: 24 ORE AI PROF DI RUOLO...E PRECARI A CASA
I docenti di ruolo potranno fare fino a 24 ore di straordinario la settimana. Meno contratti a tempo determinato per le supplenze breviProfessori jolly e precari a casa da ItaliaOggi, 23.12.2008 In tempi di crisi, rinunciare a un po' di ore di straordinario in più non sarà semplice. E così è facile prevedere che in tanti accetteranno l'offerta del preside: sostituire il collega assente per qualche giorno. Fino a un massimo, per le sostituzioni su spezzoni di 6 ore, di 24 ore di straordinario settimanali. Il regolamento che riorganizza la rete scolastica, approvato la scorsa settimana dal consiglio dei ministri, spinge infatti sull'acceleratore dell'utilizzo massiccio di quanti hanno già un contratto a tempo indeterminato, a discapito di nuovi contratti di supplenza (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di giovedì scorso). Un freno, quello messo al ricorso ai precari, ben visto dall'Economia, che punta in questo modo anche a scoraggiare il fenomeno dei contratti brevi. Nel definire i nuovi criteri per la determinazione delle cattedre, il regolamento precisa innanzitutto che tutti i posti saranno ricondotti a 18 ore settimanali, «anche mediante l'individuazione di moduli organizzativi diversi da quelli previsti dai decreti costitutivi delle cattedre, salvaguardando l'unitarietà d'insegnamento di ciascuna disciplina». La riconduzione a 18 ore ci sarà anche per le classi terze degli istituti professionali, per le quali è già scattato la riduzione del carico orario delle lezioni a 36 ore settimanali. Tutti i docenti che con la riconduzione a 18 ore dovessero trovarsi in soprannumero «sono trasferiti d'ufficio secondo la procedura è prevista dal contratto sulla mobilità». E poi c'è il discorso degli esuberi frutto dei nuovi modelli organizzativi ella scuola elementare e media: i docenti interessati potranno essere utilizzati per sostituire colleghi assenti anche in altre scuole, fino a 3 della provincia, ma anche su ordini di scuole diversi da quelli di appartenenza, purché siano in possesso dell'abilitazione o anche del titolo di studio necessario per insegnarvi. E' il caso di un docente di scuola elementare che, se in esubero, potrà fare supplenze nella scuola dell'infanzia. Per le scuole che dovessero avere corsi serali, i posti orario saranno costituiti in prima battuta utilizzando le ore disponibili nei corsi diurni della stessa scuola. Per ottimizzare le risorse umane e finanziarie, i dirigenti scolastici, prima di procedere alle assunzioni a tempo determinato per le brevi sostituzioni, «attribuiscono spezzoni orario fino a 6 ore ai docenti in servizio nell'istituzione, con il loro consenso, fino a un massimo di 24 ore settimanali. Nella prima parte del regolamento, si definiscono poi i criteri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche. È vero che l'accorpamento delle scuole sottodimensionate è rinviato di un anno, ma intanto il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, e il collega dell'Economia, Giulio Tremonti, hanno concordato su una stretta immediati sui plessi, ovvero sui punti di erogazione del servizio scolastico. Quelli dell'infanzia si costituiscono solo se ci sono almeno 30 bambini, alle elementari di alunni ne servono almeno 50. E nei centro urbani ad alta densità, è richiesta la presenza di non meno di due corsi completi. Sezioni staccata di scuola secondaria di I grado si costituiscono con almeno 45 iscritti. Per le superiori, sezioni staccate, annesse o aggregate ci saranno solo in presenza di non meno di 20 alunni per classe con la previsione del funzionamento di almeno un corso intero. Per i comuni montani, le piccole isole e le aree geografiche abitate da minoranze linguistiche, si possono costituire classi con un numero di alunni inferiore alla norma, purché non siano meno di 10. In questi stessi territori, si potranno costituire pluriclassi alle medie, ovvero si potranno mettere assieme alunni di anni diversi, «qualora il numero degli alunni obbligati alla frequenza dei tre anni di corso non consente la formazione di classi distinte».
