"150mila euro di debito, casa ipotecata e ora le mani sul mio stipendio: ecco come Equitalia mi ha rovinato la vita"
di Antonella Loi
"La mia vita oggi è un
concentrato di paura e ansia". La paura è quella che ti porti dietro
tutti i giorni e che prende la forma asettica e spietata di una cartella
esattoriale di Equitalia. L'ansia ne è conseguenza. "Quando trascorri
anni senza dormire, subisci un principio di infarto e ti devi imbottire
di ansiolitici, cominci a pensare al peggio: l'incubo di vedermi
recapitata l'ennesima raccomandata dagli strozzini di Stato mi sta
uccidendo". La storia di Antonio, 51 anni, ex piccolo imprenditore del
ricco Nordovest italiano - "la laboriosa provincia leghista" - è una
delle tante. Sono centianaia di migliaia, infatti, le piccole imprese e
le attività autonome che in tutta Italia rischiano il fallimento a seguito della mannaia dello spietato agente di riscossione di
proprietà dell'Agenzia delle Entrate e dell'Inps. "Oggi sono un
lavoratore dipendente", racconta Antonio che per pudore (quello che
forse si richiama ad un certo senso di dignità) ci chiede di non
rivelare il suo vero nome e la sua città di provenienza. "Grazie alla
mia caparbietà sono riuscito a reagire, lavorando anche 12 ore al giorno
in aeroporto, e ad andare avanti nonostante tutto". Ma le difficoltà
restano e crescono a ritmi esponenziali: "Mi hanno ipotecato la casa,
messo le ganasce fiscali alla macchina e adesso minacciano di togliermi
una parte dello stipendio. Sa a quanto ammonta oggi il mio debito con
Equitalia?"