domenica 31 ottobre 2010
Provincia di Roma, bufera sul dirigente condannato per violenza e poi promosso
di Davide Desario
ROMA C’è chi chiede le dimissioni dalla Provincia di Roberto Del Signore, dirigente colpito da una condanna della Cassazione per violenza sessuale aggravata dall’abuso d’ufficio, e nominato a giugno vicedirettore generale. C’è chi pretende che si faccia da parte anche il direttore generale, Antonio Calicchia, che oltre a essere il promotore della discussa promozione ieri, sul Messaggero, si è fatto scappare alcune dichiarazioni discutibili («Non ha violentato nessuno. Ha solo tentato di dare un bacetto sul collo a una signorina»). E c’è chi chiama in causa, quale responsabile principale poiché il provvedimento porta la sua firma, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti.
Il giorno successivo alla diffusione della notizia del dirigente della Provincia “promosso” a vicedirettore generale (dimessosi mercoledì 27) dopo aver avuto una condanna della Cassazione, la bufera su Palazzo Valentini si allarga. «Ci domandiamo quale sia, a questo punto, la credibilità di un’istituzione che a parole si schiera sempre contro la violenza sulle donne, che crea addirittura una struttura, come Solidea, con il compito di tutelarle da ogni forma di violenza, e poi nomina al proprio vertice un uomo con una condanna così grave sulle spalle - dice il primo firmatario dell’interrogazione scritta il vicepresidente del consiglio provinciale, Francesco Petrocchi, insieme al capogruppo Pdl, Andrea Simonelli - Se ci fosse un po’ di dignità e di rispetto per l’istituzione, Zingaretti farebbe bene a rassegnare le dimissioni».
Sulla questione è intervenuta dal Campidoglio anche Lavinia Mennuni, consigliera delegata per le Pari Opportunità: «Abbiamo letto con stupore le dichiarazioni del dg della Provincia, Antonio Calicchia, il quale corre a minimizzare una sentenza passata in giudicato per violenza sessuale - ha detto - È scandaloso e attendiamo che le donne del Pd, sempre pronte a difendere chi è vittima di violenza, chiedano a Zingaretti, solitamente prodigo di dichiarazioni e oggi stranamente silenzioso, di smentire il suo direttore generale che, a questo punto, deve rassegnare le dimissioni».
Calicchia ieri ha inviato al Messaggero una lettera di scuse per le sue parole. Mentre le donne del Pd nel tardo pomeriggio sono intervenute: «Le dichiarazioni rilasciate dal direttore generale della Provincia, Antonio Calicchia, e riportate dal quotidiano Il Messaggero sono davvero gravi, soprattutto in un momento in cui il tema della violenza sulle donne è purtroppo tristemente all’ordine del giorno - hanno detto i consiglieri provinciali del Pd Roberta Agostini e Flavia Leuci - Chiediamo perciò che le smentisca prontamente senza lasciare spazio a nessun’altra interpretazione. Non accettiamo però assolutamente lezioni dal centrodestra che proprio oggi è al centro di un nuovo scandalo a sfondo sessuale che coinvolge il premier». Marco Bertucci, consigliere provinciale Pdl, chiede che «Zingaretti riferisca con urgenza in aula».
Altra replica arriva dal consigliere del Pd Marco Palumbo: «Non possiamo accettare questo tipo di lezioni da un’area politica che nei comportamenti di suoi autorevoli esponenti non rappresenta di sicuro un esempio di rispetto per le donne».
Interviene, infine, anche il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace: «Ma se Berlusconi si deve dimettere per una presunta telefonata in questura, per la sinistra quale deve essere la sorte di Zingaretti, dopo la promozione del dirigente condannato per violenza sessuale, revocata solo dopo essere stata scoperta?»
il messaggero 31 ottobre 2010
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