'incontro con Letta; il successivo incontro tra Bertolaso e il consorzio il 3 giugno del 2009. E poi gli appalti: i lavori della caserma Capomizzi (11 milioni di euro) e i lavori per la scuola Carducci (7 milioni di euro).
Il pm: serrata azione di condizionamento degli appalti. "Altro che semplice raccomandazione - conclude Gallo nel ricorso - vi fu una serrata attività di orientamento e condizionamento delle scelte statuali per l'affidamento dei lavori post-sisma". Fin qui i fatti. Al momento dal palazzo di giustizia dell'Aquila non emerge di più. L'indagine è coperta dal più stretto riserbo e non è dato sapere se, formalmente, il nome di Letta sia stato effettivamente iscritto nel registro degli indagati. Certo è che questa volta la nuova inchiesta della procura dell'Aquila è incentrata sulla sua lettera e sulle presunte pressioni per affidare gli appalti del post terremoto.
Verdini e Fusi, già prosciolti per la raccomandazione. Proprio per la vicenda degli appalti del consorzio Federico II negli affari post-sisma, Verdini e Fusi sono stati prima indagati e poi prosciolti dal tribunale dell'Aquila perché "il fatto non sussiste". Secondo il giudice per le udienze preliminari Romano Gargarella - che si è pronunciato a riguardo appena il mese scorso - quella di Verdini per l'imprenditore Fusi fu una "mera raccomandazione" non prefigurabile come reato penale. Ma contro questa decisione il sostituto procuratore Stefano Gallo ora ha presentato ricorso in Cassazione puntando come elemento centrale proprio sulla missiva, svelando così anche una parte della nuova indagine che stavolta vede al centro Letta.
Il pm: "portata dirompente dei nuovi documenti". "Bisogna tener conto della portata dirompente dei nuovi documenti depositati", scrive Gallo nel ricorso in Cassazione producendo la lettera di Letta. "I termini usati dal potente sottosegretario di Stato sono assolutamente significativi della concreta possibilità dell'onorevole Denis Verdini di incidere sulle scelte degli apparati dello Stato in ordine all'affidamento dei lavori post-terremoto" scrive nel ricorso. E aggiunge: "Come va interpretato il non posso sottrarmi alla richiesta?". Così la lettera di Letta oltre a essere alla base del nuovo fascicolo potrebbe far riaprire l'inchiesta su Fusi e Verdini, oltre che chiamare nuovamente in causa Guido Bertolaso. E il sostituto procuratore Gallo - come annunciato nel ricorso - ha intenzione di interrogare sia Letta che Bertolaso per verificare la veridicità della lettera.
Ma per Gup la lettera di Letta è solo una raccomandazione. Il nuovo documento, in realtà, era stato già depositato all'ultima udienza per la vicenda Verdini e Fusi, ma il giudice Gargarella aveva derubricato anche questo documento come prova di "mera raccomandazione". Per la procura dell'Aquila invece è la dimostrazione del tentato condizionamento di alcuni appalti post-terremoto. Per i magistrati infatti, seppure la missiva pare sia arrivata in procura in forma anonima, è "vera". Gli inquirenti al riguardo hanno già eseguito una perizia sulla grafia dello scritto ed è risultata chiaramente riconducibile a Letta. Così come sono "perfettamente coincidenti" date e altre circostanze citate nella lettera e poi riscontrate nelle intercettazioni e nelle informative dei carabinieri del Ros.
L'altra prova: la mail di Verdini a Letta. Non solo, la procura ha in mano anche molti altri documenti.
Tra questi, un'altra lettera questa volta inviata da Verdini (attraverso la mail del credito fiorentino) a Letta e datata sempre 22 maggio: "Caro Gianni, a seguito dell'incontro con Fusi, presidente della Baldassini Tognozzi Pontello s. p. a., Ettore Barattelli (dell'omonima azienda), il direttore della cassa di risparmio dell'Aquila Rinaldo Tordera e il suo vice Angelo Fracassi, ti invio l'informativa sul consorzio Federico II come tu mi avevi richiesto. Ti prego di contattarmi al più presto perché tutti i partecipanti all'incontro sono rimasti favorevolmente impressionati dalla tua cortesia e dal tuo sincero interessamento, che corrisponde al loro sentimento di abruzzesi. Potrai notare l'enorme professionalità e potenzialità del consorzio e il forte radicamento territoriale e come ricorderai, il prezioso sostegno della cassa di risparmio dell'Aquila. Denis Verdini".
Ci sono anche altri risconti, indizi e prove. La riunione che si tenne effettivamente a palazzo Chigi il 12 maggio 2009 tra Letta, Verdini, Fusi e gli altri imprenditori abruzzesi (incontro che fu confermato sia da Verdini che da Fusi durante gli interrogatori); la costituzione del consorzio appena tre giorni dopo l'incontro con Letta; il successivo incontro tra Bertolaso e il consorzio il 3 giugno del 2009. E poi gli appalti: i lavori della caserma Capomizzi (11 milioni di euro) e i lavori per la scuola Carducci (7 milioni di euro).
Il pm: serrata azione di condizionamento degli appalti. "Altro che semplice raccomandazione - conclude Gallo nel ricorso - vi fu una serrata attività di orientamento e condizionamento delle scelte statuali per l'affidamento dei lavori post-sisma". Fin qui i fatti. Al momento dal palazzo di giustizia dell'Aquila non emerge di più. L'indagine è coperta dal più stretto riserbo e non è dato sapere se, formalmente, il nome di Letta sia stato effettivamente iscritto nel registro degli indagati. Certo è che questa volta la nuova inchiesta della procura dell'Aquila è incentrata sulla sua lettera e sulle presunte pressioni per affidare gli appalti del post terremoto.
(LA REPUBBLICA 05 dicembre 2011)
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