venerdì 27 febbraio 2009

Nucleare, scontro Scajola-Marrazzo


Sì di Galan, ma non si ferma coro di no



ROMA (26 febbraio) - La decisione del governo di tornare al nucleare continua a far discutere e non si ferma il coro di no di govenatori e sindaci delle zone candidate a ospitare i nuovi impianti. Anche se si segnalano eccezioni, come quella del governatore del Veneto, Giancarlo Galan. «La mia è una posizione come sempre laica. Io sono qui, non ho nessun pregiudizio contrario. Se mi si dimostra che c'è un sito adatto, non vedo perché dovremmo essere contrari», ha detto oggi in un'intervista a Blu Radio il governatore vento dopo i no di Piemonte, Toscana, Puglia e Lazio.

Lo scontro Scajola-Marrazzo. E' scontro intanto tra il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, e il governatore del Lazio, Piero Marrazzo. «La maggioranza degli italiani vent'anni fa ha detto di "no" al nucleare. Questo è costato agli italiani e fa pagare il 30% in più l'energia alle famiglie e alle imprese italiane. Qualcuno ha capito che è stato uno sbaglio, qualcuno no», ha sottolineato Scajola a chi gli chiedeva un commento sul no all'atomo di alcune regioni, tra cui il Lazio. «Al ministro Scajola rispondo che non si tratta di discutere sui "no" di ieri, ma di guardare cosa succede oggi nel mondo, magari cercando di capire in che direzione va», ha replicato Marrazzo. «La cultura 'Nimby' (non nel mio giardino, ndr) non ci appartiene, ma noi come negli Usa di Obama, nella Spagna di Zapatero o nella Germania della Merkel, abbiamo deciso di puntare sulle fonti rinnovabili - continua Marrazzo -. Si esce dalla crisi puntando su innovazione e sviluppo, non su costosi progetti del passato come il nucleare di vecchia generazione, improvvisamente abbracciato dal governo».

Consultare i cittadini. Sono in molti a chiedere referendum e la consultazione dei cittadini, come il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo. Il governatore siciliano, in un'intervista a Radio Uno, ha ribadito la sua posizione, spiegando che «il nucleare può essere accettato se si avrà certezza della sicurezza, a cominciare dalla gestione delle scorie; convenienza economica e, infine, il pronunciamento positivo dei cittadini con un referendum».

«La scelta di Montalto di Castro come sede di una delle quattro centrali nucleari che dovrebbero essere costruite in Italia, in base all' accordo sottoscritto dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi in Francia, non può essere calate dall'alto, senza consultare le popolazioni locali. Altrimenti si rischia di ritrovarsi come 22 anni fa, quando il referendum popolare bloccò l'impianto da 2mila megawatt quasi ultimato», ha detto oggi il sindaco di Montalto di Castro Salvatore Carai.

«Sulla scelta dei siti che ospiteranno le future centrali ci sia un percorso condiviso, evitando qualunque imposizione dall'alto», chiede anche Fabio Callori, presidente della Consulta Anci dei comuni sedi di servitù nucleari e sindaco di Caorso (uno dei quattro siti nucleari itaiani negli anni '70).

Le perplessità di Errani. «Stiamo facendo la dismissione della centrale di Caorso, dopo lunghissimi anni e questo, per me, rimane l'unico punto fermo», ha sottolineato il presidente dell'Emilia Romagna Vasco Errani.

Il no di Cappellacci. «Dovrebbero passare sul mio corpo prima di fare una cosa simile». È la risposta del neo governatore della Sardegna del Pdl, Ugo Cappellacci, nella sua pagina su Facebook, alla domanda sull'ipotesi che sia nell'isola, e precisamente nella piana di Oristano-Arborea, uno dei siti che potrebbe ospitare una delle centrali.

«È un'idea balzana pensare di poter creare una centrale nucleare nel territorio di Palma di Montechiaro, classificato a rischio sismico», ha detto il sindaco, Rosario Gallo, commentando la possibilità che il comune dell'agrigentino ospiti una delle quattro centrali nucleari che il governo intende costruire entro il 2020.

IL MESSAGGERO 27 FEBBRAIO 2009

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