L'area interdetta ai cortei |
Martedì il centro diventa «zona rossa» nel giorno dei cortei, isolate le Camere
Proteste vietate, cordoni di polizia, parlamentari invitati a raggiungere presto le sedi per evitare i manifestanti
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I LUOGHI DEI CORTEI DEGLI STUDENTI. I manifestanti si riuniranno alle 10.30 davanti al Colosseo e, in molti, più che altro tentati dall'istituzione di una zona rossa, vorrebbero insinuarsi in percorsi alternativi, organizzare presidi spontanei e far arrivare le loro voci a quelli più in alto, ovattati nella zona sicura. Gli universitari, di tutta Italia, si vedranno alle 9.30 davanti La Sapienza e si congiungeranno con gli studenti liceale di San Lorenzo. Gli studenti delle superiori di Monteverde, Trastevere e Centro daranno vita a cortei "di quartiere" tentando poi di bloccare il Lungotevere e congiungersi con gli universitari di Roma Tre a Piramide. Gli altri studenti si muoveranno da piazza della Repubblica verso le 9.30.
Martedì il centro diventa «zona rossa» nel giorno dei cortei, isolate le Camere
ROMA - Cordoni di sicurezza intorno alle sedi istituzionali che di fatto trasformeranno in una «zona rossa» il centro di Roma. La questura blinda i palazzi della politica in vista delle manifestazioni di piazza previste per domani, mentre in Parlamento si voteranno le mozioni che decreteranno il destino del governo.
Vietato avvicinarsi alla Camera, al Senato, a Palazzo Chigi e a Palazzo Grazioli, oltre che alle sedi dei partiti. L’ultima riunione per mettere a punto il piano di sicurezza si svolgerà oggi, ma l’interdizione di queste aree a chi ha annunciato di voler partecipare a «una grande assemblea popolare» è già stata stabilita.
L'area interdetta ai cortei martedì 14 dicembre
È una decisione che appare senza precedenti. Le informazioni raccolte dai responsabili dell’ordine pubblico assicurano che da tutta Italia arriveranno in treno, in pullman e con mezzi propri migliaia e migliaia di persone decise a «sfiduciare dal basso Silvio Berlusconi». Il diritto di manifestare deve sempre essere garantito, soprattutto in un giorno cruciale per la vita del Paese. Ma è preoccupante che ai senatori venga suggerito di recarsi molto presto a palazzo Madama proprio per evitare di essere intercettati dai manifestanti.
Ai promotori del corteo che avevano chiesto di poter arrivare a Montecitorio, la questura ha risposto con una nota ufficiale nella quale giustifica la scelta di interdire l’accesso alla piazza per la «necessità di garantire il regolare svolgimento delle attività parlamentari».
Manifestazioni di violenza devono sempre essere stigmatizzate e condannate. Senza dimenticare che qui c’è in gioco il diritto a dissentire, la possibilità di protestare in maniera pacifica. A Roma si sono dati appuntamento, tra gli altri, i napoletani esasperati dall’emergenza rifiuti, gli aquilani che attendono la ricostruzione della propria città, gli studenti che non condividono la riforma del ministro Mariastella Gelmini. Certo, una miscela di malcontento che rischia di infiammarsi.
Si riuniranno alle 10.30 di fronte al Colosseo, molti hanno già annunciato di voler esplorare percorsi alternativi, organizzare sit-in all’ultimo momento per cercare il modo di coinvolgere quanto più possibile i cittadini. Compito delle forze dell’ordine è evitare che la situazione degeneri, impedire ai più facinorosi di fomentare la folla, isolare chi ha deciso di andare in piazza per cercare lo scontro. Però l’immagine del centro della capitale ridotta a un’area chiusa e inaccessibile anche ai residenti e ai turisti, a chi ci vive e lavora, trasmette la sensazione di una democrazia che ha paura ed è costretta a blindarsi.
La scelta di creare «zone rosse» ha un tragico precedente che non può e non deve sfuggire. Perché riporta con la mente ai giorni del G8 di Genova del luglio 2001, alla città presidiata dai blindati, controllata metro dopo metro da carabinieri, poliziotti e finanzieri bardati in assetto antisommossa. Riporta ai manganelli, ai fumogeni, agli urticanti, alle molotov. Alla guerriglia urbana. I divieti decisi per garantire l’ordine pubblico sono essenziali. Ma se sono indiscriminati rischiano di ottenere l’effetto opposto.
Fiorenza Sarzanini
corriere della sera 13 dicembre 2010
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