Savigliano: "Le famiglie si interrogano sul decreto Gelmini"
L'ultima Consulta della Famiglia ha discusso sul decreto Gelmini alla presenza di numerosi 'addetti ai lavori'. Alla luce di tutte le considerazioni fatte nell'incontro, i genitori presenti hanno espresso il dubbio che alla fine ci possa essere un calo nella qualità dell’insegnamento e in conseguenza il rischio che la scuola primaria italiana, fra le migliori al mondo, perda queste sue caratteristiche di qualità e formazione. Di seguito pubblichiamo una relazione, a cura del presidente della Consulta della Famiglia, di quanto emerso durante la serata. "Egregio direttore. Nell’ultima riunione della Consulta della Famiglia, nella quale all’ordine del giorno era prevista la lettura e interpretazione del decreto 'Gelmini' D.l. 137/2008, sono state invitate le dirigenti delle scuole primarie 1° circolo dott.ssa Longo e 2° circolo dott.ssa Folco per avere un confronto e informazioni da parte degli 'addetti ai lavori'. Durante la serata alcuni genitori hanno potuto portare le esperienze vissute dai propri figli nel corso degli anni scolastici 'elementari', una mamma dice: ”Ogni volta che c’erano i colloqui con le insegnanti ho avuto la certezza che lo conoscessero, lo avessero capito e lo scambio d’idee con loro mi ha aiutato a crescerlo”. Un altro genitore aggiunge: ”ora che la bambina frequenta la prima media mi rendo conto di quanto le abbia dato la scuola primaria in termini di metodo di studio, disinvoltura... mi piange il cuore pensare che i bambini che frequenteranno le scuole 'elementari' dopo di loro forse non saranno così fortunati”. Si è riconosciuto che i programmi di studio sono stati svolti nel rispetto delle esigenze formative e dei tempi di apprendimento dei singoli alunni, grazie all’impegno delle insegnanti che nel tempo hanno acquisito esperienze formative specialistiche nelle materie d’insegnamento di competenza. La discussione si è orientata sull’analisi di alcuni controversi articoli contenuti nel decreto in questione. Si è approfondita la questione del tempo scuola con insegnante prevalente e il possibile incremento del numero degli alunni per classe, fino a un massimo di trentadue. Riguardo al numero di bambini per classe i dubbi espressi, oltre che per la capacità da parte dell’insegnante ad avere una gestione del gruppo sempre attenta e puntuale, si è spostata sulla sicurezza e l’agibilità dei locali scolastici. La domanda che è sorta a tal proposito è stata “ma se sono previsti tagli al personale come si può mantenere il tempo pieno con un insegnante unico senza andare a incidere sull’economia delle famiglie?”. Successivi dubbi hanno riguardato i percorsi curriculari svolti al di fuori dei locali scolastici, quali visite a musei, cascine didattiche, parchi naturalistici ecc. perché il singolo insegnante può accompagnare un massimo di quindici alunni al di fuori dei locali scolastici, e gli altri? Riflessioni e attenzione la merita anche la scuola d’infanzia dove a un’attenta lettura l’orario garantito da parte del personale specializzato copre solo quattro ore al giorno in fascia antimeridiana. Alla luce di tutte le considerazioni fatte, i genitori presenti hanno espresso il dubbio che alla fine ci possa essere un calo nella qualità dell’insegnamento e in conseguenza il rischio che la scuola primaria italiana, fra le migliori al mondo, perda queste sue caratteristiche di qualità e formazione. In conclusione di serata le famiglie hanno sollecitato le dirigenti scolastiche a organizzare momenti d’informazione in vista delle pre-iscrizioni di fine gennaio alle classi prime".
Emilio Bosio Presidente della Consulta della Famiglia
24 dicembre 2008
mercoledì 24 dicembre 2008
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